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Enel

Ecco le prime mosse di Cattaneo in Enel

Enel potrebbe investire fino a 5 miliardi di euro per progetti legati al programma europeo RePowerEu: non solo reti elettriche, ma anche batterie. Fatti, numeri e scenari

 

A fine 2021 Enel aveva annunciato l’intenzione di spendere 70 miliardi di euro nelle fonti di energia rinnovabile, più altri 70 miliardi nell’espansione e nell’aggiornamento delle reti elettriche, in modo da poter collegare gli impianti con gli utenti finali. Con la nuova amministrazione di Flavio Cattaneo, subentrato di recente a Francesco Starace, la linea generale non sembra essere cambiata. Non per l’Italia, almeno.

GLI INVESTIMENTI LEGATI A REPOWEREU

Enel, infatti, ha fatto sapere di poter spendere fino a 5 miliardi di euro in più rispetto ai 3,5 miliardi già assegnati con il PNRR. Tutto dipenderà dal periodo di applicazione di REPowerEU, il programma dell’Unione europea per l’accelerazione della transizione ecologica: se – come ha spiegato Il Sole 24 Ore – i fondi di REPowerEU andranno spesi tra il 2023 e il 2027, Enel conta di investire tra i 2 e i 4 miliardi; se invece i tempi si allungheranno al 2030, allora la società destinerà tra i 3 i 5 miliardi.

COSA FARÀ ENEL CON I FONDI DEL PNRR

Lo scorso gennaio Enel si è aggiudicata bandi del PNRR da 3,5 miliardi per il potenziamento della capacità delle reti elettriche in bassa e media tensione, che dovranno ricevere l’energia generata dagli impianti rinnovabili sparsi sul territorio italiano, e per migliorare la resilienza dell’infrastruttura agli eventi metereologici estremi.

BATTERIE, NON SOLO RETI

Le risorse di REPowerEU dovrebbero permettere di aumentare questi investimenti e di indirizzarli non solo all’espansione delle reti, ma anche alla costruzione di sistemi di accumulo (le batterie), necessari allo stoccaggio dell’elettricità prodotta in maniera intermittente dai parchi eolici e solari.

I DEBITI DI ENEL

Come spiega Il Sole 24 Ore, i grandi gruppi come Enel dispongono della robustezza finanziaria necessaria ad anticipare grosse somme, che lo stato rimborserà successivamente una volta giunti i fondi europei. Ma anticipare i finanziamenti significa “dover classificare in bilancio quei fondi come debiti”, almeno per un certo periodo di tempo. Il debito di Enel è già piuttosto pesante: a marzo ammontava a 58,9 miliardi, da portare a 51-52 entro fine anno. Per raggiungere l’obiettivo, la società ha avviato un processo di dismissione di attività per 21 miliardi in tutto (le cessioni già chiuse si aggirano sugli 11 miliardi).

CHE SI DICE SULLA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI?

Il settore energetico è sull’attenti perché a fine giugno scadrà il provvedimento introdotto dal governo di Mario Draghi che fissa un tetto massimo (circa 60 euro al megawattora) al prezzo di vendita dell’energia generata da fonti rinnovabili. Si tratta di una tassa sugli extraprofitti che le aziende che producono elettricità dall’eolico e dal solare hanno potuto incassare grazie alla differenza di costo di generazione con gli impianti a gas: è infatti il gas a determinare i prezzi finali dell’elettricità; un anno fa i prezzi di questo combustibile avevano raggiunto valori altissimi, mentre oggi sono tornati su livelli normali (circa 30 €/MWh).

Il provvedimento dovrebbe scadere a fine giugno, ma c’è chi teme che il governo possa decidere di prorogarla fino alla fine del 2023 per incassare qualcosa: la tassa sugli extraprofitti non ha garantito gli introiti sperati anche per via dei tanti ricorsi, che potrebbero però concludersi a favore dell’esecutivo. Ma, come scrive Il Sole 24 Ore, “se la tassa resta sarà più difficile [per le grandi società energetiche, ndr] anticipare i soldi per gli investimenti”.

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