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Qatar Gas

Che cosa rischia l’Italia senza il gas del Qatar

Il Qatar ha detto che l'inchiesta sulla corruzione all'Europarlamento avrà ripercussioni sull'energia. La minaccia tocca soprattutto la Germania, ma anche l'Italia - tra Gnl, Eni e rigassificatore di Porto Viro - è legata a Doha. E rimane il caso Algeria.

 

Domenica 18 dicembre il Qatar ha criticato l’indagine del Belgio sulla presunta corruzione nel Parlamento europeo (il cosiddetto scandalo “Qatargate“) e la decisione di sospendere l’accesso delle autorità qatariote all’istituzione.

LA MINACCIA SULL’ENERGIA

In un comunicato si legge che “la decisione di imporre una restrizione così discriminatoria, che limita il dialogo e la cooperazione con il Qatar prima che il processo legale sia terminato, influenzerà negativamente la cooperazione regionale e globale in materia di sicurezza, così come le discussioni in corso sulla povertà e la sicurezza energetica globale”.

Nel documento si precisa che il Qatar è un importante fornitore di gas liquefatto (GNL) per il Belgio, il paese da dove è partita l’inchiesta.

I CONTRASTI (E GLI ACCORDI SUL GAS) TRA QATAR E GERMANIA

Nei mesi scorsi Doha ha avuto una disputa diplomatica con un’altra nazione europea, la Germania: le autorità qatariote hanno richiamato l’ambasciatore tedesco dopo che il ministro dell’Interno della Germania aveva espresso delle perplessità sulla decisione di affidare al Qatar l’organizzazione dei Mondiali di calcio, visto il trattamento dei lavoratori stranieri.

A fine novembre l’azienda energetica statale QatarEnergy e la compagnia petrolifera statunitense ConocoPhillips hanno firmato due accordi per la fornitura alla Germania di due milioni di tonnellate di GNL all’anno per quindici anni.

L’IMPORTANZA DEL QATAR PER L’EUROPA

Il Qatar è, assieme agli Stati Uniti, uno dei massimi esportatori di GNL al mondo, ed è fondamentale per la riuscita dei piani europei di distacco energetico dalla Russia.

Stando agli ultimi dati della Commissione, attualmente il Qatar vale meno del 5 per cento del totale delle importazioni di gas nell’Unione. Ma la rilevanza energetica di Doha è destinata ad aumentare nei prossimi anni, parallelamente alla crescita della sua capacità di liquefazione, grazie al maxi-progetto North Field: si articola in due fasi (North Field East e North Field South) che dovrebbero venire ultimate nel 2026 e nel 2027.

LA GERMANIA È LA PIÙ VULNERABILE?

Uno dei paesi europei maggiormente dipendenti dal gas russo – e quindi alla ricerca di fornitori alternativi con maggiore urgenza – è proprio la Germania: prima dell’invasione dell’Ucraina, Berlino si affidava a Mosca per il 55 per cento circa delle forniture totali di gas.

La Germania è anche l’unico paese dell’Unione europea a essersi impegnato in un accordo energetico di lungo termine (quindici anni) con il Qatar. Anche altri stati membri, inclusa l’Italia, hanno mostrato interesse per il combustibile qatariota, ma hanno preferito discutere di compravendite sul mercato spot, quello giornaliero, piuttosto che di contratti a lunga scadenza.

Come nota POLITICO, l’accordo con il Qatar è positivo per la Germania dal punto di vista della sicurezza energetica, perché le garantisce volumi significativi per un lungo periodo di tempo, ma “rischia di diventare un incubo etico per Berlino”: è giusto comprare gas dal Qatar, se il Qatar si compra i deputati europei?

Secondo il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, le due cose vanno tenute separate.

L’ESPOSIZIONE DI TOTAL E DI ENI

La Germania non è l’unico stato dell’Unione ad avere profondi legami energetici con il Qatar.

La società petrolifera francese TotalEnergies, infatti, possiede la quota di partecipazione più alta del progetto North Field sul GNL, in cui è coinvolte anche l’italiana Eni (lo stato, attraverso il ministero dell’Economia e Cassa depositi e prestiti, ne è azionista con circa il 30 per cento).

QUANTO VALE IL QATAR PER L’ITALIA

Al di là della presenza di Eni nel progetto North Field, il Qatar è un attore energetico rilevante per l’Italia perché possiede, attraverso QatarEnergy, il 22 per cento di Adriatic LNG, la società che gestisce il rigassificatore di Porto Viro (Rovigo).

Nel primo semestre del 2022 l’Italia si è rifornita di gas principalmente dall’Algeria (con una quota intorno al 30 per cento), dalla Russia (26 per cento) e da Norvegia e Paesi Bassi (10 per cento). Il contributo del Qatar rientra nella voce GNL, che complessivamente vale il 17 per cento e che include anche gli Stati Uniti.

– Leggi anche: Perché l’Ue continua a importare (tanto) Gnl dalla Russia

Oltre che del Qatar, l’Italia dovrebbe preoccuparsi della sua crescente dipendenza energetica dall’Algeria, una nazione che ha già dato prova di subordinare i volumi e le condizioni dell’export di gas allo stato delle relazioni politiche con i clienti, e di “punire” quei governi accusati di ingerire o di ostacolare i suoi affari.

Algeri, infatti, aveva minacciato di interrompere le forniture di gas alla Spagna per protesta contro la decisione di Madrid di appoggiare il piano del Marocco (rivale algerino) sull’autonomia del territorio del Sahara occidentale. Il Sahara occidentale è una regione desertica, nonché ex-colonia spagnola, controllata dal Marocco ma rivendicata dal Fronte Polisario, un’organizzazione indipendentista sostenuta da Algeri con l’obiettivo di ridurre il peso geografico-politico di Rabat.

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