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Extraterrestri

Vi racconto la storia di 1,5 gradi a Glasgow

La Nota diplomatica di James Hansen

Il numero è famoso. 1,5 gradi Celsius è, secondo molti degli intervenuti alla recente conferenza climatica COP26 di Glasgow, quell’aumento della temperatura globale oltre cui la razza umana affronterebbe l’estinzione — un rischio non da poco. Però, più 1,5 °C rispetto a cosa? Qual’è il punto di partenza per il calcolo mortale?

La documentazione dice solo “rispetto all’epoca pre-industriale”, ma nessuno dice — almeno autorevolmente, di opinioni ce ne sono tante — quando è partita l’industrializzazione, né dove. Ci sono studi climatici che fanno iniziare la misurazione dal 1720. Il periodo più comunemente utilizzato per un paragone è quello dal 1850 al 1900. Gli americani — che in questo discorso pesano — utilizzano invece il 1880, per l’ottimo motivo che fino ad allora non esistevano dati affidabili a livello globale riguardo alle temperature climatiche.

Per rendere la questione più complicata, fino alla conferenza COP21 di Parigi (2015), l’aumento che avrebbe causato la fine del mondo doveva essere di due gradi Celsius. L’accordo raggiunto in quella sede fissò la limitazione dell’incremento del riscaldamento globale a 2 °C, ma aprì la porta al nuovo limite, impegnando i firmatari a “proseguire comunque gli sforzi” per non superare i 1,5 °C oggi familiari. La motivazione alla base della modifica del target fu la preoccupazione di alcuni piccoli paesi marittimi di scomparire sott’acqua prima del previsto — una considerazione rimarcata a suo tempo dall’ex Presidente delle Maldive, Mohamed Nasheed, con una conferenza stampa del 2009 tenuta per l’appunto in immersione…

Inoltre, si sentiva la forte necessità di incrementare il senso di urgenza riguardo alla “emergenza clima”, non sempre evidente alle popolazioni. E poi, ammette un’attivista: “Due gradi pareva un numero solo buttato lì, mentre 1,5 gradi, con tanto di frazione decimale, fa più ‘scientifico’”. L’incertezza su dove, esattamente, starebbe il limite di sopravvivenza umana crea però un altro problema: Come faremo a sapere quando ci saremo?

Le temperature ambientali sono determinate non solo dal livello di CO2 nell’atmosfera, ma anche da eventi transitori come gli spostamenti periodici nell’oceano Pacifico delle correnti El Niño e La Niña. Come pure altri eventi, le grosse eruzioni vulcaniche per esempio, possono modificare la circolazione atmosferica in tutto il pianeta e far oscillare la temperatura globale su o giù di 0,2 °C dalla traiettoria del riscaldamento causato dall’uomo. Infatti, la World Meteorological Organization ritiene che ci sia una probabilità su quattro che la temperatura della superficie terrestre superi l’aumento di 1,5 °C in almeno uno degli anni già prima del 2025 — senza causa umana. Pertanto, si dovrà misurare il cambiamento su una media di più anni—non uno solo—prima di sapere di essere giunti al limite. Non si è ancora deciso né su quanti anni effettuare il monitoraggio né su come procedere. Ora, non c’è alcun dubbio: il pianeta si sta riscaldando. Ogni ghiacciaio che si ritira rivelando i resti di una precedente occupazione umana lo dimostra. Ciò però è per certi versi una consolazione: dimostra che tutto questo è già successo… Altrimenti, come avrebbero fatto i nostri antenati a infilarsi sotto tutto quel ghiaccio?

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