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Confindustria Energia Stato Di Pre-allarme

Cosa faranno Enel, A2A e non solo per volontà del governo

Per far fronte a una possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia, il governo sta valutando la riapertura delle centrali a carbone. Ecco quali sono, chi le gestisce e i tempi di riattivazione.

 

Nel suo intervento alla Camera, venerdì scorso, sulla guerra tra Russia e Ucraina, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha elencato le misure valutate dal governo “per gestire al meglio una possibile crisi energetica”. Si riferiva alla possibilità che la Russia, prima fornitrice di gas naturale dell’Italia e dell’Unione europea (circa 40 per cento in entrambi i casi), decida di interrompere i flussi per ritorsione verso le sanzioni imposte dall’Occidente; oppure che i flussi passanti per l’Ucraina, importante territorio di transito, possano ridursi per effetto dei danni alle infrastrutture causati dagli scontri.

COSA HA DETTO DRAGHI

“Le misure di emergenza”, aveva detto Draghi, “includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico. Il governo è al lavoro inoltre per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti“.

“Tuttavia”, ha subito precisato, “la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture”.

Draghi ha detto che l’Italia cercherà di aumentare gli approvvigionamenti via condotte da altri fornitori, come l’Azerbaigian (TAP), l’Algeria (TransMed) e la Libia (GreenStream). Ad eccezione dell’Algeria, con il 20 per cento circa, tutti gli altri paesi non sono al momento degli esportatori troppo rilevanti per l’Italia.

IL RITORNO DEL CARBONE

Infine, il presidente del Consiglio ha anticipato che “potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato”.

Nei giorni scorsi – segnala il Sole 24 Ore – il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas, legato al ministero della Transizione ecologica, ha chiesto alle società che gestiscono gli impianti a carbone di indicare la capacità energetica raggiungibile in tempi brevi per supplire a una carenza di gas. Gli operatori in questione sono Enel, A2A ed EP Produzione (parte del gruppo ceco EPH).

Il risparmio di gas stimato, nel senso di mancati consumi, ammonta a 10 milioni di metri cubi al giorno.

LE CENTRALI IN PREPARAZIONE

Il maggiore contributo a carbone dovrebbe arrivare dalla centrale termoelettrica Andrea Palladio di Enel: si trova a Fusina, vicino Venezia, e possiede quattro unità per 875 megawatt. Solo due, però, risultano attive al momento perché l’impianto è in fase di dismissione; è previsto un raddoppio della capacità in un arco di tre-quattro giorni.

Enel opera anche la centrale termoelettrica Federico II di Cerano (Brindisi). È un impianto molto grande, da quattro unità per circa 2450 megawatt di capacità. Come l’Andrea Palladio, anche questa centrale è in fase di dismissione e riconversione a gas: secondo le stime, tuttavia, con un paio di giorni si arriverebbe al raddoppio della capacità e con quattro si raggiungerebbe la potenza massima.

C’è poi la centrale termoelettrica di Monfalcone (Gorizia) di A2A, con due sezioni da circa 330 megawatt. Esiste, anche in questo caso, un piano di riconversione per il sito. La prima unità è comunque riattivabile in tre giorni, e altrettanti serviranno per la seconda.

LE ALTRE CENTRALI A CARBONE

EP Produzione è l’operatore della centrale termoelettrica di Fiume Santo, in provincia di Sassari: è alimentata a carbone, con due gruppi di generazione e una potenza di 600 megawatt.

C’è poi la centrale a carbone Eugenio Montale de La Spezia, di proprietà di Enel. Come ricorda Repubblica, è stata però “fermata definitivamente a fine dicembre 2021”; è riattivabile, ma l’impianto deve prima passare dei controlli e ricevere l’autorizzazione integrale ambientale (AIA).

Operative sono invece la centrale di Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia), da 1980 megawatt di capacità, e quella di Grazia Deledda a Portovesme, entrambe di Enel.

LA CENTRALE A OLIO COMBUSTIBILE

A2A gestisce la centrale termoelettrica di San Filippo del Mela, a Messina, che utilizza olio combustibile; possiede quattro unità, di cui due attive, e una capacità di 960 megawatt. Il Sole 24 Ore scrive che la riaccensione del terzo gruppo è possibile in tempi brevi, mentre per il quarto servirebbero “un paio di mesi”.

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