Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che la Russia accetterà solo pagamenti in rubli per le forniture di gas naturale agli stati considerati “ostili”.
COSA HA DETTO PUTIN
“Ho preso la decisione” – ha detto oggi Putin durante una riunione con il governo russo – “di passare ai pagamenti in rubli per le nostre forniture di gas naturale ai cosiddetti Paesi ostili, smettendo di usare le valute compromesse in queste transazioni”. Le banche avranno una settimana per adeguarsi al cambio di politica e sviluppare un meccanismo che permetta i pagamenti in rubli.
Putin ha poi aggiunto che non ha senso, per la Russia, esportare merci negli Stati Uniti o nell’Unione europea utilizzando dollari o euro. Una dichiarazione che lascia immaginare una possibile estensione del meccanismo in rubli all’interezza dei prodotti venduti da Mosca, e non solo al gas.
CHI SONO I PAESI OSTILI
In risposta alle sanzioni imposte da parte della comunità internazionale verso la Russia per l’invasione dell’Ucraina, qualche settimana fa Mosca ha stilato una lista di paesi e territori “ostili”: sono definiti così dal Cremlino per aver adottato “azioni ostili”, appunto, nei confronti della Russia e delle sue aziende.
Ci sono tutti i paesi membri dell’Unione europea (anche l’Italia, di conseguenza), e poi Albania, Andorra, Australia, Regno Unito, Anguilla, Isole Vergini britanniche, Gibilterra, Islanda, Canada, Liechtenstein, Micronesia, Monaco, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del sud, San Marino, Macedonia del nord, Singapore, Stati Uniti, Taiwan, Ucraina, Montenegro, Svizzera e Giappone.
La lista era stata redatta anche con l’intenzione di stabilire che il governo e le aziende russe potessero ripagare in rubli i debiti in valuta estera contratti con i creditori residenti in questi paesi. A fine febbraio l’Unione europea, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada avevano annunciato il congelamento delle riserve in valuta estera della Banca centrale russa, limitando le capacità della Russia di ripagare il proprio debito.
FORNITURE DI GAS NON A RISCHIO
L’Unione europea è estremamente dipendente dalle forniture di gas russo per il soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico: la quota di Mosca sul totale delle importazioni comunitarie è di quasi il 40 per cento. Tra i paesi membri più vulnerabili a un’interruzione dei flussi ci sono la Germania (che acquista da Mosca il 49 per cento del gas importato) e l’Italia (43 per cento).
Putin ha specificato che “la Russia continuerà sicuramente a fornire gas naturale in linea con i volumi, i prezzi e i meccanismi di prezzo stabiliti nei contratti esistenti”.
Ogni giorno i paesi europei acquistano idrocarburi (gas, carbone e petrolio) dalla Russia per 1 miliardo di euro. Gli acquisti vengono effettuati tramite la rete SWIFT, lo standard internazionale per i pagamenti finanziari da cui alcune banche russe sono state espulse.
CRESCONO I PREZZI DEL GAS…
Dopo l’annuncio sui pagamenti in rubli, i prezzi europei del gas sono cresciuti fino al 21 per cento all’ICE Endex di Amsterdam: è qui che viene gestito lo scambio dei contratti di gas all’interno del Title Transfer Facility (TTF), il punto di scambio virtuale per il combustibile in questione che funge da hub per l’Europa continentale.
Il prezzo del gas è arrivato a 118,75 euro al megawattora, contro i 115,9 euro/MWh alla chiusura di ieri.
…E SALE IL VALORE DEL RUBLO
Dopo l’annuncio di Putin, il valore del rublo rispetto all’euro è aumentato: il cambio è passato da 112 a 108,50. Il rapporto tra dollaro e rublo, invece, è passato da 103 a 97,75 per risalire poi a 100,25.
La mossa del Cremlino puntava esattamente alla crescita del rublo, sia per infliggere un danno economico ai paesi che hanno reagito all’invasione russa dell’Ucraina con sanzioni finanziarie contro Mosca e sia per ridurre la spesa per le importazioni della Russia.
LE MIRE ECONOMICHE DI PUTIN
La Russia vuole che il gas le sia pagato in rubli per due motivi. Il primo è frenare la caduta della moneta russa (un effetto al momento visibile sui mercati). L’altra motivazione è che con questa mossa il costo del gas continuerà a lievitare. Maggiori prezzi significa per Mosca maggiori profitti e quindi più mezzi per sostenere lo sforzo bellico e fare fronte alle sanzioni occidentali.
LA RUSSIA È DESTINATA AL FALLIMENTO?
Ma secondo la società di rating Moody’s, “il rischio di insolvenza [della Russia, ndr] e le potenziali perdite per gli investitori rimangano molto elevati, dato il marcato deterioramento che abbiamo visto nella capacità e nella volontà del governo di far fronte ai propri obblighi di debito nelle ultime settimane”. Moody’s ha tagliato il giudizio della Russia a Caa2, due livelli sopra il default, si legge su MF-Milano Finanza.
Il 25 maggio scadono peraltro le esenzioni concesse dagli Stati Uniti ai soggetti americani che devono ricevere interessi, dividendi o pagamenti in scadenza connessi al debito o all’equity ed emessi dal ministero delle Finanze russo, dalla banca centrale o dal fondo sovrano del paese.
Moody’s ha fatto sapere che giudicherà come default il ripagamento in rubli delle obbligazioni denominate in valuta estera, anticipato da Mosca con un decreto presidenziale del 5 marzo scorso.
Stando a Bloomberg, le obbligazioni russe in scadenza e sotto osservazione internazionale sono quattro, per un totale di circa 2,25 miliardi di dollari. La prima è una cedola da 65,6 milioni di dollari, scaduta il 21 marzo e non ancora pagata ma rimborsabile in rubli (è previsto). Segue una seconda cedola da 102 milioni, in scadenza il 28 marzo e ripagabile in rubli. La cedola da 87,5 milioni in scadenza il 31 marzo, invece, può venire rimborsata solo in dollari. E lo stesso vale per il grande bond, da 2 miliardi di dollari, che scadrà il 4 aprile prossimo.