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Tutte le mosse anti-russe della Germania sul gas

Dopo l'invasione dell'Ucraina, la Germania sta lavorando per ridurre la sua (pesante) dipendenza da Mosca sul gas: ha stretto un accordo con il Qatar, firmato un memorandum per un primo terminal Gnl e valutando nuove trivellazioni nel mare del Nord. Tutti i dettagli.

 

La Germania è uno dei paesi europei maggiormente dipendenti dalla Russia per l’energia: importa da Mosca circa la metà del gas che acquista dall’estero. Per ridurre tale dipendenza – e la vulnerabilità per la sicurezza nazionale che ne consegue: l’invasione dell’Ucraina ha reso evidente che la Russia non è un partner affidabile -, Berlino si è messa alla ricerca di fornitori alternativi di combustibile. È un movimento coerente con i propositi della Commissione europea per il distacco sostanziale dal gas russo già entro la fine del 2022, in vista di un’indipendenza totale dagli idrocarburi di Mosca entro il 2030.

LA SOSPENSIONE DEL NORD STREAM 2

Il 22 febbraio scorso, in risposta al riconoscimento da parte della Russia delle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, nell’Ucraina orientale (il preludio della guerra su larga scala), il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sospeso l’attivazione del Nord Stream 2. Ovvero il gasdotto diretto tra Russia e Germania, sotto il mar Baltico: un’opera controversa visti i rischi di dipendenza energetica – gli Stati Uniti, soprattutto, sono contrari -, ma che Berlino aveva sempre difeso, ritenendola fondamentale per la propria economia.

IL PRIMO TERMINALE DI GNL

La Germania considera il gas naturale una fonte importante ai fini del raggiungimento degli obiettivi climatici: pur trattandosi di un combustibile fossile, infatti, il gas è molto meno emissivo rispetto al carbone e può essere utile alla sua sostituzione; in aggiunta, svolge un ruolo di bilanciamento della rete elettrica dominata da fonti rinnovabili intermittenti.

Per aumentare la propria capacità di importazione da paesi diversi dalla Russia, alla quale è legata da varie tubature, la Germania vuole allora dotarsi di rigassificatori, ovvero di impianti necessari a riportare allo stato gassoso il gas liquefatto (GNL) mosso via nave.

Il ministro tedesco per gli Affari economici e l’azione climatica, Robert Habeck, ha dichiarato che l’aggressione russa all’Ucraina rende “imperativo” un distacco da Mosca “il prima possibile”. La banca statale tedesca KfW ha firmato recentemente un memorandum d’intesa con la società energetica olandese Gasunie per la costruzione di un terminale per il GNL a Brunsbüttel: sarà il primo in assoluto per la Germania, che al momento non ne possiede.

L’impianto sarà di proprietà sia tedesca che olandese e avrà una capacità di rigassificazione annua di otto miliardi di metri cubi. La sproporzione con i volumi importati dalla Russia è tuttavia notevole: ammontano a oltre 70 miliardi di metri cubi all’anno.

Il terminale di Brunsbüttel non entrerà in funzione prima del 2024, e dovrà superare tutta una serie di procedure burocratiche sia tedesche che europee. Il sito potrebbe rimanere rilevante anche nel lungo termine – quando, cioè, la transizione energetica avrà preso piede e il ruolo del gas si sarà ridotto – perché potrebbe venire adattato all’importazione di ammoniaca e idrogeno (un combustibile che non rilascia gas serra e che è ottenibile anche dall’elettricità rinnovabile).

L’ACCORDO CON IL QATAR

Domenica il ministro Habeck, in visita nella regione del Golfo, ha annunciato la firma di un accordo tra la Germania e il Qatar per la fornitura di gas liquefatto. Non ha fornito dettagli sui volumi e sul valore economico dell’intesa.

“Potremmo ancora avere bisogno del gas russo quest’anno, ma non nel futuro”, ha dichiarato.

LE TRIVELLAZIONI NEL MARE DEL NORD

Il ministro delle Finanze Christian Lindner ha detto invece al quotidiano Der Tagesspiegel che la Germania dovrebbe rivalutare le sue politiche sulle trivellazioni di petrolio e gas nel mare del Nord per via del “mutato contesto geopolitico”.

Nell’accordo stipulato tra i tre partiti che compongono la coalizione di governo (i socialdemocratici di Scholz, i Verdi e i liberaldemocratici di Lindner) è previsto un divieto di emissione di nuovi permessi di estrazione di idrocarburi nel mare del Nord.

LA COOPERAZIONE CON IL CANADA

Il 9 marzo scorso, dopo l’incontro a Berlino con il primo ministro canadese Justin Trudeau, il cancelliere Scholz ha fatto sapere di aver discusso di una maggiore cooperazione energetica con il Canada: il paese è il quarto maggiore produttore al mondo di petrolio e il sesto di gas naturale.

COSA FA L’ITALIA

Le mosse della Germania per la diversificazione delle forniture di gas non sono troppo diverse da quelle dell’Italia, che – similmente – sta intensificando i contatti con il Qatar, l’Algeria, l’Azerbaigian, il Congo e l’Angola.

Come la Germania, anche l’Italia dipende molto dal gas russo, che vale circa il 43 per cento del totale delle importazioni.

Il governo di Mario Draghi ha manifestato l’intenzione di aumentare le importazioni di gas liquefatto, innanzitutto dal Qatar e dagli Stati Uniti, ma sarà necessario un potenziamento delle capacità impiantistiche.

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