Il piano dell’Arabia Saudita per diventare una potenza mineraria internazionale prosegue. Il paese, che è il maggiore esportatore al mondo di petrolio, ha concluso un accordo con la compagnia metallifera brasiliana Vale per diventare azionista di minoranza della sua unità dedicata al rame e al nichel, due metalli critici per la transizione energetica. L’unità in questione è valutata 26 miliardi di dollari.
L’ACCORDO TRA VALE, L’ARABIA SAUDITA ED ENGINE NO. 1
Giovedì sera Vale ha annunciato di aver raggiunto due accordi separati con altrettante entità per la cessione di una quota complessiva del 13 per cento delle sue operazioni sui metalli di base. Il valore dell’operazione è di 3,4 miliardi di dollari.
Il 10 per cento dell’unità di Vale sarà di proprietà di una joint venture saudita chiamata Manara Minerals, formata dal Public Investment Fund, il fondo sovrano nazionale, e dalla compagnia mineraria statale Ma’aden. Il 3 per cento andrà invece alla società di investimento statunitense Engine No. 1.
TUTTE LE MOSSE DI VALE E DEI SAUDITI SUI METALLI CRITICI
A gennaio il Public Investment Fund e Ma’aden avevano firmato un accordo per l’istituzione di un ente – finanziato con oltre 3 miliardi di dollari – dedicato agli investimenti nei metalli, in particolare quelli cruciali per la transizione ecologica. Quello in Vale è il primo, grande investimento.
Vale ha fatto sapere di voler realizzare nuovi progetti di rame e nichel (entrambi i metalli sono presenti nelle auto elettriche: il rame è un ottimo conduttore elettrico, il nichel serve nelle batterie) tra il Brasile, il Canada e l’Indonesia per un valore di 30 miliardi di dollari in dieci anni.
L’Arabia Saudita, invece, sta aumentando gli investimenti nei metalli per ridurre il peso del petrolio sulla sua economia e posizionarsi come un attore centrale per la transizione energetica: vuole aumentare le installazioni di impianti eolici e solari, da sfruttare eventualmente per la produzione di idrogeno verde, e ha intenzione di dotarsi di capacità di raffinazione di litio (BMW si è già prenotata il materiale).
COME VA VALE
Vale è un vero e proprio gigante dell’industria mineraria globale, ha scritto il Financial Times, con una capitalizzazione di mercato di 67 miliardi di dollari. La stragrande maggioranza dei suoi ricavi, ossia l’80 per cento, dipendono però dal minerale di ferro. Proprio il calo dei pezzi del minerale di ferro ha contribuito al crollo di quasi l’80 per cento (su base annua) dei profitti di Vale nel secondo trimestre del 2023: l’utile netto è stato di 892 milioni di dollari, ben al di sotto delle aspettative degli analisti.