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Il Corriere della Sera tampona Stellantis

Che cosa ha scritto il Corriere della Sera sulle ultime mosse di Stellantis, mentre il ministro Urso ostenta sicurezza e Landini (Cgil) pensa solo allo sciopero generale contro il governo. Fatti, curiosità e approfondimenti

“Il nostro Paese, di fatto, non dispone più di una realtà industriale automobilistica”. Il virgolettato è di Luca Cordero di Montezemolo ma, visto il tenore degli articoli pubblicati nell’ultimo periodo dal Corriere della Sera (ben diversi, chissà perché, da quelli pubblicati su Repubblica), viene da chiedersi se non esprima in realtà il pensiero della redazione di via Solferino, non a caso la prima ad avere anticipato la notizia delle uscite concordate da qui alla fine dell’anno.

CORRIERE DELLA SERA: L’INDUSTRIA ITALIANA DELL’AUTO È AGLI SGOCCIOLI

Sulla preoccupazione espressa da Montezemolo il Corsera diretto da Luciano Fontana (a destra nella foto, con Urbano Cairo) pone infatti ulteriore enfasi, parlando di una “industria dell’auto in Italia agli sgoccioli”.

LA PREOCCUPAZIONE DI MONTEZEMOLO È UN EPITAFFIO

Dal canto suo, il pensiero dell’ex presidente di Fiat, Maserati e Ferrari – a Maranello fu pure Ceo -, non ha bisogno di esegesi o sottolineature: «Il nostro Paese, di fatto, non dispone più di una realtà industriale automobilistica, questo comporta meno peso politico nei confronti della Francia e della Germania. Si creeranno seri problemi sia per i fornitori sia per i lavoratori, stiamo assistendo alla deindustrializzazione italiana circondata da un silenzio tombale».

IL CORRIERE NON LESINA CRITICHE A STELLANTIS

Seguono gli affondi, forse un po’ tardivi, del Corriere: “Quando si decide che una vettura come la nuova Fiat 600, un’icona della nostra storia, viene realizzata su una piattaforma non italiana ed è costruita in Polonia, ogni domanda trova una risposta: in primo luogo non è più riconosciuta l’eccellenza del Made in Italy”.

“Inoltre – proseguono dalla testata Rcs di Urbano Cairo – Carlos Tavares, ad di Stellantis, ha depennato la costruzione della futura generazione della Maserati Quattroporte e ha messo in vendita, oltre allo stabilimento di Grugliasco, anche la palazzina degli uffici della fabbrica di Cassino. Un immobile che si sviluppa su quattro piani fuori terra e uno interrato con autorimessa e cortile a cui si accede direttamente dalla strada. Anche in questo caso ci si chiede se un impianto industriale possa sopravvivere senza essere affiancato dall’attività professionale degli impiegati che hanno ricevuto una mail che li sollecita ad accettare l’uscita anticipata in cambio di incentivi economici.”

Infine “Stellantis ha chiesto ad alcuni fornitori di applicare al loro interno l’identica offerta, addebitandogliela. Ossia: voi licenziate e noi vi rimborsiamo.” Una situazione che dalle parti del Corriere definiscono “un intrigo da serie poliziesca che non può non creare allarme.”

DOVE GUARDANO POLITICI E SINDACATI?

Tutto questo viene scritto mentre i sindacati (a eccezione di Fiom, che talvolta borbotta qualcosa, ma è tuttavia troppo presa ad adulare i colleghi americani di Uaw per fare qualcosa) preparano lo sciopero generale del 17 novembre contro la manovra (e non per accendere un faro sulla desertificazione dell’industria auto italiana) e nel più avvilente disinteresse del mondo politico. Solo Carlo Calenda, per ora, ha lanciato l’allarme, ma tutto è stato coperto dalla querelle innescata dal leader di Azione con Maurizio Landini, segretario generale Cgil.

L’OTTIMISMO DI URSO

Dal governo, per giunta, arrivano persino segnali ottimistici sul dialogo (assente per mesi) con Stellantis. “Siamo in prossimità della firma del protocollo”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un messaggio inviato al ForumAutomotive. “È un documento che definisce la roadmap non solo della principale azienda produttrice nel nostro Paese, ma anche del riposizionamento della nostra filiera”, ha aggiunto Urso, per cui i tavoli di lavoro “si apriranno già nel corso di quest’anno”. Mentre l’esecutivo partecipa ai tavoli, però, i piani di Carlos Tavares prendono corpo e sembrano portare Stellantis sempre più lontano dall’Italia.

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