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Cop26

Cop26, tutto rinviato per Coronavirus

Dopo il fallimento della Cop 25 di Madrid di dicembre 2019, la Cop26 sul clima è stata rimandata

La COP26 sul clima prevista per novembre a Glasgow è stata rinviata al 2021. La pandemia blocca i summit internazionali ma non frena le discussioni tra gli Stati.

L’Europa, più degli altri continenti, ha deciso di giocare una partita epocale, ma il coronavirus ha rimescolato le carte. Dicono questo le conclusioni del “Petersberg Climate Dialogue 2020” appena terminato nella omonima cittadina tedesca.

La presa d’atto nell’undicesima edizione di una situazione sconvolgente, che il vice-Presidente della Commissione Europea Franz Timmermans ha cercato di legare alla volontà dell’esecutivo di rispettare il piano da mille miliardi di investimenti.

Timmermans è delegato dalla Commissione Ue a seguire l’attuazione del Green Deal Europeo. Rispetto a inizio anno deve giocoforza allargare la sua visione agli enormi problemi della ricostruzione di un’economia continentale. Gli investimenti – quando e come saranno accordati – dovranno mettere insieme molti pezzi frantumati dalla pandemia.

Evidentemente non solo l’energia, l’ambiente, il clima, ma la sanità, il welfare, la ricerca scientifica, la digitalizzazione di servizi essenziali. Non a caso nel documento finale dell’incontro tedesco leggiamo “increasing our resilience”, aumentare la nostra resilienza, che con realismo indica una strada molto in salita.

La videoconferenza con i ministri dell’Ambiente ha trasmesso un messaggio rassicurante circa la revisione dei Piani clima ed energia dei singoli Paesi. Vanno riesaminati per privilegiare, più di quanto non sia stato previsto, trasporti, edilizia sostenibile, mobilità, agricoltura, smart city. Il “Petersberg Climate Dialogue” si svolge solitamente in vista delle Cop sul clima.

Fino a Glasgow 2021 di tempo sufficiente a rivedere le strategie ce n’è abbastanza. Comunque i tempi per gli obiettivi di riduzione dei gas serra al 2030 (intermedio) e al 2050 (finale per zero emissioni) si saranno ulteriormente ridotti. Auspichiamo molta buona volontà senza sapere bene dove si prenderanno i soldi per aiutare le aziende a trasformare i sistemi energetici.

Non sappiamo come si presenteranno a Glasgow tra qui ad un anno i leader mondiali, con quali conseguenze dell’epidemia 2020, con quale impegno vorranno affrontare i cambiamenti climatici o più volentieri i servizi sanitari, le infrastrutture, la disoccupazione, le tasse.

La Cop25 di Madrid di dicembre 2019 è fallita per molto meno. Nell’incontro di Petersberg è stato annunciato anche un impegno dei paesi industrializzati nei confronti di quelli in via di sviluppo. La comunità europea vuole aiutarli contro le variazioni climatiche equivalenti lì a malattie, denutrizione, siccità, sfruttamento selvaggio delle risorse. Va bene, ma prima dovrà costruire basi solide al proprio interno. Perché con due partite da giocare rischia di non vincerne nemmeno una.

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