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Eni, cosa fa l’Ue per gasarsi con Israele ed Egitto

L'Unione europea vorrebbe importare gas da Israele tramite l'Egitto. Può essere una buona opportunità per l'Italia, dato che l'impianto di liquefazione di Damietta è di proprietà di Eni. Tutti i dettagli.

 

L’Unione europea sta lavorando a un accordo per importare gas naturale israeliano tramite l’Egitto. La notizia – data da Bloomberg, che ha visionato un documento ufficiale – testimonia gli sforzi di Bruxelles per ridurre rapidamente la dipendenza energetica dalla Russia, principale fornitrice di gas della comunità con una quota del 40 per cento circa.

LA ROTTA DEL GAS TRA ISRAELE ED EGITTO

Il piano prevede che il gas naturale proveniente da Israele venga liquefatto negli impianti in Egitto, e poi da lì spedito in Europa. L’accordo rappresenta una grande opportunità per Tel Aviv, che potrebbe garantirsi una maggiore presenza sul mercato europeo facendo leva sui prezzi più bassi del suo combustibile rispetto a quelli nel continente.

COLLABORAZIONE ANCHE SULLE ENERGIE PULITE

L’eventuale memorandum d’intesa tra l’Unione europea, Israele e l’Egitto riguarderebbe anche la cooperazione su progetti di energia pulita. La firma di un accordo, comunque, è soggetta all’approvazione degli stati membri dell’Unione.

LE PAROLE DELLA ROMANIA

Già lo scorso aprile la Romania aveva mostrato interesse per l’importazione di gas liquefatto (GNL) da Israele attraverso l’Egitto, nell’ottica di un rafforzamento della propria sicurezza energetica.

DOVE ARRIVA IL GAS ISRAELIANO

Al momento il gas estratto in Israele viene impiegato perlopiù per il soddisfacimento del fabbisogno interno e di quello di Egitto e Giordania. Quest’anno i produttori israeliani hanno aumentato le esportazioni verso l’Egitto, ma non sono chiari i volumi del combustibile liquefatto nei siti di Idku e Damietta che raggiungono l’Europa.

ISRAELE METTE LE MANI AVANTI

Lo scorso febbraio la ministra dell’Energia di Israele, Karine Elharrar, aveva detto che avrebbe valutato le richieste di forniture di gas all’Unione europea, avendo però cura di precisare che il paese non sarebbe riuscito a inviare grosse quantità perché la maggior parte della sua capacità attuale è già impegnata con l’Egitto, la Giordania e il mercato domestico. Per aumentare l’output – e quindi le forniture all’Europa – bisognerebbe procedere allo sviluppo di nuovi depositi di gas nel Mediterraneo orientale.

UN’OPPORTUNITÀ PER ENI?

L’utilizzo degli impianti di liquefazione egiziani permetterebbe all’Europa di accedere ai giacimenti del Mediterraneo orientale senza doversi impegnare nella realizzazione di un gasdotto costoso e politicamente complesso (è osteggiato dalla Turchia) come l’EastMed. L’ipotetica centralità di Damietta – come scrivevamo su Startmag – potrebbe peraltro favorire l’Italia, visto che l’impianto è di proprietà, in parte, di Eni.

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