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Lagarde

Perché la Bce ha lasciato fermi i tassi

Bce: quanto a lungo i tassi rimarranno a questo livello? Il commento a cura di Martina Daga, Macro Economist, AcomeA SGR

Dopo più di un anno dall’inizio del ciclo dei rialzi, la Bce al meeting di politica monetaria di oggi ha deciso di non alzare i tassi di riferimento tenendo quindi il deposit rate al 4%, il refinancing rate al 4.50% e il marginal lending facility rate al 4.75%.

La decisione era attesa, infatti, già in occasione dello scorso meeting era stato segnalato che i tassi avevano ormai raggiunto un livello che, se mantenuto sufficientemente a lungo, può contribuire a riportare l’inflazione al 2%. Inoltre, già a settembre, alcuni dei membri del board avevano espresso la loro preferenza per una pausa.

La decisione è stata unanime e avviene in un contesto di crescita debole in Area Euro, di sviluppi positivi dell’inflazione, nonostante rimanga ancora troppo alta rispetto al target del 2%, e di ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie. Il crescente rischio geopolitico può, da un lato, portare un maggiore livello di incertezza sull’outlook di inflazione e, dall’altro, indebolire ulteriormente la fiducia dei consumatori.

Durante la conferenza stampa è stato chiarito che le decisioni di politica monetaria dei prossimi meeting rimarranno strettamente dipendenti dai dati, per determinare quale sia il livello dei tassi che la durata consistente con un livello di inflazione al 2%. Ciò che per il momento non è stato discusso è invece la possibilità di iniziare a tagliare i tassi di riferimento, per ora questa discussione è prematura. Oltre alla pubblicazione di diversi dati macroeconomici tra cui il valore dell’inflazione di ottobre che uscirà la prossima settimana, a dicembre verranno presentate le nuove proiezioni macroeconomiche della Bce che potrebbero influenzare la decisione del board. Il mercato sembra credere tuttavia nel perdurare della pausa, infatti, non sconta ulteriori rialzi nei prossimi mesi e inizia a prezzare tagli a partire dal secondo trimestre del prossimo anno.

Dal meeting di oggi è emerso che ad ora non si vede più la necessità imminente di ulteriori rialzi dei tassi, ma è ancora troppo presto per iniziare a discutere di tagli. La domanda rimane quindi quanto a lungo i tassi rimarranno a questo livello.

Dal meeting di oggi ci si aspettava probabilmente anche un commento sullo sviluppo del Quantative Tightening che, invece, rimane invariato e non sono stati discussi eventuali cambiamenti.  Recentemente sembrava, infatti, che l’attenzione di alcuni membri del board della Bce si stesse spostando verso la misura del bilancio della Bce e il livello di liquidità in eccesso nel sistema. La Bce ha attualmente un totale di circa 4.800 miliardi di euro di titoli in portafoglio, di cui più di 3mila miliardi di euro del programma APP e i restanti nel programma PEPP. Di entrambi i programmi la maggior parte è investita in titoli di Stato. Da marzo di quest’anno la Bce ha iniziato il programma di QT con il mancato reinvestimento dei titoli in scadenza del programma APP.

Per i prossimi mesi il mancato reinvestimento ridurrà il portafoglio titoli di circa 25 miliardi di euro al mese, mentre per il momento rimane garantito il reinvestimento dei titoli in scadenza del programma PEPP fino alla fine del 2024. Già da qualche settimana l’attenzione del mercato si stava concentrando sulla possibilità che la Bce, raggiunto il livello desiderato dei tassi, accelerasse il ritmo del QT e la strada più probabile sembra quella di iniziare anche a non reinvestire i titoli in scadenza del PEPP. Questa decisione potrebbe tuttavia far temere l’aggravarsi del rischio di frammentazione in Area Euro. Infatti, una delle principali caratteristiche del PEPP, strumento introdotto durante la crisi pandemica, è la maggiore flessibilità data alla Bce nel definire dove orientare gli investimenti, il che permette di investire proprio nei Paesi che di volta in volta necessitano maggiormente l’intervento della Bce.

Oltre al QT, contribuisce alla riduzione di liquidità in eccesso nel sistema anche il ripagamento da parte delle banche dei prestiti relativi al TLTRO di cui, da qui a un anno, raggiungeranno la scadenza rate per un totale di circa 490 miliardi di euro. La liquidità in eccesso è rimasta sostanzialmente stabile da fine giugno, quando ha registrato un calo importante dovuto non solo all’avanzamento del programma di QT, ma anche al ripagamento della scadenza di giugno del TLTRO da parte delle banche europee.

 

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