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Cina

Non solo gas: tutte le armi energetiche puntate contro l’Ue

L'Unione europea rischia di passare dalla dipendenza dalla Russia per il gas alla dipendenza dalla Cina per le tecnologie verdi. Cosa scrivono Andrea Greco e Giuseppe Oddo nel nuovo libro "L'arma del gas" pubblicato il 3 ottobre

Dopo l’invasione dell’Ucraina, l’Unione europea ha iniziato a lavorare per ridurre la dipendenza dalla Russia sul gas naturale – che prima della guerra copriva il 40 per cento dei consumi a livello comunitario – con l’obiettivo di azzerarla entro il 2027. Il distacco totale deve ancora avvenire, ma il riorientamento delle forniture energetiche sul Vecchio continente può già essere considerato la fine di un’epoca. Chissà se i rapporti verranno riallacciati in futuro, qualora la Russia accettasse le sue responsabilità e avviasse un serio percorso di democratizzazione: impossibile dirlo, oggi.

DA UNA DIPENDENZA ALL’ALTRA?

L’Europa si sta liberando dalla dipendenza energetico-politica dalla Russia, ma potrebbe ritrovarsi in una condizione simile rispetto alla Cina, che domina le filiere delle materie prime e dei dispositivi per le energie pulite. Sul solare fotovoltaico, per esempio – scrivono Andrea Greco e Giuseppe Oddo nel loro nuovo libro, L’arma del gas (Feltrinelli) uscito il 3 ottobre – “nella Repubblica popolare cinese è concentrato l’80% dell’industria mondiale di settore, pari a un giro d’affari di 30 miliardi di dollari”.

LA CINA DOMINA LA FILIERA DEI PANNELLI SOLARI…

“Il 70% della produzione mondiale di pannelli e il 97% della produzione mondiale dei wafer di silicio utilizzati nelle celle solari” si trovano in Cina, scrivono Greco e Oddo, che “ha investito 50 miliardi di dollari nella crescita del settore, dieci volte di più dell’Europa”. Qualche settimana fa l’industria solare europea, rappresentata da SolarPower Europe, ha lanciato l’allarme: il massiccio afflusso di pannelli solari cinesi a basso costo sta spingendo le aziende d’Europa sull’orlo della bancarotta.

… E QUELLA DELLE BATTERIE

Al di là dei dispositivi fotovoltaici, dalla Cina – ricordano i due giornalisti – “proviene l’80% delle batterie ricaricabili agli ioni di litio”, necessarie ai veicoli elettrici e allo stoccaggio dell’energia rinnovabile.

L’Agenzia internazionale dell’energia “stima che da qui al 2040 il numero dei veicoli elettrici in circolazione potrebbe crescere di venticinque volte con un aumento esponenziale (da tredici a quarantadue volte) della domanda mondiale di litio”, di cui la Cina controlla oltre il 65 per cento della raffinazione a livello globale.

IL CONTROLLO SUI METALLI

Pechino è la maggiore estrattrice e raffinatrice di pressoché tutti i metalli per le batterie (come manganese, cobalto, grafite e nichel) e delle terre rare per i magneti presenti nelle turbine eoliche e nelle auto elettriche.

“Molte di queste risorse critiche”, si legge in L’arma del gas, “sono presenti in Africa, in paesi di cui la Cina […] è oggi un importante partner economico-finanziario”, specialmente in Congo, il paese in cui si concentrano i depositi di cobalto.

“Secondo stime di Bloomberg basate sui piani ufficiali di decarbonizzazione, per azzerare le emissioni nette al 2050 serviranno 242 milioni di tonnellate di metalli critici, quasi cinque volte le quantità attuali, per un controvalore di 10mila miliardi di dollari, con immense quantità di rame, acciaio e alluminio per quasi raddoppiare la rete elettrica su scala globale […]. Essendone quasi completamente sprovvista, l’Europa dipenderà dalle importazioni di risorse critiche”.

Ecco allora che, a meno che non riuscirà a rafforzare le capacità industriali interne e a sviluppare filiere alternative con gli alleati democratici (Stati Uniti, Canada e Australia, soprattutto), l’Unione europea potrebbe ritrovarsi a dipendere dalla Cina, esponendosi al rischio di ritorsioni politiche sulle forniture non diverse da quelle che la Russia ha commesso più volte – già dal 2006, non certo dal 2021-2022 – con i paesi del Vecchio continente.

“I paesi della Ue”, chiosano Greco e Oddo, “sembrano come i capponi di Renzo tenuti per le zampe a spenzolare, che anche a testa in giù continuano a beccarsi”.

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