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Uranio

La Francia non può fare a meno della Russia per l’uranio

La Francia non si rifornisce di uranio dalla Russia, ma non è indipendente da Mosca per il riciclo del combustibile nucleare. Ecco perché.

A differenza degli stati post-sovietici dell’Europa orientale, la Francia non è più dipendente dalla Russia per il funzionamento delle sue centrali nucleari, scrive Le Monde: questi impianti generano oltre il 65 per cento dell’elettricità consumata nel paese.

DA DOVE ARRIVA L’URANIO UTILIZZATO IN FRANCIA

L’uranio grezzo – la materia prima per l’alimentazione dei reattori  – gli arriva dal Niger, dal Kazakistan, dall’Uzbekistan e dall’Australia, e viene poi lavorato negli impianti della compagnia energetica Orano a Malvési e a Tricastin. Il combustibile nucleare, infine, è prodotto negli stabilimenti di Framatome o della statunitense Westinghouse.

L’IMPIANTO DI SEVERSK

In realtà, nemmeno la Francia è completamente indipendente dalla Russia e dalla sua industria nucleare, il comparto energetico più difficile da sanzionare per l’Unione europea, proprio a causa della mancanza di alternative. Esiste infatti un solo impianto in grado di riciclare l’uranio utilizzato nei cinquantasei reattori francesi: è quello di Seversk, in Siberia, di proprietà della società nucleare statale russa Rosatom.

PROBLEMI DI GESTIONE

Se Parigi dovesse decidere di tagliare questo legame con Mosca ci sarebbero conseguenze notevoli per la filiera nucleare francese, perché l’uranio esausto diventerebbe una nuova scoria da gestire e non una materia riutilizzabile.

PERCHÉ L’EUROPA NON SANZIONA L’URANIO RUSSO?

L’Unione europea si sta concentrando molto sul distacco di idrocarburi russi, per privare il Cremlino di una fonte di entrate fondamentale per il finanziamento della guerra all’Ucraina. L’uranio di Rosatom non gode delle stesse attenzioni, perché la società è l’unica a produrre la tipologia adatta all’alimentazione dei quattordici reattori tipo VVER-440 presenti sul territorio europeo (in Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e Finlandia).

LE IMPORTAZIONI EUROPEE

Stando a un rapporto dell’agenzia di approvvigionamento di EURATOM, la Comunità europea dell’energia atomica, il 20,2 per cento delle importazioni europee di uranio proviene dalla Russia, e il 24 per cento delle forniture passa comunque per Rosatom (ad esempio l’uranio prodotto in Kazakistan).

IL MERCATO DELL’URANIO

Quello dell’uranio è un mercato relativamente piccolo, valutato intorno agli 8 miliardi di dollari; il combustibile è però cruciale per l’alimentazione delle centrali nucleari che generano complessivamente circa un decimo dell’elettricità globale.

Si stima che la Russia controlli da sola il 16 per cento dell’offerta internazionale di uranio, tenendo conto anche delle sue quote di partecipazione nelle miniere in Kazakistan, che ne è il più grande produttore al mondo.

Più nello specifico, nel 2021 il primo produttore è stato il Kazakistan, con una quota del 45 per cento dell’offerta mondiale, seguito dalla Namibia (12 per cento) e dal Canada (10 per cento).

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