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L’Ue sanziona (a metà) il gas della Russia dopo il freno dell’Ungheria

Nel quattordicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia, l'Unione europea impone per la prima volta delle restrizioni al gas: non si tratta di un embargo, però, ma di un divieto di ri-esportazione del Gnl russo. Il ruolo dell'Ungheria. Tutti i dettagli

I paesi dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo sul quattordicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia, che prevede anche delle restrizioni – le prime finora – al commercio di gas: di gas liquefatto, o GNL, nello specifico. Non si tratta però di un vero e proprio blocco alle importazioni, simile all’embargo imposto nel 2022 sul petrolio trasportato via mare, bensì di un divieto di ri-esportazione del GNL russo nelle acque europee.

L’IMPATTO DELLE RESTRIZIONI AL GNL RUSSO

Secondo alcuni analisti, l’impatto di questa decisione sarà probabilmente limitato, considerato che il trasbordo nei porti europei di GNL russo diretto in Asia rappresenta solo il 10 per cento circa del totale delle esportazioni di combustibile liquefatto della Russia.

Altri invece pensano che le sanzioni renderanno più complicato il commercio di GNL russo verso l’Asia. I carichi che non potranno più passare per i porti europei dovranno probabilmente viaggiare per l’Artico: serviranno delle navi metaniere rompighiaccio, ma Mosca non ne possiede a sufficienza.

Oltre alle restrizioni sul commercio, l’Unione europea ha deciso di sanzionare tre progetti russi sul GNL nell’Artico e sul Baltico e di inserire una clausola per consentire alla Svezia e alla Finlandia di cancellare i contratti con la Russia sul combustibile.

COSA HA DETTO VON DER LEYEN SULLE NUOVE SANZIONI ALLA RUSSIA

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha parlato di un pacchetto “vigoroso” che “priverà la Russia di ulteriori introiti energetici”, ne contrasterà la “flotta ombra” di navi che trasportano idrocarburi e la rete di banche all’estero che gestiscono i trasferimenti di denaro. Inoltre, sempre secondo von der Leyen il nuovo pacchetto di sanzioni “negherà ulteriormente alla Russia l’accesso a tecnologie chiave” per il GNL: già da tempo le aziende russe stanno avendo difficoltà ad accedere alle metaniere rompighiaccio, specializzate nella navigazione tra le acque artiche.

SANZIONI ANNACQUATE?

Il dibattito sul quattordicesimo pacchetto di sanzioni è durato oltre un mese, principalmente a causa delle resistenze dell’Ungheria, e ha portato, su pressione della Germania – come riporta Reuters -, all’annacquamento di una proposta della Commissione volta alla prevenzione dell’aggiramento delle restrizioni. La misura eliminata dal pacchetto, infatti, avrebbe obbligato le sussidiarie delle aziende europee in paesi terzi a vietare la ri-esportazione in Russia dei loro prodotti, in modo da impedire al Cremlino di accedere alle cosiddette “tecnologie duali”, cioè impiegabili anche in ambito militare, come i microchip contenuti in alcuni elettrodomestici.

Alla fine, l’Ungheria – contraria all’aumento delle restrizioni sull’energia russa – ha appoggiato il divieto di ri-esportazione del GNL dopo aver ricevuto rassicurazioni che il progetto di espansione della centrale nucleare di Paks non verrà sanzionato: la Russia è infatti coinvolta nella costruzione del secondo reattore.

QUANTO VALE IL GNL RUSSO PER L’UNIONE EUROPEA

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina l’Unione europea ha ridotto notevolmente la sua dipendenza dalla Russia per il gas naturale. Nel 2023 il GNL russo ha rappresentato solo il 5 per cento del consumo europeo di gas – i principali paesi acquirenti sono stati la Spagna, la Francia e il Belgio -, ma questo commercio ha comunque garantito al Cremlino entrate per 8 miliardi di euro.

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