L’Arabia Saudita ha intenzione di costruire una seconda raffineria di litio, un metallo fondamentale per le batterie dei veicoli elettrici, con l’obiettivo di posizionarsi come una fornitrice affidabile per le case automobilistiche occidentali. Attualmente, infatti, quasi il 60 per cento della capacità globale di raffinazione del litio si concentra in Cina, dalla quale però gli Stati Uniti e l’Unione europea vogliono ridurre la dipendenza per gli approvvigionamenti di materiali e componenti strategici (si parla in gergo di de-risking).
EUROPEAN LITHIUM E BMW LE AZIENDE COINVOLTE
Lo spodumene, ossia la materia grezza per l’impianto, proverrà dall’Austria meridionale, mentre l’idrossido di litio raffinato sarà destinato alla casa tedesca BMW.
La proprietà dello stabilimento verrà divisa a metà tra European Lithium, una startup mineraria australiana, e il gruppo industriale saudita Obeikan Investment Group. Il costo della raffineria è stimato sui 350-400 milioni di dollari, e la produzione di idrossido di litio comincerà probabilmente nel 2026.
“Gran parte del mondo è preoccupato per quello che potrebbe accedere se la Cina interrompesse le sue esportazioni” di litio, ha dichiarato il presidente esecutivo di European Lithium, Tony Sage. “Sarebbe un disastro per la transizione energetica”, che ha bisogno delle batterie – e dei metalli per costruirle, di conseguenza – per alimentare i veicoli elettrici e stoccare l’elettricità generata dalle fonti rinnovabili.
L’ARABIA SAUDITA VUOLE DIVENTARE UNA RAFFINATRICE DI METALLI CRITICI
Il progetto in Arabia Saudita non è importante solo per European Lithium, che vuole crescere, e per l’industria automobilistica europea, che è alla ricerca di nuovi fornitori, ma anche per Riad stessa. L’Arabia Saudita è il paese che esporta più petrolio al mondo ma sta cercando di diversificare la propria economia al di là del greggio, per non venire danneggiata dal calo dei consumi di combustibili fossili ma anzi sfruttare a proprio vantaggio la transizione energetica.
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Il settore della raffinazione di metalli critici è particolarmente attraente in questo senso, vista la domanda globale di alternative alla Cina. L’Arabia Saudita è entrata in quest’industria già a inizio anno, firmando un accordo con EV Metals – un’azienda australiana che realizza batterie – per la costruzione di un impianto per la produzione di idrossido di litio dal 2026.
L’Arabia Saudita può diventare un soggetto molto rilevante nel mercato della raffinazione di metalli critici grazie al suo basso costo dell’energia, che le permette di compensare gli elevatissimi consumi energetici di quest’attività.
LA PRODUZIONE DI AUTOMOBILI
Riad non vuole fermarsi ai raffinati, però: punta ad arrivare al 2030 con una produzione annua di 500.000 veicoli. Tra le aziende automobilistiche attive nel paese c’è Lucid Motors, statunitense, di cui Public Investment Fund (il fondo sovrano saudita) ha acquisito una quota di maggioranza.
Il fondo – guidato dal principe ereditario Mohammed bin Salman, principale artefice della ristrutturazione economica saudita – ha anche avviato un proprio marchio di veicoli elettrici, Ceer, che collaborerà con BMW e con l’azienda taiwanese di componentistica elettronica Foxconn per arrivare a produrre 170.000 veicoli all’anno.
I PATTI CON BMW PER IL LITIO
I patti con BMW prevedono che la raffineria saudita fornisca, a partire dal 2027, novemila tonnellate all’anno di idrossido di litio per le batterie alla casa automobilistica.
European Lithium – scrive il Financial Times – ha detto di aver bisogno di investimenti in conto capitale per 800-900 milioni di dollari per la costruzione della miniera di spodumene in Austria, di un concentratore per il minerale e della raffineria in Arabia Saudita. L’azienda, già presente sulla borsa australiana, sta puntando a quotarsi anche sul mercato NASDAQ statunitense tramite un veicolo di investimento (o SPAC).