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Egitto

Guerra Russia-Ucraina, ecco gioie e dolori per l’Egitto

L'aumento dei prezzi del gas sta garantendo entrate enormi all'Egitto. Il paese, però, è colpito dal rincaro del petrolio e del grano. Tutti i dettagli

 

L’Unione europea ha faticosamente trovato un accordo per vietare la quasi totalità delle importazioni di petrolio dalla Russia: l’obiettivo è privare il Cremlino di una fonte di entrate rilevantissima, che gli permette anche di finanziare l’aggressione all’Ucraina. Resterebbe da mettere al bando il gas naturale, un altro idrocarburo fondamentale per le casse di Mosca, ma Bruxelles è molto dipendente dalle forniture russe e non riuscirebbe a sostituirle completamente e in tempi brevi.

CRISI ENERGETICA E RICERCA DI ALTERNATIVE

I governi europei sono dunque alla ricerca di alternative: l’Italia, ad esempio, punta soprattutto sull’Algeria e sul gas liquefatto. La guerra in Ucraina, intanto, ha aggravato la crisi energetica preesistente e causato un aumento ulteriore dei prezzi del gas. L’Europa è in difficoltà, ma alcuni paesi esportatori stanno beneficiando di questa situazione.

QUANTO INCASSA L’EGITTO

In Egitto, per esempio, i ricavi delle esportazioni di gas nei soli primi quattro mesi del 2022 sono ammontati a 3,9 miliardi di dollari: è un valore pari a quello raggiunto nell’intero 2021, e del 768 per cento superiore rispetto a quello registrato nel 2020.

GLI ACCORDI CON ENI E I PROGETTI CON GRECIA E ISRAELE

Come ricostruito da Quartz, nel 2015 l’Egitto ha scoperto uno dei giacimenti offshore di gas naturale più grandi dell’intera regione mediterranea, Zohr: nel 2020 ha raggiunto una capacità produttiva lorda di 87 milioni di metri cubi al giorno. Il paese sembra destinato a diventare un attore rilevantissimo nel mercato internazionale del gas liquefatto grazie agli impianti di Idku e di Damietta (di proprietà, in parte, di Eni).

Lo scorso aprile l’Egitto ha firmato un accordo con Eni sull’aumento della produzione e delle esportazioni di gas. Il paese sta inoltre portando avanti un progetto di interconnessione elettrica con la Grecia, per fornire al paese e all’Europa elettricità generata da fonti rinnovabili (eolico e solare).

Stando a un documento ufficiale visionato da Bloomberg, l’Unione europea sta lavorando a un piano per importare gas israeliano tramite l’Egitto. Al momento, tuttavia, il gas estratto in Israele viene impiegato perlopiù per il soddisfacimento del fabbisogno nazionale e di quelli di Egitto e Giordania: non è chiaro se il paese disponga di riserve sufficienti da inviare all’Europa.

BENEFICI E COSTI

Nonostante i ricchi guadagni ottenuti dalla vendita di gas, le autorità egiziane fanno sapere che potrebbero non bastare a compensare l’aumento del costo delle importazioni. Il paese è infatti un grande importatore di petrolio e uno dei maggiori acquirenti al mondo di grano (la guerra tra Russia e Ucraina coinvolge due dei principali esportatori del cereale).

Il governo egiziano è preoccupato per l’aumento del prezzo del pane, un bene di prima necessità pesantemente sussidiato dal governo per renderlo accessibile alla maggioranza della popolazione. Quartz scrive che proprio il costo elevato del pane è stato uno dei fattori che ha innescato la rivoluzione del 2011, che portò alla caduta del governo di Hosni Mubarak.

Per via della guerra – riportava Reuters a metà maggio – circa 300mila tonnellate di grano ucraino prenotato dall’Egitto con consegna per febbraio e marzo devono ancora essere spedite: un lotto è fermo in porto, mentre gli altri quattro devono ancora venire caricati sulle navi.

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