Il governo sta valutando di esercitare il golden power su Sirti, azienda con sede nel milanese che si occupa di reti per le telecomunicazioni e di servizi digitali, per bloccare un’eventuale vendita a un fondo di investimento straniero.
Lo scrive MF-Milano Finanza, citando “fonti vicine al dossier” e spiegando che Palazzo Chigi preferirebbe che la società venisse ceduta a un soggetto industriale anziché a un investitore finanziario. Il ricorso ai poteri speciali servirebbe a garantire che gli asset e il know-how di Sirti – considerata strategica per via del settore in cui opera -vengano tutelati, assieme ai suoi livelli occupazionali.
CHI CONTROLLA SIRTI E CHI LO CONTROLLERÀ IN FUTURO (FORSE)
Sirti è di proprietà esclusiva di PS Reti S.p.A., il cui capitale sociale – si legge nel bollettino del 5 giugno 2023 dell’autorità antitrust – è a sua volta detenuto interamente da K Equity Italy 2, che in ultima istanza rimanda al fondo statunitense Kohlberg Kravis Roberts (KKR).
Milano Finanza scrive che il processo di vendita di Sirti – i consulenti di PS Reti sono Goldman Sachs e IMI di Intesa Sanpaolo – è ancora in fase preliminare, delle manifestazioni di interesse, e dunque lontano dall’assunzione di impegni da parte degli acquirenti potenziali. Secondo le fonti del giornale, questi potenziali acquirenti sono per il momento tutti fondi di investimento: Searchlight Capital, statunitense; Mubadala Investment Company, emiratino; 3i Infrastructure, britannico.
I RISULTATI ECONOMICI
Nel primo semestre del 2023 Sirti, guidata dall’amministratrice delegata Laura Cioli, ha registrato ricavi per 410 milioni di euro (il 18 per cento in più su base annua) e un margine operativo lordo di 27,1 milioni (+34 per cento).
Recentemente Sirti Digital Solutions, la controllata specializzata in servizi digitali, ha ottenuto la commessa per lo sviluppo di una nuova infrastruttura del centro dati della NATO a Napoli. Nell’ultimo periodo del 2023, però, il gruppo ha fatto sapere che nelle ultime semestrali il costo degli oneri finanziari per l’utilizzo delle reti di telecomunicazione è triplicato su base annua. I ritardi tra l’avvio dei progetti e il ricevimento dei pagamenti hanno creato uno squilibrio di cassa per 3,8 miliardi di euro, fa sapere l’associazione ANIE SIT che rappresenta il settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni.
TUTTI I GOLDEN POWER DI MELONI
Il governo di Giorgia Meloni ha già utilizzato il golden power in più occasioni.
Lo scorso novembre se ne è servito per opporsi alla vendita dell’ex-Microtecnica, azienda di meccanica di precisione con sede in Italia ma controllata interamente dalla compagnia statunitense Collins Aerospace, alla società francese Safran. Nel giugno 2023 è intervenuto su Pirelli per limitare il ruolo degli azionisti cinesi di Sinochem e tutelare le tecnologie della società (ovvero i sensori negli pneumatici per la raccolta di dati).
A inizio dicembre si è parlato di golden power per bloccare l’eventuale vendita di Rosetti Marino, azienda ravennate specializzata in cantieristica navale e in piattaforme offshore, a un gruppo industriale straniero (l’indiano Larsen & Toubro, il malese Bumi Armada o il sudcoreano Daewoo E&C, forse). Più recentemente, la possibilità di un intervento sull’operazione tra il gruppo Ion e la società di servizi immobiliare Prelios ha creato tensioni nella maggioranza tra Lega e Fratelli d’Italia.