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Economia Russia

La Russia ha iniziato a ripagare in dollari il debito

Alcuni creditori della Russia hanno ricevuto pagamenti in dollari dei coupon in scadenza questa settimana. Mosca potrebbe aver evitato il default, ma le prospettive - secondo le agenzie di rating - restano difficili. Tutti i dettagli.

 

Stando alle fonti di Reuters, alcuni creditori della Russia hanno ricevuto il pagamento – in dollari – delle cedole obbligazionarie in scadenza questa settimana. Significa, spiega l’agenzia, che Mosca potrebbe aver evitato il default delle obbligazioni esterne: sarebbe stato il primo in cent’anni. Il Fondo monetario internazionale ritiene comunque che, viste le sanzioni imposte verso il paese per l’aggressione dell’Ucraina, tale default sia probabile.

COSA STA FACENDO LA RUSSIA

Nei giorni scorsi il ministero delle Finanze russo ha detto di aver inviato fondi per la copertura di 117 milioni di dollari di pagamenti delle cedole su due obbligazioni sovrane denominate in dollari. I pagamenti erano dovuti il 16 marzo scorso, benché dotati di un periodo di tolleranza di trenta giorni. Gli osservatori considerano questi pagamenti una sorta di test che permetterà di vedere se la Russia rispetterà gli obblighi internazionali sul debito dopo che le sanzioni ne hanno limitato le capacità finanziarie.

LE TESTIMONIANZE

Una delle fonti di Reuters ha detto che la cedola “è stata pagata, contro le mie aspettative, e in dollari”. Non tutti i creditori hanno ricevuto il pagamento ma si dicono ottimisti, avendo già ricevuto, negli ultimi giorni, pagamenti di obbligazioni in valuta forte da parte di aziende russe sia statali che private.

Un’altra fonte ha dichiarato a Reuters che la banca JPMorgan si è occupata dell’elaborazione del denaro inviato dal governo russo e dell’accredito all’agente erogatore, ovvero la banca Citigroup. Il denaro verrà controllato, dopodiché distribuito tra gli obbligazionisti.

IL RATING E LE CONTROMISURE DI MOSCA

Ieri S&P ha abbassato il rating della Russia da CCC-minus a CC, facendo sapere che nelle prossime settimane i pagamenti del debito potrebbero riscontrare difficoltà tecniche per via delle sanzioni internazionali.

La Russia pensava di inviare l’equivalente dell’importo dovuto in rubli, la valuta nazionale, qualora i pagamenti in dollari non avessero raggiunto gli obbligazionisti stranieri. Secondo l’agenzia di rating Fitch, però, la mossa avrebbe costituito un default sovrano qualora non fosse stata corretta entro il periodo di tolleranza di trenta giorni.

COSA HANNO FATTO GLI STATI UNITI

Dopo l’invasione dell’Ucraina, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni dure nei confronti della Banca centrale russa che vietano agli americani di intrattenervi transazioni di qualunque tipo.

All’inizio di marzo, tuttavia, l’Ufficio di controllo dei beni stranieri (un’agenzia del dipartimento del Tesoro) ha autorizzato le transazioni per quei soggetti americani che devono ricevere interessi, dividendi o pagamenti in scadenza connessi al debito o all’equity ed emessi dal ministero delle Finanze russo, dalla banca centrale o dal fondo sovrano. L’esenzione, però, sarà valida solo fino al prossimo 25 maggio.

I PROSSIMI PASSI

Le cedole del 16 marzo sono solo le prime, per la Russia: ci sono altri 615 milioni di dollari in scadenza nel resto del mese. Il primo grande pagamento è previsto per il 4 aprile, quando scadrà un’obbligazione da 2 miliardi.

Dopo la scadenza dell’esenzione americana, il 25 maggio, e fino alla fine del 2022 la Russia dovrà pagare quasi 2 miliardi di dollari in più sulle sue obbligazioni sovrane estere.

LA RUSSIA E IL DEBITO: IL PUNTO DI FRANCESCO LENZI

Sul Fatto Quotidiano Francesco Lenzi, esperto di economia e finanza, ha scritto che i “20 miliardi di debito pubblico in valuta estera, collocato all’estero” della Russia sono “poca cosa”. Ben più rilevanti, a suo dire, sono invece “gli intrecci finanziari azionari e obbligazionari con il sistema ‘privato’ russo, le sue banche e le sue società. Questo intreccio vale 380 miliardi di dollari, per la gran parte denominato in dollari e euro”.

Non si esclude, spiega Lenzi, che il crollo dello stato russo possa condurre a un collasso anche del sistema privato, che causerebbe “pesanti perdite” al sistema finanziario globale.

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