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Cina

Metalli, la Cina manda un messaggio a Trump con i controlli all’export?

Da dicembre la Cina applicherà nuove restrizioni al commercio di materie prime e macchinari a uso militare-civile, come il magnesio e le leghe di alluminio. Si tratta di un avvertimento a Trump, che minaccia dazi contro Pechino?

Nei giorni scorsi il ministero del Commercio della Cina ha fornito dettagli sulle nuove restrizioni all’esportazione di beni e tecnologie “a uso duale”, cioè utilizzabili in contesti sia civili che militari. Nell’elenco dei prodotti soggetti a queste limitazioni – che entreranno in vigore dal 1 dicembre – ci sono anche materie prime e metalli molto presenti nelle filiere dell’elettronica, come il tungsteno, la grafite, il magnesio e le leghe di alluminio.

LA CINA E L’ARMA DEI METALLI

La Cina è la maggiore produttrice al mondo di tungsteno (vale da sola più dell’80 per cento del totale mondiale) e di magnesio (circa il 90 per cento), oltre che la principale raffinatrice di grafite per le batterie (con una quota che si aggira sul 70 per cento).

I materiali menzionati finora non sono indispensabili soltanto per la manifattura di dispositivi elettronici, ma si utilizzano anche nella costruzione di armi e veicoli per la difesa, l’aviazione e lo spazio.

Nell’ultima lista dei prodotti “controllati” compaiono anche alcuni macchinari, come i convertitori analogico-digitale in grado di funzionare a temperature comprese tra i 125 gradi Celsius e i -54 °C, oppure le apparecchiature per la separazione degli isotopi di litio.

UNA RISPOSTA A TRUMP?

Il quotidiano giapponese Nikkei Asia ha collegato l’inasprimento delle normative commerciali cinesi alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti: Trump, infatti, ha promesso di imporre dazi del 60 per cento su tutti i beni importati dalla Cina.

Sono già anni, in realtà, che Pechino inasprisce i controlli alle esportazioni di minerali critici come il gallio, il germanio e le terre rare in risposte alle restrizioni statunitensi sul commercio di semiconduttori avanzati e macchinari di chipmaking.

CHE SUCCEDE A TSMC

A proposito di semiconduttori, una decina di giorni fa la compagnia taiwanese Tsmc – il più grande produttore di microchip a contratto – ha comunicato ad alcuni clienti cinesi la sospensione delle esportazioni di chip da sette nanometri o inferiori che si utilizzano come acceleratori per l’intelligenza artificiale o nelle unità di elaborazione grafica, conformandosi alla richiesta del governo americano.

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