Il 19 maggio scorso è entrato in vigore il nuovo patto per Pirelli, l’azienda di pneumatici per automobili molto legata agli investitori cinesi: proprio per questo motivo, l’accordo è stato sospeso in attesa della decisione del governo, che potrebbe intervenire sulla riorganizzazione della società attraverso il golden power, quell’insieme di poteri speciali a cui l’esecutivo può fare ricorso per tutelare l’interesse nazionale nei settori strategici, bloccando delle operazioni o imponendo precise condizioni.
Il nuovo patto per Pirelli prevede infatti un rafforzamento della posizione di Sinochem, conglomerato statale cinese che si occupa di petrolchimica e fertilizzanti e che possiede – attraverso la Marco Polo International Italy – il 37 per cento dell’azienda milanese.
COSA PREVEDE IL NUOVO PATTO PER PIRELLI
Stando all’accordo, CNRC (ovvero Sinochem) porterà da otto a nove i suoi consiglieri in Pirelli; mentre Camfin, la holding dell’amministratore delegato Marco Tronchetti Provera, ne perderà uno, da quattro a tre. Resteranno invariati i tre consiglieri indipendenti.
Camfin possiede il 14 per cento di Pirelli.
IL RUOLO DI TRONCHETTI PROVERA
Oltre alla ricomposizione del consiglio, l’intesa riguarda anche la carica di Tronchetti Provera, che perderà quella di amministratore delegato conservando però il ruolo di vicepresidente esecutivo. Il suo successore sarà Giorgio Bruno, già vice-CEO dal giugno 2021.
L’accordo in questione durerà fino al 2025. Dopodiché – se le cose non cambieranno – il nuovo amministratore delegato sarà espressione della lista di maggioranza, vale a dire quella che fa capo a Sinochem. In altre parole, la guida di Pirelli non sarà più italiana.
COSA FARÀ SINOCHEM?
A questo proposito sia Il Sole 24 Ore che il Corriere della Sera hanno scritto, utilizzando le stesse parole, che “fonti vicine a Sinochem confermano la ferma volontà della società di proteggere l’italianità di Pirelli, considerata un asset imprescindibile per il futuro dell’azienda”.
“A questo riguardo”, aggiungono i due quotidiani, “le stesse fonti ricordano che, nell’intera storia della propria partecipazione in Pirelli, Sinochem non ha mai espresso voto contrario nelle decisioni del consiglio di amministrazione”.
COSA FARÀ IL GOVERNO CON IL GOLDEN POWER?
Non è chiaro in che modo interverrà il governo sulla riorganizzazione della governance di Pirelli: Il Sole 24 Ore scrive che la decisione potrebbe venire comunicata intorno al 23 giugno, quando si concluderanno le audizioni con le parti in causa. L’assemblea degli azionisti di Pirelli è stata convocata il 29 giugno.
Non è chiaro cosa farà, concretamente, il governo attraverso il golden power. I provvedimenti più probabili, di cui si scrive da tempo (anche su Startmag) sono due: restrizioni alla condivisione di informazioni sulle tecnologie strategiche di Pirelli con i membri del consiglio di amministrazione nominati da Sinochem, e limitazioni al diritto di voto di questi ultimi.
IL FUTURO DEI RAPPORTI ITALIA-CINA
Sullo sfondo della vicenda Pirelli c’è la competizione tecnologica, relativa soprattutto ai semiconduttori, tra gli Stati Uniti e la Cina e il deterioramento delle relazioni politiche tra le due potenze. A livello generale, considerati i rapporti di alleanza, i paesi dell’Unione europea sostengono le azioni dell’America per il contenimento dell’ascesa cinese, ma preferirebbero comunque non essere costretti a tagliare i legami commerciali con una partner importante.
In tutto questo, la posizione dell’Italia è particolarmente delicata: il nostro è infatti l’unico paese del G7 ad aver firmato (nel 2019) un memorandum d’intesa con la Cina sulla Belt and Road Initiative, il mega-progetto infrastrutturale-geopolitico promosso dal presidente cinese Xi Jinping, meglio noto come Nuova via della seta. L’accordo non ha avuto conseguenze pratiche di rilievo, ma possiede un grande valore simbolico.
Il patto verrà rinnovato automaticamente nel 2024, a meno che il governo di Giorgia Meloni non decida di rinunciarvi. Se così dovesse fare, però – la presidente del Consiglio non ha un’opinione positiva sul memorandum -, rischierebbe quantomeno di raffreddare la relazione con Pechino, o di subire ritorsioni.