skip to Main Content

Saipem

Saipem, ecco le mosse di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Eni e Cdp

Come si muoveranno Intesa Sanpaolo, Unicredit, Eni e Cdp su Saipem. Fatti, numeri, rumors e approfondimenti

Che cosa succede a Saipem tra profit warning, mosse dei grandi azionisti Eni e Cdp (che si sobbarcheranno un aumento di capitale fino a 1,5 miliardi) e ruolo delle banche finanziatrici come Intesa Sanpaolo e Unicredit.

DOSSIER BOND PER SAIPEM

La società di tecnologie per l’energia Saipem, che a fine gennaio ha emesso un nuovo (il terzo) profit warning che ha mobilitato i principali azionisti, ha un bond da 500 milioni di euro in scadenza il prossimo 5 aprile.

DIALOGO CON INTESA SANPAOLO E UNICREDIT

La banca d’investimento Rothschild, alla quale Saipem si è rivolta per gestire la crisi, e il nuovo supervisore finanziario Paolo Calcagnini (voluto da Cassa depositi e prestiti), stanno negoziando un accordo di prestito con alcuni gruppi bancari, capeggiati da Intesa Sanpaolo e UniCredit, per il pagamento dell’obbligazione di aprile. In totale – scrive Il Messaggero – il bond vale 1 miliardo di euro, “su un monte complessivo di 3 miliardi”.

LA SITUAZIONE DI SAIPEM

Per il 5 aprile, però, difficilmente Saipem avrà ricevuto l’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro che dovrebbe venire approvato alla riunione del 23 febbraio, quando verranno pubblicati i dati sul 2021. Secondo le stime della società diffuse il 31 gennaio scorso, il suo bilancio civilistico del 2021 è previsto chiudersi con perdite superiori al terzo del capitale sociale. Inoltre, rispetto alle cifre diffuse al pubblico il 28 ottobre, quando era stato presentato un ambizioso piano di investimenti, i ricavi e l’EBITDA sono inferiori di 1 miliardo di euro.

LA RICHIESTA DELLE BANCHE

Stando al Messaggero, le banche avrebbero posto a Saipem una condizione precisa in cambio del prestito-ponte (bridge) necessario al ripagamento dell’obbligazione da 500 milioni. Vale a dire l’impegno di Eni e CDP Industria – i due maggiori azionisti, con quote rispettivamente del 30,5 e del 12,5 per cento – a coprire la futura ricapitalizzazione della società con almeno 1 miliardo di euro.

LA RIGIDITÀ DI UNICREDIT

Pare che, rispetto a Intesa Sanpaolo, UniCredit si stia mostrando molto più rigida sull’intera vicenda Saipem.

COSA HANNO FATTO ENI E CDP IN SAIPEM

La settimana scorsa Eni e Cassa depositi e prestiti hanno hanno nominato due manager che affiancheranno l’amministratore delegato Francesco Caio nel piano di ristrutturazione di Saipem (c’è stato di fatto una sorta di commissariamento del numero uno del gruppo). Si tratta di Alessandro Puliti e di Paolo Calcagnini: il primo, già direttore generale della divisione Risorse naturali di Eni, è a capo della nuova direzione generale di Saipem; il secondo, già vicedirettore generale di Cassa depositi e prestiti, guida invece l’unità di controllo finanziario.

GLI AUDIT E I CONSIGLIERI INDIPENDENTI

Come scritto da Startmag sulla base delle indiscrezioni raccolte, il consiglio di amministrazione di Saipem ha disposto due audit per la valutazione della correttezza dei dati aziendali a Caio e al direttore finanziario Antonio Paccioretti. Le verifiche riguarderanno da una parte l’ambizioso piano strategico di Saipem presentato il 28 ottobre, dall’altra parte i dati della società per il 2021.

Gli investitori istituzionali nel consiglio di amministrazione di Saipem hanno nominato dei consiglieri indipendenti: Roberto Diacetti, Patrizia Michela Giangualano e Paul Schapira.

L’ALLARME EOLICO…

Saipem ha giustificato il profit warning con l’aumento dei costi per le materie prime e la logistica, che avrebbero ridotto i margini di profitto di alcuni progetti sia a terra che in mare: la società parlava di eolico offshore, e il progetto in questo senso più critico è quello Neart na Gaoithe in Scozia, al cui sviluppo partecipa la francese EDF.

MF-Milano Finanza scrive che “i problemi di Edf, dovuti soprattutto al Covid, avrebbero rallentato la catena delle forniture, e provocato un ritardo incolmabile nell’invio delle fondamenta d’appoggio delle turbine, 54, destinate al progetto da 2,4 miliardi di euro. La perdita accusata da Saipem potrebbe essere superiore al valore della commessa per 550 milioni di euro”.

…E SUL GNL

Più che sull’eolico offshore, il vero focus di Saipem è sul gas, e in particolare su quello liquefatto (GNL) di cui c’è limitata disponibilità a livello globale. Il gas vale oltre l’80 per cento del portafoglio della società, attraverso progetti di GNL e impianti di trattamento.

La società è dunque stata particolarmente penalizzata dallo stop del progetto LNG Mozambique, in Mozambico, portato avanti assieme alla francese TotalEnergies: la speranza è la riattivazione nel 2022. I lavori, infatti, sono stati sospesi l’anno scorso per le minacce alla sicurezza rappresentate da un gruppo islamista, legato allo Stato islamico, che opera nel nord del Mozambico: dopo un attacco alla città di La Palma, TotalEnergies ha ordinato il ritiro dall’area di tutto il persone e dichiarato la forza maggiore sul progetto.

LNG Mozambique ha un valore di 20 miliardi di dollari e, secondo le previsioni iniziali di TotalEnergies, dovrebbe entrare in funzione nel 2024.

Back To Top