Forcing istituzionale per sbloccare i finanziamenti a due progetti italiani all’estero in campo energetico che hanno già avuto il via libera del ministero degli Esteri e del ministero dell’Economia.
In particolare – secondo la ricostruzione di Startmag– il ministero dell’Economia e delle finanze, guidato da Daniele Franco sta premendo su Cassa depositi e prestiti (Cdp, controllata dal Mef e partecipata dalle fondazioni bancarie) per finanziare i progetti energetici all’estero – uno in Egitto e uno in Russia – che hanno ricevuto già la garanzia della Sace, la società statale che assicura le aziende italiane attive all’estero.
LA LINEA DI CDP
Perché secondo Tesoro e Farnesina ci sarebbe una sorta di stallo? Secondo le indiscrezioni raccolte da Startmag, l’opera di moral suasion dell’Economia si concentra su Cassa depositi e prestiti (Cdp). Il cui nuovo amministratore delegato Dario Scannapieco, già vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (Bei), è stato uno dei precursori degli standard ESG per la finanza, ovvero quei criteri che “misurano” la sostenibilità ambientale, sociale e di governance di un investimento. I due progetti in questione – che hanno già avuto il via libera ministeriale in quando considerati operazioni di sistema – riguardano fonti energetiche fossili – petrolio e gas naturale, nello specifico – e sembrerebbero essere incompatibili secondo la linea “verde” di Cdp.
RIUNIONI TRA MEF E CDP
Tra gli uffici del Tesoro e della Cdp ci dunque in corso riunioni per risolvere la questione ESG. Il ministero dell’Economia punta ad accelerare. Anche se specie sull’Egitto ci sono anche considerazioni geopolitiche che condizionerebbe l’operazione, secondo alcuni osservatori.
IL PROGETTO ASYUT IN EGITTO
Il primo dei due progetti è in Egitto, nel governatorato di Asyut (o Assiut), nella parte centro-orientale del paese. Riguarda la costruzione di varie unità di hydrocracking (un processo di conversione degli idrocarburi di tipo pesante in frazioni leggere) e hydrotreating nel grande complesso di raffinazione dell’area che punta a rendere l’Egitto meno dipendente dagli acquisti di prodotti petroliferi dall’estero: al di là della vulnerabilità energetica, le importazioni pesano molto sul bilancio statale.
La commessa vale circa 2,8 miliardi di dollari ed è stata assegnata a Technip Italy, divisione italiana di TechnipFMC, gruppo francese e con sedi nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Opera nel settore dell’ingegneria petrolifera e gasiera, ed è pertanto un concorrente di Saipem, la società del gruppo Eni di cui Cassa depositi e prestiti possiede una quota del 12,5 per cento.
Alla cerimonia di firma dell’accordo tra Technip Italy e le autorità egiziane, a luglio dell’anno scorso, erano presenti anche l’ambasciatore italiano e i rappresentanti di Cdp e di Sace, secondo la cronaca dell’agenzia Nova.
Il complesso di raffinazione di Asyut viene presentato come un progetto in linea con gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni perché, pur trattando idrocarburi, consentirà di ottenere anche prodotti petroliferi meno inquinanti (ad esempio combustibili ad alto numero di ottani) di quelli attualmente diffusi in Egitto. Oggi il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha inaugurato il sito di Asyut.
Lo scorso ottobre Saipem e TechnipFMC hanno annunciato un accordo commerciale globale per la realizzazione congiunta di progetti.
IL PROGETTO ARCTIC LNG 2 IN RUSSIA
Techinip – ma stavolta anche Saipem, in maniera diretta – è coinvolta anche nell’altro progetto puntato dal ministero dell’Economia: il progetto Arctic LNG 2 in Russia sul gas naturale, che racchiude SAREM (joint venture tra Saipem e Renaissance), l’azienda gasiera russa Novatek e la Sace. Alla firma dei contratti, nel dicembre 2018 a Palazzo Chigi, era presente anche Luigi Di Maio, allora vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro.
Ad agosto del 2019 Saipem sottoscrisse un accordo con Technip France SA e NIPIgaspererabotka per partecipare alla joint venture sul progetto Arctic LNG2: prevede la costruzione e l’avviamento di tre linee per il gas liquefatto da installare su piattaforme a gravità in cemento (commissionate a Saipem per 2,2 miliardi di euro) nella regione russa di Yamal.
Già nel 2018 Il Sole 24 Ore scriveva che “l’appoggio del Governo italiano nel caso di Arctic Lng 2 è solido”.
(articolo in aggiornamento)