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Un manifesto per un post Covid-19 sostenibile

Cosa chiedono 110 imprese al governo Conte nel manifesto per una ripartenza sostenibile post Covid-19 sostenibile

Non torniamo alla normalità “come prima”, dice il manifesto per un nuovo green deal. Il governo dia segnali di innovazione tecnologica ed energetica.

In “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”, questo il nome del manifesto, c’è il valore di vivere in un’Italia diversa dopo la pandemia. Un testo proposto da industriali e associazioni del territorio. In calce già 110 firme di imprese, ma cresceranno perché c’è impegno largo. Così che Conte e i parlamentari italiani eletti a Strasburgo, prima dell’estate qualcosa dovranno pur dire.

Il manifesto mette davanti alla praticabilità di autentiche politiche green, una coalizione autodichiarata ambientalista pro bono pacis di tutti noi. Il Ministro dell’Ambiente Cinquestelle Sergio Costa, in due governi, ha accumulato una serie di provvedimenti dai quali devono ancora scaturire rivoluzioni.

Non ha compiti facili il Ministro (come chi lo ha preceduto, del resto) in un Paese martoriato da discariche, aria infestata, rapine territoriali, sconci di ogni tipo. Ma ora l’economia italiana post Covid-19 si può rilanciare in chiave sostenibile e il Ministero di Costa può fare ancora molto.

Una cosa ormai è evidente: il modello di crescita e di vita che abbiamo costruito nell’ultimo secolo non sarà più lo stesso. “Ha consentito di raggiungere grandi risultati su diversi fronti a livello globale, ma negli ultimi anni ha portato a un aumento delle diseguaglianze e ci ha messi di fronte a cambiamenti climatici dal forte impatto sociale ed economico”, ha detto Dario Di Santo, della Federazione delle Imprese ambientali.

Lo scenario è l’Europa, ma inizi l’Italia a dare prova di buona volontà. Dovendo aggiornare il Piano Clima, il governo riapra rapidamente una consultazione orizzontale con i soggetti industriali che stanno mettendo soldi propri nei programmi di abbassamento degli inquinanti. Ci vogliono aiuti “verdi” che alleggeriscano il peso per le aziende. Avranno il consenso del variegato mondo ambientalista non ideologico. Nella ripartenza non occorrono grandi proclami di ripresa dopo il coronavirus.

C’è piuttosto bisogno di un numero limitato di settori su cui investire soldi pubblici. Ai primi posti c’è sicuramente l’ambiente con un indotto che conta quasi mezzo milione di addetti e un valore sociale incalcolabile. Costa lo sa e porti Patuanelli e De Micheli – Ministri dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture – prima degli altri, oltre che Conte, su un piano conciso di cose da fare entro il 2021.

Il manifesto proposto è una buona base di discussione, in poche settimane il governo gli dia pragmaticità. Un valore di cui va dato atto ai promotori, allorché propongono misure energetiche che rendano anche il settore sanitario più resiliente di fronte ad eventuali nuove pandemie o emergenze.

L’attualità della crisi sanitaria -hanno scritto- deve connettersi a tutti gli strumenti finanziari disponibili. Si sbaglierebbe se il Recovery Plan europeo non fosse collegato operativamente all’ambizioso progetto di nuovo Green Deal europeo per un’economia, decarbonizzata e circolare. L’Italia ha l’opportunità di puntare sulla creatività e sulla qualità del suo sistema produttivo. Sebbene stremato da due mesi di chiusura e da decisioni politiche contraddittorie e confuse, la rete di imprese medie e piccole è sana e disponibile per nuove intraprese ecosostenibili. Si può imboccare finalmente la strada della bioeconomia, ma senza decrescita come sosteneva qualche economista teorico tempo fa. A costo di deludere qualche esponente Cinquestelle.

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