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Quel pasticciaccio fra Bankitalia, Tercas e Popolare di Bari

Repubblica svela gli altarini sull'operazione Tercas. La Popolare di Bari salvò la Cassa di risparmio di Teramo per consentire a Tercas di restituire alla Banca d'Italia un maxi finanziamento d'emergenza. Che cosa dicono i documenti su Barbagallo (ex Bankitalia, ora a capo dell'Aif vaticana)

I documenti interni della Popolare di Bari spiattellati oggi dal quotidiano Repubblica svelano gli altarini sull’operazione Tercas, la palla al piede dei conti della Banca Popolare di Bari.

Da tempo gli addetti ai lavori – e pure i vertici dell’istituto di credito pugliese in camera caritatis – diceva: Bankitalia chiese a Marco Jacobini, per 40 anni deus ex machina della Popolare di Bari, di comprare la disastrata Cassa di risparmio di Teramo (Tercas), per evitare uno sboom bancario nell’Italia centrale.

Ora, grazie ai documenti svelati dal quotidiano Repubblica in un’inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini, emerge anche che c’era un interesse finanziario della Banca centrale: con il salvataggio della Tercas, la Banca d’Italia riuscì a tornare in possesso dei soldi di un finanziamento alla stessa Tercas.

Ecco di seguito un breve estratto dell’inchiesta di Repubblica relativa alla questione Tercas sulla base dei verbali del consiglio di amministrazione della Popolare di Bari:

Il 23 ottobre 2013, la Popolare ancora non conosce gli esiti dell’ispezione che Palazzo Koch ha condotto a Bari tra la fine di aprile e i primi di agosto di quell’anno. Ma, alle 11 del mattino – annota il verbale del Consiglio di amministrazione – “Come da accordi precedentemente stabiliti, il Presidente (Marco Jacobini ndr) accoglie in sala consiliare il dott. Carmelo Barbagallo… perché proceda alla lettura del rapporto ispettivo, che ha riguardato il rischio di credito, la governance aziendale, il sistema dei controlli interni e la compliance”.

Non è esattamente consuetudine che il direttore della Vigilanza di Bankitalia dia lettura di un rapporto ispettivo al cda della banca ispezionata. A maggior ragione se – come annota ancora il verbale del cda – è lì per informare che gli esiti dell’ispezione sono stati “parzialmente sfavorevoli” per le stesse ragioni che avevano portato al blocco del 2010 ad attività di acquisizione da parte della Popolare. Ma è quel che avviene quel 23 ottobre. E la ragione è in una singolare coincidenza. Proprio quel giorno – è ancora il verbale del cda a documentarlo – la Popolare, con una lettera inviata a banca Tercas e per conoscenza a Banca d’Italia, manifesta l’intenzione di partecipare al salvataggio dell’istituto abruzzese “per un importo complessivo non inferiore a 280 milioni di euro” e ad erogare un mutuo di 480 milioni che consenta allo stesso Istituto di estinguere il finanziamento che la Banca d’Italia aveva concesso a titolo di liquidità di emergenza.

La Popolare di Bari, dunque, si muove per acquisire Tercas sotto gli occhi della Banca d’Italia, in costanza del divieto di farlo (il 23 ottobre 2013 valeva ancora il blocco del 2010) e degli esiti “parzialmente sfavorevoli” dell’ispezione che aveva subito. Lo fa sotto gli occhi del direttore della vigilanza e ottiene la rimozione del blocco il 10 giugno del 2014. Dopo due passaggi. Anch’essi diciamo pure suggestivi: l’erogazione del mutuo di 480 milioni a Tercas (5 novembre del 2013). E le controdeduzioni alle osservazioni “parzialmente sfavorevoli dell’ispezione” illustrati da Barbagallo (11 novembre del 2013) che Bankitalia prenderà per buone sulla parola. Come se Bankitalia fosse costretta a scegliere il male minore. Condannare Tercas e i suoi correntisti o darle un’altra chance, accollandola all’unica banca che non è nelle condizioni di dire no. Un bel dilemma.

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