Ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è recato ad Algeri, capitale dell’Algeria, accompagnato dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.
LA RAGIONE DELLA VISITA
La ragione della visita, infatti, era energetica: come detto la settimana scorsa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, e come ribadito oggi in Senato, l’Italia è alla ricerca di forniture alternative di gas naturale per ridurre la dipendenza dalla Russia. È una dipendenza molto forte – nel 2020 la Russia ha rappresentato il 43 per cento del gas importato – e che espone il nostro paese al rischio di una crisi degli approvvigionamenti qualora Mosca dovesse decidere di interrompere i flussi (magari per ritorsione verso le sanzioni). La vulnerabilità, in realtà, è europea, perché anche a livello comunitario la quota di importazioni dalla Russia si aggira mediamente intorno al 40 per cento.
IL PIANO DELL’ITALIA
Nel suo discorso alla Camera, la settimana scorsa, Draghi ha annunciato che l’Italia, per ridurre gli acquisti dalla Russia, lavorerà per aumentare le importazioni di gas liquefatto via nave (ha citato gli Stati Uniti; un altro fornitore già consultato è il Qatar) e di gas via tubature. Ha menzionato, in quest’ultimo caso, l’Azerbaigian (l’infrastruttura di riferimento è il TAP), l’Algeria (via TransMed) e la Libia (via GreenStream).
QUANTO CONTA L’ALGERIA, OGGI
Dei paesi sopra menzionati, quello ad oggi più rilevante è l’Algeria. Nel 2020 (sono gli ultimi dati diffusi dal ministero della Transizione ecologica) ha rappresentato poco meno del 23 per cento del totale delle importazioni italiane di gas, preceduta solamente dalla Russia con il 43,3 per cento.
Nella lista compaiono poi la Norvegia (11 per cento), il Qatar (10,6), la Libia (6,7) e gli Stati Uniti (2,6).
LA VISITA DI DI MAIO
Ad Algeri, Di Maio e Descalzi si sono riuniti con il ministro degli Esteri algerino Ramtane Lamamra e con i rappresentanti della società energetica statale Sonatrach. Eni è molto presente nel paese, dal 1981, e opera sia nel settore degli idrocarburi che in quello delle fonti rinnovabili.
Fonti diplomatiche citate da Rai News fanno sapere che l’Algeria si è mostrata disponibile ad “aumentare le forniture di gas a favore dell’Italia nel breve, medio e lungo termine”.
COSA PUÒ FARE L’ALGERIA
L’anno scorso, per via delle limitazioni alle esportazioni di gas da parte della Russia verso l’Europa (che hanno contribuito alla crisi dei prezzi dell’energia), l’Italia ha registrato un forte aumento delle importazioni dall’Algeria: sono cresciute del 76 per cento su base annua, come si legge su Reuters, arrivando a 21 miliardi di metri cubi, vale a dire il 28 per cento dei consumi totali. Le stime dicono che nel 2021 l’Italia abbia importato 29 miliardi di metri cubi dalla Russia.
L’Algeria è il principale fornitore di gas della Spagna, rappresentando quasi la metà delle sue importazioni. È il terzo fornitore anche dell’Unione europea, dopo Russia e Norvegia: secondo Eurostat, nel 2021 ha inviato verso il blocco 34 miliardi di metri cubici di gas, l’8 per cento del totale importato.
A livello europeo, sostituire il gas russo con quello algerino risulterebbe molto difficile: nel 2021 la Russia ha comunque inviato all’Unione circa 130 miliardi di metri cubi, contro i 34 dell’Algeria.
Al di là dei numeri, l’Algeria ha due problemi: uno è l’instabilità politica interna, che potrebbe paralizzare le forniture (come già succede in Libia, peraltro); l’altra è la crescente domanda nazionale di gas (prima della pandemia, l’aumento medio annuo dal 2010 al 2019 è stato superiore al 6 per cento), che ne riduce le quantità destinabili all’esportazione.
LA MAPPA DEGLI IMPIANTI PER IL GAS TRA ALGERIA ED EUROPA
LE PROSPETTIVE FUTURE
Secondo le stime di Platts Analytics, nel 2022 l’Algeria potrà fornire all’Europa altri 7 miliardi di metri cubi di gas attraverso principalmente il Transmed, il gasdotto che arriva in Italia. Un ulteriore incremento dell’offerta potrebbe arrivare con l’espansione del Medgaz (la condotta con la Spagna) e degli impianti per il gas liquefatto.
LA STRATEGIA ITALIANA SULL’ENERGIA
La strategia energetica italiana, visto l’inasprimento delle tensioni con la Russia, punta adesso sulla diversificazione, sia dei fornitori che delle fonti di energia. La viceministra dello Sviluppo economico Alessandra Todde, citata dal Corriere della Sera, ha detto “sì ai rigassificatori”, cioè gli impianti che permettono di riportare in forma gassosa il gas liquefatto e di distribuirlo nella rete. “Bisogna non avere pregiudizi e non dipendere da una fonte unica”, ha aggiunto; “aumentare capacità di rigassificazione è importante per differenziare l’importazione dalla Russia”.
Piuttosto che il nucleare, che non rilascia emissioni di gas serra ma produce scorie, Todde invita a sviluppare le fonti rinnovabili come l’eolico e il solare: “se entro giugno 2022 riuscissimo a far autorizzare 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili, nel breve riusciremmo a risparmiare 15 miliardi di metri cubi” di consumo di gas.
Come riportato da ARERA, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, attualmente l’Italia dispone di una potenza efficiente lorda da impianti rinnovabili pari a 56,6 gigawatt (di questi, circa 32 sono riconducibili all’eolico e al fotovoltaico). In media, l’Italia installa meno di 1 gigawatt di capacità rinnovabile all’anno.