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Porto Amburgo

Che cosa cambierà per l’Europa con i cinesi nel porto di Amburgo

I cinesi di Cosco avranno una quota minoritaria di uno dei terminal del porto di Amburgo, il più grande della Germania. È un rischio per l'Europa? E il porto di Trieste (legato a quello di Amburgo) è a rischio? Fatti e approfondimenti

Mercoledì il governo tedesco ha fatto sapere di aver autorizzato l’operazione per la vendita di una parte del porto di Amburgo – il più grande del paese e uno dei più importanti d’Europa – a Cosco, la compagnia di trasporto marittimo controllata dal governo cinese. Non tutti i ministri, però, sono d’accordo con il cancelliere Olaf Scholz, come ha raccontato da Berlino Pierluigi Mennitti su Startmag.

L’ACCORDO COSCO-HHLA PER IL PORTO DI AMBURGO

Nello specifico, Cosco acquisirà il 24,99 per cento delle azioni del terminal Tollerort del porto di Amburgo: è il più piccolo dei tre, di proprietà del gruppo tedesco della logistica Hhla, a partecipazione pubblica.

Hhla ha accolto con favore l’affare con Cosco. I critici pensano invece che la parziale acquisizione del porto di Amburgo rientri in una più ampia strategia di Pechino per proiettare la sua influenza sulle infrastrutture strategiche europee. Trattandosi di una quota di minoranza, però, la compagnia cinese non avrà diritti di veto.

LA CINA CONTROLLERÀ IL COMMERCIO EUROPEO?

La Cina è il maggiore partner commerciale della Germania. Il timore legato alla presenza di Cosco nel porto di Amburgo è quello che la compagnia possa aumentare gli investimenti nell’infrastruttura fino a renderla il principale polo degli scambi tra l’Asia e l’Europa, traendone un vantaggio diretto, anche politico.

“Non sono aspettative realistiche”, ha detto al Sole 24 Ore Francesca Ghiretti, esperta di Cina e analista del think tank Merics: “Cosco in passato ha finanziato l’enorme espansione e ricezione del porto greco del Pireo, perché lo possiede, è un’eccezione”.

IL PORTO DI AMBURGO NON È IL PIREO

Come dichiarato anni fa da Xu Lirong, allora presidente di Cosco, la presenza cinese nel Pireo serve a “rafforzare” il ruolo commerciale del Mediterraneo e farlo diventare “un importante ponte di civiltà, economia e amicizia tra Cina e Grecia nell’ambito della Belt and Road Initiative”, la grande iniziativa logistica-geopolitica di Pechino a cui l’Italia ha peraltro aderito, ma sta valutando se rimanerci.

“Il caso greco”, precisa Ghiretti, “non va confuso con la quota di minoranza nel più piccolo terminal di Amburgo. Questa operazione è importante per un altro motivo, in quanto così facendo Amburgo ha evitato che Cosco reindirizzi il suo business ad Anversa e Rotterdam”. Insomma, la Germania vuole salvaguardare l’interscambio con la Cina: circa il 30 per cento delle merci che passano per il porto di Amburgo provengono dalla Cina o vi sono dirette.

CONSEGUENZE PER TRIESTE?

Qualcuno teme che l’operazione Hhla-Cosco per il porto di Amburgo potrebbe avere ripercussioni sul porto italiano di Trieste: la tedesca Hhla, infatti, possiede il 50,01 per cento di Piattaforma Logistica Trieste (PLT).

Sempre Francesca Ghiretti è convinta che l’operazione per il terminale tedesco “non sembra presentare ripercussioni dirette su Trieste”. “Ma guardando all’operazione in maniera più generale”, ha spiegato di recente a Formiche, “emergono alcuni interrogativi che riguardano la concorrenza. Infatti Cosco, che riceve fondi statali dalla Cina, non compete allo stesso livello di altre imprese nel settore. Inoltre, la sua posizione dominante sul mercato è un potenziale strumento geopolitico per Pechino”, perché l’influenza politica si trasmette attraverso il primato sul commercio globale e il controllo delle infrastrutture critiche.

– Su quest’ultimo punto, leggi anche: Trasporto marittimo, tutte le cause della rottura tra Maersk e Msc

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