Il consiglio di amministrazione di Tim ha approvato la vendita della rete di telecomunicazioni (NetCo) al fondo statunitense Kohlberg Kravis Roberts, abbreviato in Kkr: un’operazione da circa 20 miliardi di euro che dovrebbe concludersi entro l’estate 2024, e che non è stata gradita da Vivendi. Il gruppo francese è il singolo maggiore azionista di Tim con il 23,7 per cento delle quote e si detto “profondamente” rammaricato per la decisione del consiglio, che non avrebbe “preventivamente informato e sollecitato il voto degli azionisti di Tim, violando così le regole di governance applicabili”.
“Oramai è chiaro che i francesi vorrebbero sloggiare, ma evitando un salasso di minusvalenze rispetto all’investimento iniziale”, ha scritto il direttore di Startmag, Michele Arnese, “e magari trattare una ‘ricompensa’ su altri dossier italiani”.
Occupandosi di infrastrutture di connettività telefonica e a Internet, NetCo – la nuova società nella quale confluirà la rete di Tim e che sarà controllata da Kkr – sarà un’azienda strategicamente rilevante per l’Italia. Il controllo sarà estero, ma Kkr ha sede negli Stati Uniti, un paese alleato dell’Italia. Il ministero dell’Economia potrebbe comunque acquistare una partecipazione fino al 20 per cento.
TUTTO SU KKR
Il fondo è nato nel 1976 da Jerome Kohlberg, Henry Kravis (nella foto) e George Roberts, dai quali ha preso il nome. Con sede a New York, si è quotato in borsa nel 2010 e oggi conta venti uffici in sedici paesi con quasi 1700 dipendenti. Gestisce asset dal valore totale di oltre 400 miliardi di dollari (qui il suo portfolio), concentrandosi in particolare sulle infrastrutture, sull’energia e sull’immobiliare.
Tra i suoi investimenti compaiono società come Alliance, Del Monte, Kodak e Axel Springer.
Stando a Cnn, i principali azionisti di Kkr sono le società d’investimento statunitensi Capital Research & Management (4,49 per cento), The Vanguard Group (4,31 per cento) e Harris Associates (3,3 per cento).
GLI INVESTIMENTI DI KKR IN ITALIA
Tra gli investimenti italiani di Kkr figurano FiberCop, società del gruppo Tim che si occupa di infrastrutture di rete secondarie e di cui possiede il 37,5 per cento, e Cmc, azienda umbra di macchinari di automazione. Il fondo è presente indirettamente (tramite Vantage Towers) in Inwit, il principale operatore italiano delle torri per le telecomunicazioni.
In passato ha investito in Selenia (lubrificanti per motori), Sistemia (consulenza del credito), Argenta (distributori automatici), Inaer (elicotteri) e Sirti (telecomunicazioni).
CHI SONO GLI ITALIANI IN KKR
Tra i principali dirigenti italiani di Kkr c’è Mattia Caprioli: è entrato nel fondo nel 2001 e oggi ricopre la carica di partner e Co-Head of European Private Equity. Laureato alla Bocconi, prima di entrare nel fondo americano si è occupato di fusioni e acquisizioni presso Goldman Sachs a Londra. Per Kkr, invece, ha contribuito (così si legge nella sua scheda ufficiale) agli investimenti in Sector Alarm, Walgreens Boots Alliance, Galenica, Avincis Mission-Critical Services, RigNet, PortAventura, United Group, Travelopia, A-Gas, Citation, ERM e GeneraLife.
Italiano è anche Alberto Signori, partner del team Infrastrutture, specializzato in investimenti in Europa, Medioriente e Africa. In precedenza ha lavorato per la società di investimento M&G, gestendo acquisizioni nei settori delle telecomunicazioni, dell’energia, dei trasporti e dei servizi di pubblica utilità. Laureato, come Caprioli, alla Bocconi, Signori ha lavorato anche per Ubs e Commerzbank, occupandosi di fusioni e acquisizioni.
Diego Piacentini, advisor di Kkr dal 2019, si occupa degli investimenti in tecnologie, media e telecomunicazioni. Ha lavorato per sedici anni (2000-2016) presso Amazon come vicepresidente senior della divisione International Consumer Business; e per dodici anni (1987-1999) presso Apple come VP Sales and GM Europe. Dal 2016 al 2018 è stato a Palazzo Chigi Commissario straordinario per l’Agenda digitale, nominato dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi.
IL RUOLO DI TANCREDI GROUP
Ad assistere Kkr dal punto di vista della comunicazione è Tancredi Group, società di pubbliche relazioni con sede a Londra fondata nel 2015 da Giovanni Sanfelice di Monteforte, che dal 2004 al 2007 ha peraltro lavorato come capo ufficio stampa corporate di Telecom Italia.