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Saipem

Cosa si muove tra Saipem, Eni, Cdp e Technip

Dal consiglio di amministrazione di Saipem (con i subbugli su Caio) allo sblocco di un progetto atteso da Technip. Il ruolo di Cdp e gli scenari

 

La sera del 2 febbraio – scrive oggi Il Messaggero – si è svolto un consiglio d’amministrazione straordinario di Saipem, la società di tecnologie per l’energia che ha recentemente annunciato che il suo bilancio civilistico del 2021 si chiuderà con perdite superiori al terzo del capitale sociale. Annuncio in totale controtendenza rispetto all’outlook diffuso circa tre mesi prima, con un piano strategico composto da investimenti per 1,5 miliardi di euro.

PRESENTI ENI, CDP E SCANNAPIECO

Al consiglio di amministrazione erano presenti i due maggiori azionisti di Saipem, ovvero Eni (che possiede una quota del 30,5 per cento) e CDP Industria (il 12,5 per cento). Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, ha tenuto una relazione per fare il punto sulle ultime performance in borsa della società: in tre sedute il titolo è calato del 31,9 per cento (ieri a 1,3 euro), “bruciando in tutto 624 milioni di capitalizzazione borsistica”, scrive Il Messaggero.

DECISIONI RINVIATE

Come ricostruito dal quotidiano, pare che Scannapieco abbia rimandato le decisioni sulla manovra finanziaria per Saipem – si parla di ricapitalizzazione – a un successivo consiglio di amministrazione, quando saranno disponibili i dati precisi sulle perdite.

CAIO “COMMISSARIATO”?

Sembra che Eni e CDP vogliano affiancare all’amministratore delegato di Saipem, Francesco Caio (entrato in carica l’anno scorso: qui i giudizi degli analisti), due propri nomi. Il Messaggero parla di un ‘commissariamento’ di Caio, perché CDP nominerebbe un nuovo direttore finanziario al posto di Antonio Paccioretti, mentre Eni un Chief Business Officer, andando dunque a ridimensionare le deleghe di Caio.

LE INDISCREZIONI RACCOLTE DA STARTMAG

Anche Startmag ha raccolto, nei giorni scorsi, varie voci che parlano addirittura di un’uscita di Caio da Saipem, che potrebbe passare a guidare le controllate statali Invitalia (benché il favorito sia Bernardo Mattarella) o Sace (dove si è da poco dimesso l’ex-presidente Rodolfo Errore, andato nel gruppo Ludoil).

Secondo un analista del settore sentito da Startmag, “la linea di Caio è semplice: incolpa la precedente gestione. Eppure sotto Cao la società si era ripresa, durante un lungo periodo di prezzo basso del petrolio. Adesso, con la ripresa che oramai tira da due anni, dovrebbe essere più semplice”. Cao è Stefano Cao, predecessore di Caio: è stato amministratore delegato di Saipem dal 2015 al 2021.

COSA SUCCEDERÀ A SAIPEM

Il Messaggero scrive che Saipem si è rivolta alla banca d’investimento Rothschild per affrontare il nuovo allarme sugli utili. Si parla di risorse di equity fino a 1,5 miliardi di euro e di interventi sul debito (se ne parlerà al consiglio d’amministrazione del 23 febbraio).

Oltre agli aggiustamenti a livello manageriale che Eni e CDP Industria potrebbero effettuare, pare che anche le banche siano in attesa di conoscere i dati definitivi. Sembra che la ristrutturazione di Saipem riguarderà dei term loan e non un finanziamento da 1 miliardo a quindici banche.

COSA C’ENTRA TECHNIP

Il Messaggero scrive che, dietro pressioni del ministero delle Finanze (come registrato da Startmag a dicembre), Scannapieco ha deliberato “la partecipazione a un finanziamento in pool” da circa 2 miliardi a Technip Energies Italy, divisione italiana (ha sede a Roma) di Technip Energies, gruppo francese e con sedi nel Regno Unito e negli Stati Uniti che, come Saipem, opera nel settore dell’ingegneria petrolifera e gasiera.

Cassa depositi e prestiti ha tardato nella delibera perché, come ricostruito da Startmag, Scannapieco (già vicepresidente della Banca europea per gli investimenti) è stato uno dei precursori degli standard ESG per la finanza, ovvero quei criteri che “misurano” la sostenibilità ambientale, sociale e di governance di un investimento.

Il finanziamento di cui parla anche Il Messaggero riguarda un complesso di raffinazione di idrocarburi (dunque poco compatibile con la linea “verde” della CDP di Scannapieco) in Egitto, ad Asyut. Alla cerimonia di firma dell’accordo tra Technip Italy e le autorità egiziane, a luglio 2020, erano presenti anche l’ambasciatore italiano e i rappresentanti di CDP e di SACE (gruppo Cassa depositi e prestiti), che aveva garantito il progetto.

CDP avrebbe dovuto coprire la metà del prestito per il progetto, ma ha ridotto l’impegno al 30 per cento: a coprire il resto della quota è subentrata UniCredit.

I NUMERI DI TECHNIP ENERGIES ITALY

Technip Energies Italy ha sede a Roma, a viale Castello della Magliana. È attiva dal 1995, conta 1352 addetti (al 30 settembre scorso) e possiede un capitale sociale di 68.000.000,00 euro. È controllata interamente dalla francese Technip Energies. Presidente del consiglio d’amministrazione è Marco Villa.

A fine 2020 l’azienda aveva un attivo di 643.754.013 euro e debiti per 519.027.019 euro. Il valore della produzione ammontava a 728.234.343 euro, mentre il totale dei costi a 658.415.092.

COSA FANNO TECHNIP E SAIPEM

Technip, il ministero dell’Economia e SACE – oltre che in questo caso anche Saipem, in maniera diretta – sono tutti coinvolti in un altro grande progetto sulle energie fossili: il progetto Arctic LNG 2 in Russia sul gas liquefatto. Alla firma dei contratti, nel dicembre 2018 a Palazzo Chigi, era presente anche Luigi Di Maio, allora vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro.

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