Per danneggiare ulteriormente le entrate economiche della Russia, che dipendono in buona parte dall’industria oil & gas, gli Stati Uniti stanno pensando di introdurre nuove sanzioni sul settore. Come riportato dal giornale norvegese High North News, specializzato in affari artici, Washington ha intenzione di inasprire il suo regime sanzionatorio nei confronti della Russia in modo da includervi anche i progetti futuri di Novatek, la più grande azienda produttrice di gas liquefatto del paese. Queste restrizioni si sono già rivelate efficaci nell’ostacolare il progetto Artic LNG 2 di Novatek, rendendo più difficile l’accesso alle navi rompighiaccio specializzate nel trasporto di combustibile.
L’OBIETTIVO DEGLI STATI UNITI
Intervenuto al Commodities Global Summit del Financial Times, svoltosi in Svizzera la settimana scorsa, Geoffrey Pyatt (è l’assistente del segretario di stato americano per l’energia) ha detto che gli Stati Uniti stanno “cercando di ridurre le rendite russe dal petrolio e dal gas il più velocemente possibile, senza destabilizzare il nostro mercato energetico globale”.
Gli Stati Uniti sono i maggiori esportatori di gas liquefatto al mondo, ma a gennaio il presidente Joe Biden ha sospeso i nuovi permessi di esportazione di questo combustibile fino a che non sarà valutato il loro impatto sul clima, sull’economia e sulla sicurezza nazionale: una decisione apparentemente in contrasto sia con i piani di contenimento della Russia, sia con la volontà di stabilizzare i mercati energetici globali.
LA CRISI DEL PROGETTO ARCTIC LNG 2
Le sanzioni statunitensi, come accennato, stanno effettivamente ostacolando i piani russi. Novatek ha dovuto sospendere le attività di Arctic LNG 2. Il progetto si trova nell’Artico siberiano russo e avrebbe dovuto avviare le consegne commerciali di gas liquefatto nel primo trimestre del 2024. Ma le tempistiche sono state stravolte dalle sanzioni, che hanno peraltro spinto gli azionisti stranieri (tra cui la società francese TotalEnergies e il consorzio giapponese Japan Arctic LNG) a congelare le loro partecipazioni.
Il problema principale è che Novatek non possiede navi metaniere attrezzate a rompighiaccio e quindi in grado di navigare per le acque artiche: sei delle imbarcazioni destinate al progetto sono ferme in Corea del sud, nel cantiere di Hanwha Ocean, perché l’azienda costruttrice non vuole violare le sanzioni americane.
Le nuove sanzioni pare che prenderanno di mira il prossimo progetto di Novatek, chiamato Murmansk LNG.
LA MOSSA DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO IL GAS LIQUEFATTO RUSSO
Ma non ci sono solo gli Stati Uniti. Anche l’Unione europea si sta muovendo per contrastare l’industria fossile della Russia: la settimana scorsa, infatti, il Parlamento ha votato a favore di un divieto comunitario all’importazione di gas liquefatto russo. Negli ultimi due anni l’Unione ha ridotto parecchio la dipendenza energetica dalla Russia – fortissima prima che iniziasse l’invasione dell’Ucraina -, ma non ha messo sanzioni sul gas e anzi continua ad acquistare combustibile via nave, benché in quantità complessivamente non paragonabili a quelle del 2021.
Nel 2021 l’Unione europea ha importato dalla Russia circa 140 miliardi di metri cubi di gas via tubo più 15 miliardi di metri cubi di gas liquefatto. L’anno scorso gli acquisti di gas via tubo sono stati minimi, ma quelli di gas liquefatto sono aumentati, a 22 miliardi di metri cubi. Il gas liquefatto russo arriva in territorio europeo principalmente attraverso la Spagna, il Belgio e la Francia.
High North News scrive che le esportazioni di gas liquefatto dal progetto Yamal LNG (non sanzionato) al mercato europeo garantiscono alla Russia entrate per circa 12 miliardi di dollari all’anno.