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Israele Libano

Cosa farà Eni in Algeria

Eni ha firmato due accordi in Algeria sul petrolio e la transizione energetica. Ecco dati, dettagli e scenari.

 

Eni ha firmato oggi due accordi con la società energetica algerina Sonatrach: un nuovo contratto petrolifero nell’area del bacino del Berkine, nell’Algeria orientale; e un protocollo d’intesa per la cooperazione sulla transizione energetica.

IN COSA CONSISTE IL CONTRATTO

Il contratto nel bacino del Berkine (nella sua parte meridionale, più nello specifico) riguarda un’area di 7880 chilometri quadrati vicino ai siti produttivi Menzel Ledjemet Est e Central Area Field Complex, gestiti dalla joint venture tra Eni e Sonatrach.

Le riserve stimate nel territorio interessato dal contratto ammontano a 135 milioni di barili di petrolio equivalenti; l’inizio della produzione è previsto per la fine del 2022, una volta che l’accordo verrà approvato dalle autorità algerine.

LA NUOVA LEGGE ALGERINA SUGLI IDROCARBURI

Quello raggiunto oggi è – si legge in un comunicato di Eni – il primo contratto siglato dall’industria petrolifera algerina dopo l’entrata in vigore della nuova legge sugli idrocarburi, che offre condizioni vantaggiose (sgravi fiscali, principalmente) alle imprese con l’obiettivo di attirare investimenti stranieri nell’esplorazione e nello sfruttamento di risorse fossili.

IL PROTOCOLLO SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA

Il protocollo di collaborazione sulla transizione energetica, invece, prevede la valutazione di progetti nei settori delle fonti rinnovabili, dell’idrogeno, della cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica e della bio-raffinazione. Eni sottolinea che si tratta di “iniziative verso la carbon neutrality“, ossia l’azzeramento netto delle emissioni di CO2 che la società intende raggiungere entro il 2050.

COSA FA ENI IN ALGERIA

Eni è presente in Algeria dal 1981 e opera nei settori degli idrocarburi e delle fonti rinnovabili: le operazioni si concentrano nel deserto di Bir Rebaa, nella parte centro-orientale del paese. Le attività nel bacino del Berkine sono invece localizzate perlopiù nella porzione settentrionale, e nello specifico nei blocchi Sif Fatima II, Zemlet El Arbi e Ourhoud II, dove la società possiede una quota del 49 per cento.

Nel 2020 Eni ha prodotto in Algeria 19 milioni di barili di petrolio e condensati e 1,6 miliardi di metri cubi di gas naturale. In quanto a rinnovabili, invece, nel 2020 la capacità fotovoltaica installata ammontava a 5 megawatt ma l’azienda sta lavorando per l’espansione dell’impianto fotovoltaico di Bir Rebaa North.

LE TRATTATIVE ENI-BP IN ALGERIA

A giugno l’agenzia di stampa Reuters ha rivelato l’esistenza di trattative di Eni con la società energetica britannica BP per acquisirne gli asset in Algeria. I dettagli non sono noti, e le due società non hanno rilasciato commenti.

In tempi di decarbonizzazione, i grandi gruppi petroliferi stanno riorganizzando i propri modelli di business e concentrandosi sulle operazioni più redditizie. BP vorrebbe ad esempio focalizzarsi sul golfo del Messico e giudica l’Algeria un luogo sconveniente in cui fari affari. Ha già cercato di disfarsi dei suoi asset nel paese – nel 2020 ha prodotto 141 milioni di piedi cubici di gas e 6000 barili di petrolio al giorno -, ma senza successo. Eni, però, ha interesse a crescere in Nordafrica, principalmente in Egitto, e dunque l’espansione in Algeria potrebbe mirare a fare del paese un nuovo hub energetico.

L’ACCORDO ENI-SNAM SUI GASDOTTI

A fine novembre Eni ha accettato di cedere a Snam, società italiana di infrastrutture per il gas naturale, il 49,9 per cento delle condotte che trasportano il gas algerino verso l’Italia: il TTPC (Algeria-Tunisia) e il TMPC (Tunisia-Italia). Il valore dell’accordo è stato di 385 milioni di euro.

Dall’Algeria proviene all’incirca il 30 per cento del totale del gas importato dall’Italia.

Al di là del valore immediato dei gasdotti italo-algerini, Snam li considera interessanti anche in vista degli sviluppi energetici futuri: l’amministratore delegato della società, Marco Alverà, sostiene infatti che “il Nord Africa potrà diventare anche un hub per la produzione di energia solare e idrogeno verde“. Le condotte, opportunamente aggiornate, potrebbero dunque permettere il trasporto in Italia e nel resto d’Europa dell’idrogeno generato in Algeria e nei paesi vicini a partire dall’elettricità rinnovabile.

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