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Fattura Elettronica

Fattura elettronica. I dati sugli incassi dell’erario e le stime farlocche. L’approfondimento di Mandolesi

L'approfondimento dei commercialista Giuliano Mandolesi

 

Non tornano i conti della fatturazione elettronica. Il binomio gettito Iva-fatturazione elettronica rischia di rilevarsi più forzato (o strumentale) che reale e l’incidenza del nuovo strumento sugli extra incassi dell’imposta sul valore aggiunto tende a essere economicamente meno importate e più in linea con quanto preventivato nel 2018 rispetto invece a quanto erroneamente ipotizzato dopo i risultati delle entrate tributarie del primo trimestre 2019.

Il casus belli. La discrepanza deriva da quanto preventivato nel 2018 e quanto poi incassato teoricamente nel 2019. A cavallo dell’introduzione della fatturazione elettronica, tra fine 2018 e inizio 2019, il direttore generale delle Finanze, Fabrizia Pecorella, in audizione al senato illustrando le novità introdotte nel decreto fiscale (dl 119/2018) aveva fissato gli obbiettivi per la riduzione del tax gap Iva da omessa dichiarazione, denominata anche «evasione senza consenso» (stimata in circa 13,2 miliardi di euro), dichiarando che la mission del governo era quella di recuperare 2,95 miliardi, di cui 1,97 miliardi di euro grazie alla fatturazione elettronica e 981 milioni derivanti invece dall’obbligo di invio telematico dei corrispettivi.

Una volta però pubblicata dal Mef la prima trimestrale delle entrate tributarie 2019 (gennaio-marzo) in molti hanno erroneamente gridato al miracolo visto che la variazione in termini percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (il primo trimestre 2018 senza e-fattura) era di 4,7 punti, che in termini di gettito corrispondono a 1,15 miliardi, cifra estremamente vicina addirittura al traguardo annuale di 1,97 miliardi Il reale impatto della efattura nel primo trimestre 2019. Analizzando attentamente i dati, però, l’impatto della fattura elettronica sul gettito Iva del primo trimestre 2019 risulta poco decisivo o quantomeno non rilevabile.

Come specificato nella nota tecnica al bollettino delle entrate, pubblicato dal dipartimento delle finanze del Mef, infatti, a giustificare l’incremento del gettito dell’imposta sul valore aggiunto nel primo trimestre 2019 rispetto a quanto realizzato nello stesso periodo del 2018, vi è la crescita degli «scambi interni» (+6% e +1,25 miliardi prodotti). Se può venire naturale pensare che l’incremento degli scambi interni sia correlabile all’uso della e-fattura è lo stesso report Mef a smentire tale ipotesi.

Nel bollettino, infatti, viene specificato che «l’Iva degli scambi interni è componente influenzata positivamente dell’andamento del mese di gennaio (+17,9%) che ha risentito del meccanismo di versamento dell’imposta relativa al mese di dicembre 2018 (acconto a dicembre e saldo a gennaio); inoltre il saldo positivo versato a gennaio 2019 ha recuperato l’andamento negativo dell’acconto registrato a dicembre 2018».

In poche parole l’incremento attribuito alla fattura elettronica è in realtà riferibile principalmente alla metodologia e alla tempistica di versamento dell’imposta relativa comunque al 2018, anno privo dell’e-fattura. Inoltre il Mef, nella nota tecnica del bollettino trimestrale, dettaglia e analizza la componente «scambi interni» non citando mai la fatturazione elettronica ed evidenziando come l’andamento della stessa risulti essere in crescita del 7,6% rispetto allo stesso periodo del 2018 e la dinamica è spiegabile dalla crescita dei settori del commercio (+4,9%), in particolare del commercio all’ingrosso a esclusione di autoveicoli e di motocicli (+13,8%), e dell’industria (+2,9%).

Risulta invece negativo invece l’andamento dei servizi privati (-2,5%). L’analisi storica dell’andamento (crescente) del gettito Iva. A ulteriore supporto della tesi che la fatturazione elettronica non abbia giocato un ruolo determinante nel primo trimestre 2019 (non) influenzando la componente «scambi interni» è che il gettito Iva, in realtà, è in costante aumento ormai da alcuni anni. A confermarlo è anche la Corte dei conti nel report annuale 2018 che specifica infatti che «anche nel 2018 il gettito dell’Iva fa registrare un andamento crescente, confermando il trend individuato negli ultimi anni, dopo alcuni anni di riduzione. In termini monetari il gettito si è assestato a quasi 133,4 miliardi (rispetto al 2017, +3,9 miliardi in termini assoluti, +3,0 in termini percentuali rispetto al 2017); l’aumento è da imputare a entrambe le componenti essendo aumentata sia quella derivante dagli scambi interni (di circa 3 miliardi), sia quella relativa alle importazioni (di quasi 900 milioni)».

Analizzando più nel dettaglio l’andamento in costante crescita degli incassi dell’imposta sul valore aggiunto nel triennio 2016-2018 con quanto poi realizzato nei primi sei mesi 2019 ci si rende facilmente conto del fatto che l’impatto della e-fattura non è di certo così corposo come lo si vuole «dipingere» e che, se riscontrabile, sui 4,7 punti percentuali di incremento prodotti nel primo trimestre avrà contribuito per non più di un punto. Nel 2016 infatti l’imposta sul valore aggiunto presentava già una variazione positiva (rispetto all’anno precedente) di +5,127 milioni di euro (+4,3%); cresceva la componente scambi interni di 5.904 milioni di euro (+5,5%), trainata dai versamenti da «split payment» da cui derivano 3.450 milioni di euro di crescita (+47,5%), passando dai 7.258 milioni di euro del 2015 ai 10.708 milioni di euro dell’anno 2016.

Anche il 2017 confermava il trend di crescita con un +4,2% prodotto sia dalla componente di prelievo sugli scambi interni (+3.550 milioni di euro, +3,1%), sia nella componente sulle importazioni (+1.709 milioni di euro, +14,7%). Come specificato nella nota 2017 va tenuto conto che l’andamento del gettito Iva, a partire dal mese di agosto 2017, è stato condizionato dall’ampliamento della platea dei contribuenti soggetti all’applicazione dello split payment (art. 1 del dl n. 50/2017).

Seppur meno marcato delle precedenti due annualità, anche il 2018 chiudeva con un segno «più». La crescita dell’Iva era infatti del +3% (+3.859 milioni di euro), in costante aumento sia la componente scambi interni (+3.018 milioni di euro pari a +2,6%), in parte dovuta all’entrata in vigore, dal mese di luglio 2017, del provvedimento che ha ampliato la platea dei soggetti interessati allo split payment, sia nella componente importazioni (+841 milioni di euro, +6,3%) il cui gettito era influenzato principalmente dall’aumento prezzo del petrolio in crescita mediamente del 31,4% rispetto all’anno precedente. I1 primo semestre 2019 senza i picchi millantati tiene l’andamento e conferma la media con un +3,6% (+2.059 milioni di euro).

Nel secondo trimestre si mitiga la percentuale del 4,7% realizzata da gennaio e marzo e la crescita è sostenuta come detto dalla componente scambi interni (+2.132 milioni di euro pari a +4,2%) che ha più che compensato il «segno meno» delle importazioni che hanno chiuso con una diminuzione di 73 milioni di euro (-1,1%) Sebbene speranza di tutti sia che la fatturazione elettronica dia uno sprint al gettito Iva intervenendo in maniera decisiva anche sul tax gap, analizzando il trend dell’imposta, il reale impatto dello strumento introdotto dal 1° gennaio sembra essere ridotto o non esattamente quantificabile.

Se volessimo giocare al toto Iva e puntare su un risultato in termini di extra-gettito attribuibile effettivamente alla e-fattura probabilmente, la cifra più adeguata, considerato il trend di crescita medio degli ultimi tre anni e mezzo di circa 3,7 punti percentuali, è esattamente quella individuata dal dipartimento finanze ovvero di circa 2 miliardi di euro di extra gettito e non di certo quella prospettiva di quasi 4 miliardi e mezzo derivante dalla proiezione dell’incremento totale del primo trimestre su tutto l’anno.

(articolo pubblicato su Italia Oggi)

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