Skip to content

gas

Cosa cambierà per l’Italia dopo lo stop del gas russo

Dall'1 gennaio il gas russo ha smesso di arrivare in Europa attraverso l'Ucraina. Ma l'Italia non è a rischio, nonostante l'aumento dei prezzi. Numeri e commenti

Per effetto del mancato rinnovo dell’accordo di transito, scaduto il 31 dicembre, dall’1 gennaio il gas naturale russo ha smesso di arrivare in Europa attraverso l’Ucraina.

IL COMUNICATO DI GAZPROM

In un comunicato pubblicato su Telegram, Gazprom – la società statale russa che ha il monopolio sulle esportazioni gasifere via tubo in Europa – ha dichiarato di essere stata “privata dell’opportunità tecnica e legale di fornire gas per il transito attraverso il territorio dell’Ucraina a partire dal 1 gennaio 2025” a causa del “ripetuto ed esplicito rifiuto da parte ucraina” di estendere l’accordo di transito per altri cinque anni.

PROBLEMI PER LA SLOVACCHIA?

L’accordo in questione riguarda la rotta Urengoy-Pomary-Uzhgorod, entrata in funzione decenni fa e rimasta attiva anche dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Il governo ucraino ha deciso di non rinnovare il patto per danneggiare le entrate economiche della Russia, molto legata alle vendite di idrocarburi. Prima della guerra il paese era il primo fornitore di gas dell’Unione europea, ma negli ultimi tre anni circa ha visto crollare la sua quota di mercato dal 40 al 15 per cento.

– Leggi anche: Le importazioni europee di Gnl russo sono da record

Nel 2024 il gas passante per l’Ucraina valeva il 5 per cento del fabbisogno europeo: anche se i prezzi regionali del combustibile sono in aumento, intorno ai 50 euro al megawattora, la sicurezza energetica dell’Unione non è a rischio. Alcuni paesi, tuttavia, faranno più difficoltà a sostituire queste forniture per ragioni geografiche e infrastrutturali (o anche di convenienza politica): soprattutto la Slovacchia, che non ha sbocchi sul mare.

L’Austria e la Repubblica ceca, invece, pur molto legate alla rotta ucraina, non si riforniscono più direttamente da Gazprom.

COSA RISCHIA L’ITALIA DALLO STOP DEL GAS RUSSO ATTRAVERSO L’UCRAINA?

Prima della guerra l’Italia era uno dei paesi europei maggiormente dipendenti dalla Russia per il gas, ma è riuscita a riorganizzare la sua lista di fornitori e non dovrebbe quindi subire gravi ripercussioni dal mancato rinnovo dell’accordo tra Kiev e Mosca.

L’Italia oggi riceve molto gas dall’Algeria e dall’Azerbaigian e dai terminali di rigassificazione del Gnl: quello di Ravenna entrerà in funzione ad aprile. Gli stoccaggi, inoltre, sono pieni all’80 per cento e al momento non si prevede un inverno particolarmente rigido.

A dicembre dal punto di ingresso di Tarvisio, dove passa anche il combustibile russo, sono entrati 526 milioni di metri cubi di gas: solo una piccola porzione di questi volumi, però, è giunta dalla Russia, mentre la maggior parte proveniva dall’Austria e dalla Germania. Secondo le stime riportate dal Sole 24 Ore, nel 2024 la domanda italiana di gas è ammontata a 61 miliardi di metri cubi circa.

QUANTO VALE IL GAS RUSSO PER L’ITALIA

Nel 2023 la Russia è stata l’origine del 5 per cento circa del gas importato in Italia; nel 2020 e nel 2021 la quota era molto più alta, intorno al 35 per cento.

Nei primi undici mesi del 2024, invece, la Russia è valsa circa il 9 per cento delle importazioni. Nello stesso periodo di tempo, la quota del Gnl è stata del 25 per cento.

LE PAROLE DI BESSEGHINI (ARERA)

Stefano Besseghini, il presidente dell’Arera, ha commentato la sospensione dei flussi russo-ucraini spiegando al Sole 24 Ore che “il sistema si era già preparato a questa ulteriore interruzione che era annunciata da tempo. Certo, è probabile che questo nuovo stop provochi qualche pressione nella risalita dei prezzi, ma sarà soprattutto quella parte dell’Europa dell’est ancora dipendente dal gas russo, a cominciare dalla Slovacchia, a scontare i maggiori rialzi. Per cui come Italia esporteremo più gas verso quelle aree come abbiamo fatto con l’Austria negli ultimi mesi, ma non ci saranno impatti diretti sulle nostre forniture”.

“Che ci sarebbe stata questa ulteriore chiusura da parte della Russia era noto ai mercati fin da agosto”, ha aggiunto.

Al Corriere della Sera, invece, Besseghini ha detto che “il Gnl rimane il principale elemento di flessibilità in un mercato relativamente stretto ma in competizione con le altre economie che stanno cominciando a dare segni di ripresa. La messa in esercizio di Ravenna e la continuità di Piombino sono elementi chiave”.

– Leggi anche: Perché le bollette si gonfieranno nel 2025

Torna su