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Saipem Rinnovabili

Le rinnovabili affondano davvero Saipem?

Che cosa cela il terzo profit warning di Saipem. Fatti, numeri e analisi

Che cosa succede a Saipem?

Lo scorso 28 ottobre Saipem aveva approvato un nuovo piano strategico quadriennale, dal 2022 al 2025, intitolato Verso una nuova Saipem e contenente investimenti per 1,5 miliardi di euro circa. L’amministratore delegato Francesco Caio, in carica dal 2021, ne aveva descritto gli indirizzi generali parlando di “sviluppo nel settore delle energie tradizionali, nella transizione energetica e nelle infrastrutture sostenibili”. L’obiettivo, disse, era fare dell’azienda un “abilitatore tecnologico di strategie low-carbon“, ovvero a basse emissioni di carbonio.

LE PERDITE NEL BILANCIO CIVILISTICO 2021

Ieri però Saipem ha annunciato il ritiro degli outlook comunicati il 28 ottobre, facendo sapere che il bilancio civilistico del 2021 è previsto chiudersi con perdite superiori al terzo del capitale sociale. Rispetto alla cifra diffusa a ottobre, i ricavi sono inferiori di 1 miliardo di euro, da 4,5 a 3,5. Anche l’EBITDA è calato di 1 miliardo.

L’azienda ha giustificato le perdite con l’aumento dei prezzi delle materie prime e della logistica, e con i ritardi riscontrati in particolare nei progetti di eolico offshore (in mare); il tutto frutto di una revisione contabili degli ordini del passato. Si tratta però di problematiche riscontrate da praticamente tutte le società di ingegneria.

COSA FA SAIPEM

Saipem è una società di servizi, infrastrutture e tecnologie per il settore dell’energia. È controllata da Eni e da CDP Industria (parte del gruppo Cassa depositi e prestiti), con quote rispettivamente del 30,5 e del 12,5 per cento.

LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Storicamente (e attualmente) Saipem si è concentrata sugli idrocarburi, come il petrolio e il gas. La transizione energetica intrapresa da molti governi per ridurre in maniera sostanziale le emissioni di gas serra, però, prevede un distacco via via più netto dai combustibili fossili. Non significa che spariranno dall’oggi al domani, ma le tendenze di lungo periodo li vedono confinati a ruoli più marginali di quelli attuali: il mix elettrico sarà dominato dalle fonti rinnovabili; i veicoli saranno alimentati a batterie; l’idrogeno potrebbe diventare il combustibile più utilizzato dalle industrie energivore.

La tendenza internazionale alla decarbonizzazione è uno dei fattori principali dietro al calo degli investimenti nella produzione di idrocarburi e nelle strutture necessarie alla loro commercializzazione (ad esempio i terminal per il gas liquefatto). Gli investitori, inoltre, hanno iniziato a pretendere dalle società petrolifere maggiore disciplina fiscale e più attenzione alla ripartizione dei dividendi, piuttosto che al prelievo di risorse dal sottosuolo.

SAIPEM E LE RINNOVABILI

Saipem è coinvolta in un grande progetto sulle rinnovabili in Italia, a Ravenna: è il progetto Agnes, in mare, che consiste in due parchi eolici e uno di solare fotovoltaico, ai quali si affiancheranno degli impianti per la produzione di idrogeno “verde” (cioè ricavato dall’elettricità rinnovabile). Agnes farà affidamento sulle infrastrutture per l’estrazione di gas già esistenti nell’Adriatico, che non verranno smantellate ma riconvertite per il nuovo scopo. I lavori di costruzione dovrebbero iniziare nel 2024.

Altro importanti progetti di eolico offshore di Saipem sono Hywind Neart na Gaoithe, entrambi in Scozia.

In generale, l’eolico offshore sta risentendo degli alti prezzi dei materiali di base come il rame, necessario per le turbine e per i cavi elettrici che devono collegare gli impianti in mare alla rete, sulla terraferma.

SAIPEM E IL GAS

Il vero focus di Saipem è però sul gas, e in particolare su quello liquefatto (GNL) di cui c’è limitata disponibilità a livello globale. Il gas vale oltre l’80 per cento del portafoglio della società, attraverso progetti di GNL e impianti di trattamento.

L’anno scorso Saipem è stata penalizzata dallo stop per problemi di sicurezza del progetto LNG Mozambique, in Mozambico, portato avanti assieme alla francese TotalEnergies.

L’azienda aveva detto di voler giocare un ruolo importante, di lungo termine, nell’Africa sub-sahariana per lo sviluppo di infrastrutture per il GNL. Oltre al Mozambico, l’altro paese prediletto è la Nigeria, dove si è aggiudicata un progetto per un nuovo treno di liquefazione assieme a Daewoo: il nome del progetto è Bonny Train 7.

Saipem è presente anche nel (complicato, vista la posizione remota) progetto di GNL di Tangguh, in Indonesia: prevede la costruzione a terra di un impianto con capacità di liquefazione di 3,8 milioni di tonnellate all’anno, più un molo attrezzato per la liquefazione e il trasporto marittimo con relative infrastrutture. Il progetto ha subito ritardi per via della pandemia. La stessa sorte vissuta dal progetto Arctic LNG 2, in Russia, sviluppato assieme a Novatek: il primo treno dovrebbe entrare in funzione nel 2023.

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