L’inviato per il clima degli Stati Uniti John Kerry, intervistato dal direttore di Repubblica all’evento di Green&Blue, ha detto che l’Italia “potrebbe diventare un punto di distribuzione importante per l’Europa” per l’idrogeno. Si tratta di un combustibile che non rilascia gas serra diversi dal vapore acqueo, e che può pertanto permettere la decarbonizzazione di quei processi industriali (chimica, siderurgia) e di quei sistemi di trasporto (aerei, navi, treni, camion pesanti) molto inquinanti e difficilmente alimentabili con l’elettricità.
L’idrogeno è utile anche come “energia-rifugio”, ossia per lo stoccaggio dell’elettricità prodotta dagli impianti rinnovabili intermittenti, come i parchi eolici e solari che dipendono dalle condizioni meteo.
L’IDROGENO VERDE
Kerry ha parlato del “grande progetto saudita per produrre idrogeno verde, che poi potrà essere fatto passare attraverso la Grecia e arrivare in Italia”. L’idrogeno verde è, tra tutti i tipi di idrogeno, quello più sostenibile da un punto di vista ambientale: lo si ricava dall’elettricità generata da fonti rinnovabili (come l’eolico e il solare) attraverso un processo di elettrolisi dell’acqua (cioè la separazione di idrogeno e ossigeno dall’H2O) che utilizza dei macchinari chiamati elettrolizzatori.
I COSTI
Oltre all’idrogeno verde, ci sono l’idrogeno grigio (il più inquinante, ottenuto dal metano) e l’idrogeno blu (ottenuto dal gas naturale, ma catturando le emissioni di CO2 tramite apposite tecnologie). Benché sia quella più compatibile con gli obiettivi emissivi-climatici, la variante verde è anche la più costosa da produrre: il prezzo è di circa 4-8 dollari al chilo. Ma dovrebbe abbassarsi radicalmente con l’aumentare degli investimenti e il raggiungimento di economie di scala sia nella manifattura degli elettrolizzatori, sia nella produzione di elettricità da fonti rinnovabili.
LE PREVISIONI DI SNAM
Secondo Marco Alverà, amministratore delegato di Snam (la società italiana che si occupa di trasportare e stoccare il metano, e che sta puntando molto sull’idrogeno), entro cinque anni “l’idrogeno verde potrebbe costare meno del petrolio ed entro il 2030 potrebbe diventare persino più conveniente del carbone”.
La società pensa che l’idrogeno potrebbe coprire quasi un quarto di tutta la domanda energetica in Italia entro il 2050. Nel più breve termine, la miscelazione di gas e idrogeno nella rete di distribuzione (fino al 10-20 per cento) per il riscaldamento domestico potrebbe costituire un segmento di sviluppo.
L’idrogeno può venire trasportato attraverso le stessi reti del gas, a patto però che tali infrastrutture siano compatibili. Già da anni Snam sta sperimentando l’immissione di miscele di idrogeno nelle condotte per il gas italiane.
IL NORDAFRICA
Secondo Snam, l’Italia potrebbe importare idrogeno dal Nordafrica a un prezzo del 14 per cento più basso rispetto a quello della produzione domestica. Per farlo, può sfruttare sia le condotte esistenti tra l’Africa settentrionale e la Sicilia, sia il grande potenziale fotovoltaico – visto l’elevato soleggiamento – di questa regione.
Riassumendo: nel Nordafrica potrebbero venire installati grossi parchi solari che produrranno grandi quantità di energia elettrica a basso costo. Questa energia elettrica verrebbe utilizzata per produrre idrogeno attraverso elettrolisi. L’idrogeno ricavato verrebbe trasportato in Italia, utilizzando le infrastrutture già presenti. Oltre a venire inviato nel Nord, dove la domanda energetica è alta vista la presenza di molte industrie, dall’Italia – come suggeriva Kerry – l’idrogeno verde potrebbe anche raggiungere altre parti d’Europa.
L’IDROGENO IN ARABIA SAUDITA
Con l’accenno al “grande progetto saudita” sull’idrogeno verde Kerry faceva riferimento a Helios Green Fuels: vale 5 miliardi di dollari, sorgerà nel 2025 a Neom – la smart city nel deserto promossa dal principe saudita Mohammed bin Salman – e produrrà 650 tonnellate al giorno di idrogeno da elettrolisi.
Le stime dicono che per il 2030 l’idrogeno verde di Helios avrà un prezzo di 1,5 dollari al chilo, estremamente competitivo.
L’idrogeno ottenuto a Neom potrà poi essere convertito in ammoniaca, più facile da trasportare sulle navi. Oppure – come diceva Kerry – potrà arrivare in Europa attraverso i gasdotti tra la Grecia e l’Italia.
Lo scorso agosto Reuters aveva fatto sapere che la compagnia petrolifera saudita Saudi Aramco stava valutando la vendita di quote di minoranza in alcuni suoi gasdotti: tra le aziende interessate c’era anche Snam, che però non rilasciò commenti all’agenzia.