“Da azionista dico: non bisogna pensare solo agli azionisti”. Non è certamente un elogio questa frase che oggi il presidente della Fondazione Crt, Giovanni Quaglia, riserva al numero uno di Unicredit, Jean-Pierre Mustier.
La fondazione piemontese Crt possiede l’1,65% di Unicredit ma non ha più un consigliere di amministrazione come in passato (quando Fabrizio Palenzona arrivò a essere il vicepresidente della banca con un ruolo tutt’altro secondario nelle dinamiche di Unicredit).
IL RABBUFFO DI QUAGLIA INDIRIZZATO A UNICREDIT
Un messaggio per nulla tranquillizzante per Mustier quello di Quaglia, che in sostanza dice al capo azienda del gruppo bancario solcato da piani, tensioni e fibrillazioni tra azionisti e con i sindacati per i tagli al personale che serve trovare accordi e consensi anche negli altri stakeholders citati espressamente: “Clienti privati, imprese, lavoratori”.
LE PARTECIPAZIONI DI CRT NON SOLO IN UNICREDIT
Fondazione Crt detiene il il 5,01% di Atlantia, l’1,47% di Banco Bpm, l’1, 65% di Unicredit, l’1,65% di Generali, l’1,5% di Cdp e l’1% di Sias, che in questi anni hanno garantito “dividendi sufficienti per affrontare tranquillamente gli impegni con il territorio”, ha sottolineato la fondazione di recente. Una diversificazione – rispetto alla passata concentrazione su Unicredit – che ha migliorato secondo i vertici di Crt il flusso finanziario in entrata per l’ente.
CHE COSA HA DETTO QUAGLIA DI CRT AL SOLE 24 ORE SU UNICREDIT
Avete ancora una quota dell’1,65% in UniCredit pur non essendo più presenti in Cda. Soddisfatto del nuovo piano presentato dal ceo Mustier?, ha chiesto oggi il Sole 24 Ore al presidente della Fondazione Crt. Risposta di Quaglia: “Bisogna riconoscere che il lavoro fatto finora da Mustier ha migliorato la posizione competitiva della banca in un contesto di mercato difficile. Nel nuovo piano di UniCredit c’è grande enfasi sul taglio dei costi. Auspichiamo che il piano venga portato avanti nel pieno rispetto di tutti gli stakeholders: clienti privati, imprese, lavoratori. Da azionista dico: non bisogna pensare solo agli azionisti”.
IL CASO DELLA NOMINA DI BISONI A PRESIDENTE DI UNICREDIT
Non è la prima volta che le fondazioni azioniste di Unicredit sbuffano contro il vertice. Il caso della nomina di Cesare Bisoni (classe 1944) a presidente di Unicredit al posto di Fabrizio Saccomanni ha fatto da detonatore anche fra gli azionisti del gruppo bancario. La fondazione Cariverona, primo socio italiano di Unicredit con circa l’1,8%, non ha apprezzato troppo – nelle scorse settimane – la nomina gestita da Mustier. E Alessandro Mazzucco, presidente della fondazione veronese, lo ha esternato, anche sulla scia anche di rumors provenienti della Vigilanza secondo cui la scelta di Bisoni sarebbe transitoria.
CHI CRITICA MUSTIER DALL’INTERNO DI UNICREDIT
Ha scritto il settimanale Milano Finanza: “Com’è stato possibile – è stato il succo della critica di Mazzucco – che appena cinque settimane dopo l’improvvisa scomparsa di Fabrizio Saccomanni, a ridosso di Ferragosto, la governance di una grande banca europea, public company su scala globale, abbia partorito una successione «fatto compiuto» promuovendo il proprio «consigliere anziano»? Come mai al vertice di Unicredit si affaccia un presidente che oggettivamente non vanta il curriculum internazionale dei due precedenti (Giuseppe Vita prima di Saccomanni)? Come mai un’opzione simile in un momento critico per il gruppo pilotato da Mustier, alla vigilia della presentazione del nuovo masterplan?”.
L’ELOGIO A SORPRESA DI MESSINA FATTO DA MAZZUCCO
A completare il quadro c’è una frase di Mazzucco nella sua recente intervista dorso veneto del Corriere della Sera che in casa Unicredit è stata letta come una critica indiretta a Mustier (sulla scia peraltro di una sortita simile tempo fa di Fabrizio Palenzona, già vicepresidente di Unicredit e deus ex machina della fondazione Cassa di risparmio di Torino) visto che ha elogiato il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: “Messina ha ragione: il Nord non va penalizzato”, ha detto papale papale Mazzucco, alla testa di una fondazione che non è azionista di Intesa Sanpaolo bensì di Unicredit.