Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, già alla Casa Bianca dal 2017 al 2021, ha promesso di imporre dazi del 60 per cento su tutti i beni importati dalla Cina, un’aliquota molto più alta di quelle – tra il 7,5 e il 25 per cento – applicate durante il suo primo mandato.
Oltre ad “appesantire” le importazioni dalla Cina, Trump ha detto anche di voler mettere delle tariffe fino al 20 per cento sui prodotti provenienti dagli altri paesi, con l’obiettivo di proteggere l’industria americana e di favorire il ritorno in patria della produzione manifatturiera precedentemente delocalizzata all’estero.
STEVE MADDEN (SCARPE) PREPARA L’USCITA O QUASI DALLA CINA
Proprio la Cina è stata a lungo, per le aziende statunitensi, un’importante base manifatturiera in virtù dei suoi bassi costi di produzione; adesso, però, il ritorno di Trump sta convincendo alcune di queste a trasferirsi. Ad esempio Steve Madden, grossa azienda newyorkese che realizza scarpe e accessori di moda, vuole ridurre del 40 per cento la produzione in Cina entro il 2025: l’obiettivo precedente era del 10 per cento.
L’amministratore delegato di Steve Madden, Edward Rosenfeld, ha detto che se la nuova amministrazione Trump intende davvero imporre “tariffe significative sulla Cina”, ciò avrà “ogni sorta di implicazioni ad ampio raggio non solo nella catena di approvvigionamento, ma nell’economia in generale”.
Al momento, poco meno del 50 per cento del business di Steve Madden verrebbe impattato dai dazi sulle importazioni cinesi, ma la quota potrebbe scendere intorno al 25 per cento già dall’anno prossimo se la società riuscirà a realizzare il piano di distacco dal paese. Tra i paesi selezionati da Steve Madden per riposizionare la propria catena di approvvigionamento ci sono il Vietnam, il Messico e la Cambogia.
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Fino a qualche anno fa Steve Madden importava dalla Cina quasi il 95 per cento dei prodotti che vendeva negli Stati Uniti. In passato Rosenfeld aveva dichiarato che sarebbe stato complicato ridurre la dipendenza dal paese a un tasso annuo superiore al 10 per cento. Anche oggi, comunque, nonostante l’accelerazione del piano di diversificazione, non è chiaro in che modo verranno raggiunti gli obiettivi.
L’IMPATTO DEI DAZI SUI FORNI A MICROONDE, SULLE LETTIERE PER GATTI E NON SOLO
Il direttore finanziario di Whirlpool, Jim Peters, ha detto che il prodotto principale che la sua azienda esporta dalla Cina sono i forni a microonde, i cui prezzi per i consumatori americani potrebbero quindi aumentare a causa dei dazi. Peters ha comunque assicurato che Whirlpool è meno esposta di altre società visto che produce negli Stati Uniti la maggior parte degli elettrodomestici che vende nel paese.
Church & Dwight, azienda specializzata in prodotti per l’igiene personale, ha fatto sapere di aver spostato parte della sua produzione fuori dalla Cina, specie per quanto riguarda gli idropulsori orali Waterpik per la pulizia dei denti.
A costare di più, per gli americani, saranno anche le lettiere per gatti in gel di silice (o silica gel), dato che la Cina è l’unico paese da cui ci si può rifornire di questo materiale: l’ha detto l’amministratore delegato di Oil-Dri, Dan Jaffee.