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Caio

Saipem, ecco perché gli analisti bocciano Caio (sarà sostituito da Eni e Cdp?)

Molti report su Saipem tirano in ballo direttamente la gestione Caio. Mentre gli azionisti (Eni e Cdp) studiano l'aumento di capitale, Mediobanca apre un faro sul bond in scadenza e il vertice è in bilico. Fatti, numeri, commenti e rumors

 

Saipem continua a sprofondare. Non solo a Piazza Affari.

Due giorni di ruzzoloni in Borsa: dopo la comunicazione sulle grosse perdite previste nel bilancio civilistico del 2021 (per oltre un terzo del capitale sociale), martedì le azioni di Saipem hanno continuato a perdere valore alla borsa di Milano. La società, controllata da Eni e Cdp Industria, ha ceduto il 29,3 per cento (1,36 euro). E anche giovedì 3 febbraio ha chiuso in territorio negativo: meno 6%.

Ora gli azionisti lavorano su due fronti: quello del debito, con un finanziamento da un miliardo da ristrutturare con le banche (con un bond in scadenza che tiene in ansia gli investitori, secondo Mediobanca), e il capitale per colmare le perdite 2021, che il mercato stima in 2 miliardi, da appianare con un aumento attorno a 1,5 miliardi.

“Non è detto che la “manovra” la farà l’amministratore delegato Francesco Caio, nell’occhio del ciclone per l’improvvisa inversione a U sulle stime. Eni e Cdp stanno pensando se affiancargli qualcuno che rafforzi la gestione, anche agli occhi del mercato”, ha scritto oggi Repubblica.

Stando al confronto in corso in queste ore tra i due soci di riferimento Eni e Cdp Industria, sta emergendo la necessità in capo a Saipem di rivedere innanzitutto l’assetto gestionale-operativo che sarebbe – secondo la ricostruzione del Sole 24 Ore – il “vulnus” dal quale è partita l’onda d’urto sui conti e rispetto al quale i soci starebbero valutando – ma nulla è stato ancora deciso – un’operazione di affiancamento del management.

Sarebbe, infatti, sul fronte gestionale-operativo che si sarebbero verificate le criticità rilevanti in termini di valutazioni dei rischi delle commesse, “dalle quali sarebbe poi scaturita la revisione del backlog alla base del taglio delle stime annunciato lunedì scorso. Ed è dunque su quel versante – è il ragionamento che circola tra i due azionisti -, che il board di Saipem deve svolgere le necessarie valutazioni e assumere le decisioni conseguenti”, ha aggiunto il quotidiano economico-finanziario.

Secondo la ricostruzione di Startmag, Caio non sarà sostituito ora anche perché Eni e Cdp vogliono comprendere portata e ragioni del profit warning e se ci sono state responsabilità di qualche tipo – o solo di mera sottovalutazione di eventi o fattori negativi – nella condotta del numero uno di Saipem.

VERSO UNA NUOVA SAIPEM?

Eppure, solo lo scorso ottobre, l’amministratore delegato Caio, nel presentare il piano strategico quadriennale al 2025 che avrebbe dovuto portare a una “nuova Saipem”, parlava di investimenti per 1,5 miliardi di euro e dell’azienda come di un “abilitatore tecnologico di strategie low-carbon“. E invece, rispetto all’outlook offerto circa tre mesi fa, l’EBITDA e i ricavi sono calati di 1 miliardo.

Ora, invece, il baratro di Borsa dopo il terzo profit warning: una situazione che fa riemergere i rumors di una potenziale uscita di Caio, magari per andare in qualche controllata di Stato (qui fatti, nomi e indiscrezioni in un articolo di Start Magazine)

VERSO L’AUMENTO DI CAPITALE: ENI E CDP IN CAMPO

Si rafforza l’ipotesi dell’aumento di capitale, peraltro suggerita dalle stesse norme evocate nella nota societaria (articolo 2446 del codice civile). E le banche osservano con attenzione anche sul debito: in questo momento soprattutto sulla linea di credito rotativa (revolving credit facility) da un miliardo di euro, con scadenza nel 2023 e contenente una clausola di financial covenant che prevede il rispetto del rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda, da rilevare sulla base dei dati al 31 dicembre, non superiore a 3,5 volte. “La linea di finanziamento sottoscritta nel 2015, è stata rivista nel corso del 2018 quando si è deciso di ridurre l’importo (originariamente fissato in 1,5 miliardi) e di estenderne la scadenza (portandola da dicembre 2020 fino a luglio 2023). E ora le banche sono di nuovo in campo, per capire come muoversi a fronte delle nuove difficoltà”, ha scritto il Sole 24 Ore.

DOSSIER BOND

Gli occhi di operatori e addetti ai lavori sono puntati sui titoli Saipem da 500 milioni, a cedola fissa del 2,75%, emessi nel 2018 e in scadenza il 5 aprile, secondo La Stampa: “A lanciare l’allarme, tra le righe, una nota di ieri degli analisti di Mediobanca Securities, secondo cui, alla luce delle nuove stime sui risultati negativi del 2021 diffuse a sorpresa dall’azienda due giorni fa, «la liquidità disponibile», calcolata in 700 milioni in un quadro che viene definito «poco chiaro», potrebbe«non essere sufficiente a ripagare l’obbligazione in scadenza ad aprile, e a far fronte all’aumento dell’indebitamento netto nel corso del2022»”.

IL PARERE DI BANCA AKROS

Ma cosa pensano gli analisti finanziari e le banche d’affari del caso Saipem?

Banca Akros ha aggiornato le stime su Saipem alla luce dei nuovi numeri, abbassando il prezzo-obiettivo sul titolo a 1,7 euro (da 2,2) e riducendo il giudizio a reduce (da neutral).

“ERRORI DI GESTIONE”

Kepler Cheuvreux ha detto che è “veramente sorprendente, secondo noi, vedere che meno di tre mesi dopo il Capital Markets Day la società ha emesso un warning, che fa sorgere molte domande sul management”. La dimensione del warning, aggiunge, “evidenzia chiaramente errori di gestione”.

COSA PENSA BESTINVER

Bestinver Securities sostiene – come riporta Mf/Milano Finanza – che “il profit warning e la necessità di un aumento di capitale arrivano come una doccia fredda, in quanto Saipem ha presentato il 27 ottobre scorso il suo piano industriale 2021-2025, escludendo il rischio di un aumento di capitale, confermando un EBITDA al positivo nel secondo semestre e indicando obiettivi molto ambiziosi per i prossimi anni”.

Come ricordato da Bestinver, Saipem è passata per un’operazione di aumento di capitale di 3,5 miliardi nel 2016 e accumulato perdite per 1,9 miliardi dal 2017 al 2020; alla somma vanno aggiunte perdite per circa 2 miliardi nel 2021.

“Riteniamo che un tale mutamento strutturale di prospettive a distanza di soli tre mesi dalla presentazione del piano industriale possa minare la fiducia del mercato nel management”.

I GIUDIZI DI INTESA SANPAOLO E MEDIOBANCA

Intesa Sanpaolo conferma il suo giudizio hold e il prezzo-obiettivo di 2,1, ma guarda con preoccupazione all’aumento di capitale.

Anche Mediobanca Securities lascia invariati giudizio e prezzo-obiettivo (neutral e 2 euro), ma fa notare come quello di ieri sia “il terzo profit warning di seguito da quando il management ha preso la guida della società lo scorso anno”.

“Ancora più importante”, prosegue, “gli investitori si chiederanno se sarà necessario nuovo capitale e il potenziale impatto diluitivo sulla valutazione per gli azionisti della società, come durante le ultime emissioni di diritti nel 2016”.

COSA DICE BARCLAYS

Barclays scrive che “il futuro di Saipem, nella sua forma attuale, è ancora una volta avvolto nell’incertezza. L’unico aspetto positivo è che Saipem possiede due importanti detentori strategici in Eni (30,54%) e CDP (12,55%) che finora sono stati di supporto nel corso dei problemi di lunga data di Saipem. Inoltre il suo core business è in un mercato in miglioramento”.

Ad essere “andato male” per Saipem, sostiene Barclays, sono le difficoltà riscontrate nel progetto eolico offshore nel mare del Nord, che ne hanno fatto lievitare i costi, e l’aumento dei prezzi delle materie prime e della logistica.

“La storia ci suggerisce che le prime stime sui costi sono spesso molto conservative”, nota Barclays. “Dunque, l’azienda affronta un periodo prolungato di bassi margini e il percorso di recupero presentato dal nuovo management […] a fine ottobre 2021 non è più valido”.

“La velocità della svolta getterà probabilmente un’ombra sul nuovo management, che ha presentato la sua visione solo alla fine dell’anno scorso. Tuttavia, all’epoca, i rischi in corso sono stati evidenziati. Troviamo difficile credere, tuttavia, che gli investitori avessero un worst-case scenario grave come quello dei superamenti dei costi ora annunciato”.

Barclays sostiene che una parte dei problemi riscontrati da Saipem siano “auto-inflitti”, come l’ottenimento di contratti “con termini non ottimali”. Il resto dei problemi sono il “risultato delle condizioni di mercato per le attrezzature e i materiali”, anche se – nota la banca britannica – “non tutte le aziende affronteranno le stesse sfide” perché “condizioni contrattuali differenti e stadi di esecuzione diversi significa che tutte loro affronteranno sfide diverse”.

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