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Partite Iva

Iva e non solo, cosa studiava Tria e che cosa farà Gualtieri. L’articolo di Cazzola

I progetti del Tesoro (fra Tria e Gualtieri) su Iva e spesa pubblica. L'approfondimento di Giuliano Cazzola

 

Il dibattito politico è malato di schizofrenia. E l’informazione – soprattutto quella televisiva – alimenta questa psicopatia. Nella stessa serata possiamo vedere un tg che mostra il viso arcigno di Greta, accompagnato da servizi che denunciano lo scioglimento dei ghiacciai; poi – a pochi minuti di distanza – ci tocca assistere ad interviste ad agricoltori, ad autotrasportatori e a cittadini che usano l’automobile i quali protestano contro politiche limitative dell’uso dei combustibili fossili. Del resto, i gilet gialli hanno cominciato a mettere a soqquadro la Francia per contrastare un aumento del prezzo dei combustibili più inquinanti.

Siamo arrivati al punto che la relazione commissionata dal ministro Danilo Toninelli sulla Tav includeva nei costi il minor incasso per le accise sui prodotti petroliferi e per il pedaggio autostradale. Nel ventunesimo secolo, a causa del riscaldamento globale – scrive il Rapporto dell’Onu sul clima – gli oceani vedranno un aumento senza precedenti delle temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore, piogge e cicloni più frequenti e devastanti, aumento del livello delle acque, diminuzione degli animali marini. Ma ognuno fa la guerra all’inquinamento con il CO2 degli altri. E Bolsonaro, dalla tribuna dell’Onu, ribadisce che la foresta amazzonica (il polmone del mondo) appartiene al Brasile.

Un altro modo discutibile di fare informazione riguarda – dapprima – la predisposizione dell’aggiornamento del Def; poi, del disegno di legge di bilancio per il 2020. Qualcuno mette in giro che il governo giallo-rosso è intenzionato a introdurre un’imposta patrimoniale. Una notizia completamente inventata perché non c’è nulla che porti in quella direzione. Non solo per motivi politici, ma soprattutto perché le ‘’patrimoniali’’ appartengono all’ambizione perennemente delusa della vetero-sinistra di ‘’far piangere i ricchi’’.

Un’imposta siffatta sarebbe una delusione sul piano delle entrate. Perché i patrimoni sono come la ‘’Primula rossa’’ (‘’dove egli sia nessun lo sa’’). Gli unici patrimoni aggredibili sul piano fiscale sono le case, le abitazioni, gli edifici. Oppure i beni di lusso come il naviglio da diporto e le auto di grande cilindrata. Salvo mettere in conto le crisi dei relativi settori produttivi, la cassa integrazione per i dipendenti e magari qualche sciopero proclamato dai sindacati del settore.

Poi un ministro inconsapevolmente buontempone e vagamente salutista ha proposto di tassare le merendine, magari fino a renderle più care di un piatto di ostriche. E tutti – oves et boves et omnia pecora campi – dietro a commentare questa idea. Ultima trovata in ordine di tempo: ritornare ai sacri principi del denaro (contante) come ‘’sterco del diavolo’’, allo scopo di combattere meglio l’evasione (vuoi vedere che rivalutano i minibot?). Eppure basterebbe informarsi.

Nei giorni scorsi – intervistato da Ernesto Auci su First on line – l’ex ministro Giovanni Tria ha spiegato le misure a cui stava lavorando il Mef prima della crisi di governo. Roberto Gualtieri non è uno che non tiene conto del lavoro di chi lo ha preceduto soprattutto perché sa benissimo che Tria quelle soluzioni le aveva confrontate con la Commissione, quando il governo Conte 1 aveva varato l’assestamento del bilancio (7,6 miliardi).

Leggiamo ciò che ha dichiarato Tria, a proposito di una serie di ipotesi per impostare una manovra 2020 senza lacrime e sangue.’’In primo luogo e basandosi sulle stime che si potevano fare allora, risultava che il miglior andamento delle entrate (per la fatturazione elettronica che io ho voluto introdurre rifiutando qualsiasi ulteriore proroga), e le minori spese per Reddito di cittadinanza e Quota 100 portava il fabbisogno 2020 intorno all’1,6% attuando ovviamente le clausole di salvaguardia. Nel caso si volessero sterilizzare gli aumenti dell’Iva e delle accise previsti in oltre 23 miliardi, come sostengono tutti i partiti, sarebbe stato necessario reperire circa 15 miliardi. Ricordo (una stoccata garbata ma opportuna, ndr), solo per evitare interessati vuoti di memoria, che ben 19 miliardi dei 23 delle clausole di salvaguardia, li avevamo ereditati dal precedente governo Gentiloni’’.

Poi venivano i conti: a) la possibilità di operare tagli di spesa per 6 miliardi ripartiti su un largo numero di voci e soprattutto riferiti non alla spesa storica ma agli incrementi tendenziali previsti. b) Altri 6 miliardi sarebbero potuti venire dalla revisione delle c.d. tax expenditure, in maniera ampia ma per importi molto contenuti. c) Infine, 3 miliardi sarebbero potuti provenire dalla lotta all’evasione calcolata non in maniera generica, ma con precisi e credibili ritocchi legislativi già individuati.

‘’A questo punto – Tria ha giocato l’asso – disinnescate le clausole di salvaguardia, sarebbe stata mia intenzione proporre una qualche rimodulazione dell’Iva, specie per le aliquote agevolate, che avrebbe potuto dare un gettito di circa 8 miliardi da impiegare nella riduzione delle tasse sulle persone’’. In questo modo – secondo l’ex ministro dell’Economia – la finanza pubblica, contenendo il deficit intorno al 2%, avrebbe tranquillizzato i mercati e avrebbe potuto dare una spinta alla crescita. Non dimentichiamo, infatti, che un moderato aumento dell’IVA – ha sottolineato l’ex ministro – oltre ad essere raccomandato dalla UE, non avrebbe effetti inflazionistici, mentre la riduzione delle tasse sul lavoro avrebbe potuto davvero dare nuovo slancio ai consumi’’.

Poi, ecco una rivelazione importante: ‘’Ricordo, per i futuri storici, che già lo scorso anno avevo proposto una graduale riduzione dell’Irpef, affermando però che questa era in alternativa con quota 100. Fu Salvini a scegliere le pensioni piuttosto che la diminuzione delle tasse per motivi, credo, di propaganda elettorale ma con effetti nulli, se non negativi sulla crescita del PIL”.

Le considerazioni di Tria sono molto importanti a proposito dell’incremento delle aliquote Iva. La classe politica di governo e di opposizione (con la relativa alternanza) si è impiccata da sola – stupidamente – all’impegno di impedire ciò che è già previsto dalla legge e che entrerà in vigore dal 1° gennaio. Aumentare, invece, moderatamente la tassazione sui consumi in cambio di una riduzione delle imposte sul reddito sarebbe una politica saggia. Ma nessuno – credo – vorrà rimangiarsi una ‘’voce dal sen fuggita’’ nell’irresponsabile rincorsa all’insegna della demagogia.

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