skip to Main Content

Calenda Repubblica

Perché Calenda torna a sfottere Repubblica su Stellantis

Il modo in cui Repubblica presenta la discussione in corso tra governo e Stellantis per provare a evitare che il gruppo guidato da Tavares lasci definitivamente l'Italia fa saltare nuovamente sulla sedia Carlo Calenda. Tutti i dettagli

Carlo Calenda torna sul ring, deciso ad attaccare nuovamente briga con Repubblica. Il match, al solito, si disputa sui presunti silenzi del quotidiano del gruppo Gedi in merito alle mosse di Stellantis.

LA QUERELLE IN CORSO

Qualche mese fa il leader di Azione aveva malignato che si trattasse di un trattamento di favore, per compiacere l’editore (il gruppo dell’automotive è infatti partecipato da Exor che controlla anche Repubblica attraverso Gedi).

Repubblica del resto nei mesi scorsi non ha risparmiato critiche al governo sui mancati fondi per l’automotive. Gli stessi chiesti da Carlos Tavares, ad di Stellantis. Ora l’ex ministro allo Sviluppo econoico torna alla carica per il modo in cui il giornale diretto da Maurizio Molinari (che, prima di passare a Repubblica, era alla Stampa di Torino) descrive il tentativo di Stellantis di addivenire a un accordo col Governo che salvi la produttività in Italia.

 

IL NUOVO ATTACCO DI CALENDA A REPUBBLICA SU STELLANTIS

Nel suo post via X, l’ex ministro scrive: “Fatti: 1) Dopo più di un anno Stellantis, bontà sua, ha accettato di sedersi con il Governo per parlare di produzione automotive; 2) non c’è alcun impegno o patto per produrre un milione di veicoli (quota peraltro già raggiunta in epoca Marchionne), né alcun riferimento a obblighi produttivi presi al momento della fusione; 3) c’è invece una lunga lista di desiderata, leggi soldi e incentivi, che Stellantis chiede prima di prendere qualsiasi impegno. Ora confrontate i fatti con questo articolo che sembra uscito dallo storico giornale aziendale “l’Illustrato FIAT”. Quindi chiama in causa direttamente i giornalisti, invitandoli a ribellarsi a una linea editoriale ritenuta faziosa: “Comitato di Redazione c’è qualcuno in casa?”.

COSA SCRIVE REPUBBLICA

Nell’articolo “Patto governo-Stellantis per tornare a produrre un milione di veicoli” che ha fatto saltare sulla sedia Calenda, Repubblica scrive: “I presupposti per arrivare a un Patto sull’auto sono stati messi nero su bianco da governo e Stellantis. Un programma di lavoro che andrà condiviso e sviluppato con i sindacati, i rappresentanti dell’indotto automotive dell’Anfia e i governatori delle regioni dove il gruppo guidato dall’amministratore delegato Carlos Tavares ha le sue fabbriche.”

L’accordo viene dato già per certo, sebbene se ne inizierà a parlare il 6 dicembre prossimo: “Tra l’esecutivo e Stellantis c’è un’intesa sui punti base da discutere con gli altri protagonisti del settore: dai tempi per tornare al milione di veicoli, tra il 2028 e il 2030, nonché la possibilità di rivedere i programmi produttivi, ipotizzando l’arrivo di nuovi modelli elettrici con effetti positivi per la catena di fornitura e l’occupazione.”

Quindi l’articolo si conclude con una carrellata di commenti a riprova che tutto si sia concluso nel migliore dei modi: “Per Stellantis la definizione del piano di lavoro e il via libera al tavolo è un segnale del «forte impegno nei confronti del Paese e della volontà di creare le condizioni per mantenere il ruolo di leader dell’Italia. Siamo pronti a lavorare insieme e a trovare una visione condivisa di competitività». Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, a nome delle Regioni, parla di «un altro grande passo avanti per rilanciare il settore», Samuele Lodi della Fiom-Cgil, responsabile settore mobilità, sottolinea che andrà al tavolo «per contrattare un piano per rilanciare gli stabilimenti Stellantis e la componentistica per garantire occupazione»”.

I DIKTAT DI STELLANTIS

In effetti è difficile mantenere i toni entusiastici di Repubblica, stante l’approccio di Stellantis, che continua a dettare le sue condizioni per far sopravvivere ciò che resta della Fiat nel nostro Paese. Non a caso al vertice di febbraio, prima insomma del riavvicinamento estivo, il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso aveva sgranato come un rosario tutti i fondi pubblici arrivati a Stellantis con i contratti di sviluppo per oltre 2,7 miliardi cui si aggiunge quello pluriennale per l’automotive da 8,7 miliardi fino al 2030.

Start Magazine ne aveva dato conto nei mesi scorsi, visto che la linea di Carlos Tavares resta immutata: “Per raggiungere le diverse ambizioni e sostenere il mercato automobilistico – spiega l’azienda – sono però necessari specifici fattori abilitanti, come il rinvio o la rimozione della normativa (Euro 7) che impedisce la continuazione della produzione di modelli a prezzi accessibili in Italia, gli incentivi alla vendita di veicoli elettrici e la rete di ricarica per sostenere i clienti e il miglioramento del costo dell’energia per sostenere la competitività industriale di Stellantis e dei fornitori italiani”.

O, per usare il riassunto del Fatto Quotidiano in edicola oggi Stellantis pretende “soldi pubblici per sostenere la vendita delle auto e, allo stesso tempo, scontare il prezzo dell’energia per abbassare i costi di produzione nonché mantenere in vita i motori endotermici come li conosciamo oggi, vietando un taglio importante degli inquinanti. Tre conditio sine qua non che sono la base per sedersi al Tavolo di sviluppo, al quale siederanno anche i sindacati, i presidenti delle Regioni dove hanno sede gli stabilimenti di Stellantis e l’Anfia. La presenza del gruppo italo-francese, nell’ottica dell’azienda, è un ribadire “il proprio forte impegno nei confronti del Paese” e “la volontà di creare le condizioni per mantenere il ruolo di leader dell’Italia al centro della strategia”.

CORRIERE DELLA SERA: L’INDUSTRIA ITALIANA DELL’AUTO È AGLI SGOCCIOLI

Di gran lunga difforme rispetto alla linea editoriale di Repubblica quella del Corriere della Sera, il primo ad avere anticipato la notizia delle uscite concordate da qui alla fine dell’anno, che di recente ha dato risalto alle parole pronunciate da Luca Cordero di Montezemolo: “Il nostro Paese, di fatto, non dispone più di una realtà industriale automobilistica”. Sulla preoccupazione espressa da Montezemolo il Corsera diretto da Luciano Fontana pone infatti ulteriore enfasi, parlando di una “industria dell’auto in Italia agli sgoccioli”.

LA PREOCCUPAZIONE DI MONTEZEMOLO È UN EPITAFFIO

Dal canto suo, il pensiero dell’ex presidente di Fiat, Maserati e Ferrari – a Maranello fu pure Ceo -, non ha bisogno di esegesi o sottolineature: «Il nostro Paese, di fatto, non dispone più di una realtà industriale automobilistica, questo comporta meno peso politico nei confronti della Francia e della Germania. Si creeranno seri problemi sia per i fornitori sia per i lavoratori, stiamo assistendo alla deindustrializzazione italiana circondata da un silenzio tombale». Silenzio che, per Carlo Calenda, è anche quello di Repubblica.

Back To Top