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Tutte le coccole filo-Germania di Bruxelles alla tedesca NordLB

La Germania salva la Landesbank NordLB e Bruxelles difende l'operazione rispondendo ad alcuni eurodeputati di Fratelli d'Italia che ricordavano la vicenda Tercas e non solo. Fatti e approfondimenti con il commento di Liturri

 

Non c’è nulla di strano nel salvataggio di NordLB (Norddeutsche Landesbank Girozentrale), una delle maggiori banche commerciali tedesche, di proprietà di molti Stati federali della Bassa Sassonia e della Sassonia-Anhalt e con sede ad Hannover. A dirlo, rispondendo a un’interrogazione di alcuni europarlamentari di Fratelli d’Italia, la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager secondo cui peraltro Bruxelles “applica uniformemente lo stesso approccio a tutti gli Stati membri”.

Il via libera della Commissione Ue al salvataggio della Landesbank – di cui si è saputo a metà novembre grazie a indiscrezioni della Frankfurter Allgemeine Zeitung – ha fra l’altro provocato nelle scorse settimane una dura presa di posizione da parte del Financial Times che ha accusato Bruxelles di aver dato “un pessimo esempio di arte di governare”. Se infatti l’intervento pubblico può essere considerato legale nel caso della NordLB  pure il pronunciamento della Commissione “rafforza la comparsa di doppi standard nell’Eurozona”: “Non è così – si leggeva in un editoriale di circa un mese fa – che i politici tedeschi normalmente chiedono che le cose siano fatte quando si tratta di gestire le banche malate nell’Europa meridionale”.

L’INTERROGAZIONE DI FRATELLI D’ITALIA

Nell’interrogazione urgente – proprio dopo i rumors riportati dalla Faz – a firma Fidanza, Fitto, Fiocchi, Procaccini e Stancanelli si chiedeva a Vestager se fosse “consapevole” che la Commissione aveva adottato un  “atteggiamento chiaramente discriminatorio nei confronti dei cittadini europei” e di sicuro “diverso tra i risparmiatori tedeschi e quelli italiani” considerando che era stato bloccato il “salvataggio di alcune banche italiane, quali la Tercas, tramite il Fondo Interbancario”.

In una nota congiunta Raffaele Fitto, co-presidente del gruppo ECR, e Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, rilevavano come le indiscrezioni di stampa mostravano che i risparmiatori tedeschi e quelli italiani non avessero “pari dignità” e ricordavano che Bruxelles “nel recente passato ha bloccato il salvataggio di Tercas tramite Fondo Interbancario, non ha consentito il salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara provocando, con l’applicazione del ‘burden sharing’, gravi perdite per gli azionisti e gli obbligazionisti italiani. Stessa sorte toccata ai risparmiatori di Popolare di Vicenza e Veneto Banca costrette alla liquidazione con enormi perdite”.

Dell’operazione Tercas si è parlato molto nelle ultime settimane perché la banca è stata commissariata nel 2012 e acquistata nel 2014 da Popolare di Bari che a sua volta il 13 dicembre scorso è stata commissariata dalla Banca d’Italia e che è in attesa dei decreti per il salvataggio statale del valore di 900 milioni di euro. Su questo argomento ancora non è arrivato alcun commento da parte della Commissione.

LA RISPOSTA DI VESTAGER

Come si diceva, la risposta di Vestager all’interrogazione è stata netta: “Ogni caso viene valutato nel merito” e comunque la Commissione “applica uniformemente lo stesso approccio a tutti gli Stati membri”. In particolare, per la NordLB l’approccio usato “è stato adottato in vari casi di aiuti di Stato alle banche in cui si è appurato che la ricapitalizzazione pubblica era conforme al mercato, compresi i procedimenti relativi alla portoghese Cgd nel 2017 e alla rumena Cec nel 2019”. Secondo Bruxelles, dunque, “la ricapitalizzazione di NordLB, di proprietà dello Stato, non costituisce aiuto di Stato” visto che “le misure previste sarebbero state attuate a condizioni di mercato, vale a dire che la remunerazione dello Stato sarebbe stata in linea con quella che un operatore privato avrebbe accettato nelle medesime circostanze”.

Insomma, ha chiarito Vestager, si è seguito lo stesso approccio “adottato in vari casi di aiuti di Stato alle banche nei quali si è appurato che la ricapitalizzazione pubblica era conforme al mercato”.

IL COMMENTO DELL’ANALISTA LITURRI

Dubbi a riguardo sono stati espressi nei giorni scorsi dall’analista Giuseppe Liturri. Prendendo spunto dalle indiscrezioni riportate dalla Faz, l’analista ripercorreva la vicenda partendo da una domanda: “Qual è la differenza tra una banca di Hannover (NordLB) con attività di bilancio per circa €150 miliardi e una banca di Arezzo (Banca Etruria), quindici volte più piccola, entrambe in difficoltà?”. Secondo la DG Competition di Bruxelles “la prima può essere ricapitalizzata dai soci (enti pubblici) senza che ci siano distorsioni della concorrenza, la seconda non può essere ricapitalizzata dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) perché distorsivo della concorrenza e quindi deve essere avviata a risoluzione con sacrificio di azionisti ed obbligazionisti”.

Liturri tornava indietro di qualche mese “al 19 marzo 2019, quando una sentenza del Tribunale UE annullava la decisione della Commissione, secondo cui le somme erogate dal FITD a Banca Tercas costituivano invece aiuto di Stato. La portata di quella decisione non fu tanto relativa alla specifica vicenda. L’impatto più rilevante della decisione della Commissione, bocciata dai giudici ben 4 anni dopo, è quello che ebbe sulla contemporanea vicenda che si concluse con la risoluzione delle 4 banche (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara)”. La discussione tra il ministro Piercarlo Padoan e gli uffici di Bruxelles durò alcuni mesi, ricordava Liturri, e “terminò con la scelta del governo Renzi di subire il diktat della Commissione, con la risoluzione delle 4 banche e l’azzeramento di decine di migliaia di obbligazionisti. La storia dei mesi successivi è nota. Una galleria degli orrori disseminata da numerosi dissesti bancari, con l’indice FTSE Banche crollato dei 60% circa nel primo semestre 2016”.

L’analista era scettico sul fatto che ci siano stati “altri privati che hanno presentato offerte per la banca tedesca NordLB che sedeva su una pila di €7,3 miliardi di crediti inesigibili accumulati per la crisi del settore navale”. “Chi mai si sarebbe avvicinato ad una banca – si domandava – che ha perso €2,3 miliardi nel 2018 ed il cui attivo è zeppo di spazzatura di difficile valutazione, senza esigere il deprezzamento degli attivi e del capitale?”.

Per concludere con un’altra domanda che metteva sotto accusa senza mezzi termini “gli occhiuti burocrati di Bruxelles”: “Quale astrusa formula si saranno inventati per farci credere che qualche privato in giro per il mondo avrebbe scucito €3,6 miliardi a queste condizioni? Oppure Hannover val bene una messa, mentre Arezzo merita solo una prece?”.

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