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Il colosso petrolifero cinese Cnooc si ritirerà dall’Occidente?

Il colosso petrolchimico cinese Cnooc vorrebbe cedere i propri asset negli Stati Uniti, in Canada e in Regno Unito per evitare l'impatto delle sanzioni. Ma ha già messo gli occhi su America latina e Africa. Tutti i dettagli

Stando a Reuters, la compagnia petrolchimica statale cinese CNOOC sarebbe sul punto di cedere le proprie operazioni negli Stati Uniti, in Canada e in Regno Unito. A motivare la decisione – secondo le fonti dell’agenzia – sarebbe il rischio che le sue proprietà in questi paesi possano venire colpite dalle sanzioni occidentali legate all’invasione russa dell’Ucraina.

COSA SUCCEDE TRA STATI UNITI E CINA

La settimana scorsa gli Stati Uniti hanno fatto sapere che la Cina, qualora dovesse aiutare la Russia a evadere le sanzioni – che, tra le altre cose, rendono più difficile al paese accedere alle riserve in valuta estera e processare i pagamenti internazionali -, potrebbe subire delle conseguenze. Pechino è legata a Mosca da una partnership strategica e non ha condannato l’aggressione russa all’Ucraina, almeno finora.

CNOOC (sta per China National Offshore Oil Corporation) è il maggiore produttore offshore di petrolio e gas in Cina. Non ha rilasciato commenti.

GLI ASSET DI CNOOC IN OCCIDENTE

Che un’azienda riveda il proprio portafoglio di asset, decidendo di cedere alcuni di questi, è normale, spiega Reuters; ma CNOOC è entrata nei mercati statunitense, canadese e britannico meno di una decina d’anni fa. Il primo passo fu l’acquisizione della società petrolifera canadese Nexen (poi CNOOC Petroleum North America): un accordo da 15 miliardi di dollari che diede a CNOOC un’impronta internazionale.

Stando ai calcoli di Reuters, gli asset che CNOOC si appresterebbe a cedere producono all’incirca 200mila barili di petrolio equivalente al giorno. Consistono, tra le altre cose, in quote di proprietà di grandi campi di idrocarburi nel mare del Nord e nel golfo del Messico e progetti di oil sands (un tipo di petrolio particolarmente viscoso) in Canada.

Il mese scorso sempre Reuters rivelò che CNOOC si era rivolta a Bank of America per preparare la vendita delle sue proprietà nel mare del Nord.

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COSA FA CNOOC IN BORSA

CNOOC punta a raccogliere 5,5 miliardi di dollari con la sua quotazione alla borsa di Shanghai entro aprile, provando a cavalcare la fase di prezzi alti dell’energia: la compagnia si aspetta di vedere i propri profitti del primo trimestre del 2022 aumentare del 62-89 per cento su base annua.

Le previsioni dicono che sarà la decima quotazione più grande in Cina. CNOOC è già quotata a Hong Kong.

I fondi raccolti serviranno a potenziare l’estrazione di gas e petrolio in Cina, dato che il governo – CNOOC è sotto controllo statale – ha intenzione di rafforzare la sicurezza energetica nazionale. La Cina è il paese che importa più petrolio e gas liquefatto al mondo.

Lo scorso ottobre CNOOC è stata revocata dalle negoziazioni (si parla di delisting, in gergo) alla borsa di New York. La passata amministrazione americana di Donald Trump inserì la compagnia in una lista nera sulla base dei suoi legami con l’apparato militare cinese.

VIA DALL’OCCIDENTE, MA…

CNOOC sembrerebbe volersi distaccare dall’Occidente, ma potrebbe compensare la mossa con l’acquisizione di nuovi asset in America latina e in Africa: più nello specifico in Brasile, Guyana e Uganda.

DIFFICOLTÀ OPERATIVE E BUROCRATICHE

Una fonte ha detto a Reuters che le proprietà che CNOOC vorrebbe cedere in Regno Unito, Canada e America sono “marginali e complesse da gestire”. Ad esempio quelli che appartenevano a Nexen, dagli alti costi operativi. Negli Stati Uniti, invece, le difficoltà sembrerebbero essere innanzitutto burocratiche: la compagnia avrebbe cioè difficoltà a ottenere le autorizzazioni di sicurezza richieste dalle autorità americane per i dirigenti cinesi che entrano nel paese. Le operazioni nelle acque profonde del golfo del Messico sono complesse da un punto di vista tecnologico e CNOOC avrebbe bisogno di affidarsi a dei partner, ma le opportunità di collaborazione sembrano essersi ristrette.

Negli Stati Uniti CNOOC possiede degli asset nei bacini di shale (rocce dalle quali si estraggono idrocarburi non convenzionali) di Eagle Ford e Rockies, e delle quote di proprietà nei grandi campi offshore di Appomattox e Stampede nel golfo del Messico. Gli asset principali in Canada si trovano nella provincia dell’Alberta, quella che ospita le maggiori riserve petrolifere, a Long Lake e ad Hangingstone.

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