Data l’urgenza di ridurre significativamente e in fretta la dipendenza energetica dalla Russia, l’Unione europea potrebbe decidere di impegnarsi di più in due progetti sulla costruzione di cavi per il trasporto di energia elettrica da Israele e dall’Egitto alla Grecia.
EGITTO, ISRAELE E CIPRO
Il collegamento greco-egiziano sarebbe diretto; quello greco-israeliano, invece, passerebbe per Cipro. Oltre a rafforzare la sicurezza energetica europea, i progetti risulterebbero coerenti anche con gli obiettivi climatici di Bruxelles: uno dei cavi, infatti, è pensato proprio per il traporto di elettricità generata da fonti “pulite”, a zero emissioni di gas serra.
DISTACCO DALLA RUSSIA E TRANSIZIONE ENERGETICA
Manos Manousakis, amministratore delegato di Admie (la società operatrice delle reti greche di trasmissione dell’energia elettrica), ha dichiarato che “le connessioni elettriche verso l’Europa da altre fonti offriranno chiaramente un’opportunità per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. E se l’Europa intende perseguire l’energia verde”, ha aggiunto, “non può ignorare l’enorme potenziale solare del Nord Africa e del Medio Oriente”.
SURPLUS RI-ESPORTABILE
I progetti sui cavi, scrive Bloomberg, hanno il potenziale per non soltanto rimpiazzare tutto il gas che la Grecia importa dalla Russia, ma anche per garantire un surplus che Atene potrebbe poi mandare ai suoi vicini, migliorando la stabilità complessiva della rete elettrica europea.
LE RICHIESTE DI FINANZIAMENTI
Il collegamento Grecia-Egitto è sostenuto sia dalle autorità greche che da quelle egiziane; avrebbe però bisogno di finanziamenti da Bruxelles.
Elica – l’azienda greca, parte del gruppo Copelouzos, che si occupa del progetto – ha presentato domanda alle istituzioni europee per includerlo nella lista dei progetti di interesse comune, in modo da favorire la raccolta di finanziamenti. Elica stima che siano necessari circa 3,5 miliardi di euro, che verrebbero forniti sia dalle banche greche che dalla Banca europea per gli investimenti (BEI).
L’operatore di rete greco Admie e la società egiziana di trasmissione elettrica stanno lavorando agli aspetti tecnici dell’infrastruttura.
FONDI EUROPEI, E SUBITO
Manousakis ha detto che il progetto di interconnessione “necessita di finanziamenti europei e la speranza è di presentare una richiesta di finanziamento alla Commissione europea entro i prossimi dodici mesi”. Una volta ottenute le autorizzazioni i lavori partiranno subito, ha spiegato, ma Bruxelles “dovrà mostrare flessibilità nel suo processo di controllo, tradizionalmente piuttosto lento”.
I CAVI EGITTO-GRECIA
I cavi elettrici sottomarini e bidirezionali tra Grecia ed Egitto, da 3 gigawatt di capacità, erano stati pianificati nel 2008; il progetto poi venne accantonato per via della Primavera araba e del cambio di governo al Cairo. Il completamento dell’infrastruttura richiederebbe tra i sei e gli otto anni di lavori.
Stando alle stime di Elica, l’elettricità fornita alla Grecia potrebbe provenire dagli impianti rinnovabili egiziani (il paese vuole arrivare a 61 GW di capacità entro il 2035, contro gli attuali 6,4). Atene potrebbe anche utilizzarne una parte per produrre idrogeno verde, da destinare sia al consumo interno che all’esportazione nel resto d’Europa.
Admie e Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica italiana, stanno valutando la fattibilità di un secondo interconnettore elettrico tra i rispettivi paesi, dalla capacità fino a 1 GW. L’operatore greco sta inoltre studiando il potenziamento delle connessioni con l’Albania e la Macedonia del nord.
L’INTERCONNETTORE GRECIA-CIPRO-ISRAELE
In fase più avanzata rispetto a quello con l’Egitto è il progetto di un interconnettore tra le reti elettriche di Israele, Cipro e Grecia, chiamato EuroAsia. Consiste in un cavo lungo 1208 chilometri, che fornirà energia elettrica prodotta a partire sia dal gas naturale che da fonti rinnovabili.
Lo stadio iniziale di EuroAsia ha un costo stimato di 2,5 miliardi di euro e una capacità di trasmissione di 1 GW, che raddoppierebbe con il passaggio al secondo stadio. I lavori di costruzione dovrebbero terminare verso la fine del 2025, e l’infrastruttura dovrebbe dunque entrare in funzione nella prima metà del 2026.
A gennaio l’Unione europea ha accettato di fornire finanziamenti per 657 milioni di euro alla sezione dell’EuroAsia che collega Cipro all’isola greca di Creta, in aggiunta ai 100 milioni già previsti dal piano di ripresa. Cipro è, al momento, l’unico stato europeo a non essere connesso alla rete comunitaria.
IL SOSTEGNO DEGLI STATI UNITI
Lo scorso gennaio gli Stati Uniti hanno confermato il sostegno alle strutture per il trasporto dell’energia dal mar Mediterraneo orientale all’Europa continentale, precisando però di stare “spostando” il loro “focus” dai gasdotti agli interconnettori per l’elettricità, i quali “possono sostenere sia il gas che le fonti di energia rinnovabile”. In un comunicato, Washington menzionò proprio gli interconnettori EuroAsia e EuroAfrica (che collega le reti elettriche di Grecia, Cipro ed Egitto).
LA COLLABORAZIONE ISRAELE-EGITTO SUL GAS
Al di là degli elettrodotti, l’Unione europea sta lavorando anche a un accordo per importare gas israeliano tramite l’Egitto. Più nello specifico, il piano prevede che il gas proveniente da Israele venga liquefatto negli impianti egiziani di Idku e Damietta, e poi da lì spedito in Europa.
L’utilizzo degli impianti di liquefazione egiziani permetterebbe all’Europa di accedere ai giacimenti del Mediterraneo orientale senza doversi impegnare nella realizzazione di un gasdotto costoso e politicamente complesso (è osteggiato dalla Turchia) come l’EastMed. L’ipotetica centralità di Damietta potrebbe peraltro favorire l’Italia, visto che l’impianto è di proprietà, in parte, di Eni.