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Ecco i pizzini della Cina a Meloni su Via della Seta e non solo

L'ambasciatore della Cina a Roma cerca di convincere Giorgia Meloni a mantenere il memorandum sulla Nuova via della seta. L'Italia guarda a Taiwan, mentre Francia e Germania litigano per l'accordo sugli investimenti con Pechino. Tutti i dettagli.

 

Intervistato dal Sole 24 Ore, l’ambasciatore cinese a Roma Jia Guide ha detto che “dal 2019 al 2021 le esportazioni italiane verso la Cina sono cresciute del 42 per cento, superando di gran lunga i livelli precedenti la firma” del memorandum sulla Belt and Road Initiative, il grande progetto logistico di Pechino a cui il nostro paese ha aderito – il solo a farlo, tra i membri del G7 – nel 2019, sotto il governo Conte I.

IL MEMORANDUM SULLA NUOVA VIA DELLA SETA NON È UN ACCORDO COMMERCIALE

“Dalla firma dell’accordo”, ha proseguito Jia Guide, “il volume degli scambi [bilaterali] ha toccato nel 2022 quasi 78 miliardi di dollari”.

In realtà, il memorandum non è un accordo commerciale ma un’intesa di carattere politico, così come (geo)politico è l’obiettivo della Cina: espandere la sua influenza sul mondo attraverso il controllo di infrastrutture strategiche. Come ha fatto notare anche Bloomberg, il memorandum “non ha portato a una maggiore integrazione tra Italia e Cina rispetto ad altri paesi dell’Unione europea” come la Germania o la Francia.

LE DIVISIONI SULLA CINA NEL GOVERNO MELONI

Il memorandum sulla Belt and Road Initiative (o Nuova via della seta) scadrà nel 2024, ma si rinnoverà automaticamente a meno che il governo non decida di abbandonarlo.

In passato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva lasciato intendere che potrebbe cancellare il patto, ma negli ultimi ha smesso di esprimersi sulla Cina per non creare motivi di frizione in un momento delicato per l’economia. L’Italia è il terzo paese dell’Unione europea che importa più beni dalla Cina, e il quarto maggiore esportatore nel paese: il mercato cinese è fondamentale per il settore del lusso, in particolare.

Stando alle fonti di Bloomberg, il governo è diviso sulla questione del rinnovo del memorandum: Fratelli d’Italia è principalmente a favore della sua cancellazione, in un’ottica di avvicinamento agli Stati Uniti; mentre “gli altri” partiti della maggioranza – l’agenzia non nomina né Forza Italia né la Lega – “spingono per mantenerlo”.

L’OPERA  DI CONVINCIMENTO DELL’AMBASCIATORE JIA GUIDE

“La Cina attribuisce grande importanza alla partnership con l’Italia”, ha detto Jia Guide. “Siamo disposti a riavviare il meccanismo di dialogo, sfruttando il potenziale della cooperazione nei mercati verdi, digitali e di terze parti e a continuare a promuovere investimenti reciproci. Di recente ho incontrato i responsabili di diversi dipartimenti del governo italiano che sono aperti ad attrarre investimenti cinesi”.

“Siamo disposti”, ha aggiunto, “a offrire un ambiente buono e stabile per tutte le aziende, incluse quelle italiane”, presenti in Cina: “alla Fiera dei beni di consumo di Hainan, l’Italia era Ospite d’onore, con ben 147 marchi”.

MELONI FARÀ UN ANNUNCIO SULLA CINA A MAGGIO?

Le parole dell’ambasciatore sugli investimenti e le opportunità imprenditoriali sono chiaramente volte a convincere Meloni a mantenere il memorandum sulla Nuova via della seta. Stando a Bloomberg, la presidente vorrebbe fare un annuncio in merito al prossimo vertice del G7, a maggio, e non ha ancora risposto all’invito a Pechino del presidente cinese Xi Jinping: “l’Italia sta studiando un modo per non rinnovare l’accordo sulla Belt and Road e limitare l’impatto sui rapporti con la Cina”.

APPROFONDIRE I RAPPORTI CON TAIWAN

C’è la possibilità che il governo Meloni decida di “offrire” la cancellazione del memorandum sulla Belt and Road Initiative a Taiwan – paese di fatto indipendente ma che la Cina rivendica come parte del suo territorio, pur non avendolo mai governato – in cambio di un approfondimento della collaborazione sui microchip.

L’Ufficio di rappresentanza di Taipei a Roma (un’ambasciata, di fatto) ha detto che Taiwan ha in programma di investire 400 milioni di dollari nell’industria italiana dei semiconduttori. Il commercio italo-taiwanese è cresciuto del 13 per cento l’anno scorso.

Come faceva tuttavia notare Lorenzo Lamperti, giornalista italiano di base a Taipei ed esperto di Cina, alle aziende taiwanesi di chip non interessano i rapporti politici tra Italia e Cina: “usare questa ‘leva’ [si riferisce alla cancellazione del memorandum, ndr] nei colloqui con le parti private non serve”.

INTANTO, FRANCIA E GERMANIA…

Non è solo l’Italia a interrogarsi sui rapporti con la Cina. A livello europeo ci sono tensioni tra Francia e Germania in merito alla riattivazione del CAI, l’accordo sugli investimenti tra Bruxelles  e Pechino congelato nel 2020 dopo che il Parlamento europeo aveva criticato le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang, e la Cina aveva risposto mettendo sanzioni su alcuni legislatori.

Mentre la Francia non considera il CAI una priorità, la Germania vorrebbe riattivare l’accordo per favorire le proprie aziende automobilistiche e chimiche. “Non c’è possibilità di vedere alcun progresso su questo accordo finché avremo membri del Parlamento europeo sanzionati dalla Cina”, aveva detto il presidente francese Emmanuel Macron a Politico sull’aereo di ritorno dalla Cina.

Le divergenze sul CAI non riguardano solo Parigi e Berlino, ma anche il Parlamento europeo (contrario alla ratifica), la Commissione europea (la presidente Ursula von der Leyen è scettica nei confronti della Cina) e il Consiglio europeo (guidato da Charles Michel e disposto a resuscitare l’accordo).

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