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Amburgo

Alla fine la cinese Cosco si prenderà un pezzo del porto di Amburgo

Dopo lunghe controversie, la cinese Cosco potrà rilevare il 24,9 per cento di un terminal del porto di Amburgo. Ecco cosa è successo in Germania. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

La decisione è arrivata. Dopo mesi di controversie, il gruppo statale cinese Cosco può dunque rilevare il 24,9% di uno dei tre terminal container del porto di Amburgo. Il governo tedesco ha sbloccato la partecipazione di minoranza della società cinese Cosco Shipping Ports Limited nel Container Terminal Tollerort (CTT), come annunciato dalla Hamburger Hafen und Logistik AG (HHLA), la società operativa del porto anseatico. “Tutte le questioni nell’ambito della procedura di valutazione degli investimenti hanno potuto essere chiarite insieme in discussioni intense e costruttive”, ha spiegato la società amburghese.

Il governo federale, da parte sua, ha confermato con una nota che “la revisione degli accordi di acquisto sono in linea con le condizioni di un acquisizione limitata”. Originariamente le trattative vertevano sull’acquisizione del 35% del terminal, poi contrasti politici all’interno dello stesso governo tedesco hanno suggerito al cancelliere Olaf Scholz di trovare una soluzione di compromesso su una soglia che non superasse il 25%.

Ora HHLA ha carta bianca per sviluppare il terminal come punto di movimentazione privilegiato per Cosco, un cliente di lunga data, dove si concentrerebbero i flussi di merci tra Asia ed Europa. È quel che ha spiegato con una certa enfasi ha spiegato la stessa società operativa del porto che è partecipata dall’amministrazione cittadina.

LA CINA È ANCORA PIÙ FONDAMENTALE PER IL COMMERCIO DELLA GERMANIA

La Cina è attualmente il principale partner commerciale della Germania e del porto di Amburgo. Circa il 30% delle merci movimentate nel porto anseatico proviene dalla Cina o vi è diretto. Per HHLA, così come per l’intero apparato politico imprenditoriale della potente città anseatica che ha fatto quadrato attorno a questo progetto, “la partecipazione di minoranza di Cosco garantisce l’occupazione e rafforza l’importanza nazionale e internazionale di Amburgo come sede logistica e della Germania come nazione industriale”.

LA DISPUTA NEL GOVERNO TEDESCO SU COSCO E AMBURGO

Come accennato, inizialmente Cosco voleva rilevare il 35% della società operativa di Container Terminal Tollerort GmbH. Ma nel governo federale è scoppiata un’aspra disputa politica sull’opportunità di consentire la partecipazione cinese. Lo scorso ottobre, il gabinetto ha deciso il cosiddetto divieto parziale, che consente a Cosco di acquisire solo una quota inferiore al 25%. Ogni ulteriore acquisizione al di sopra di questa soglia è stata vietata.

Ma il braccio di ferro all’interno del governo non si era concluso con l’escamotage trovato da Scholz, che anche in quanto ex sindaco di Amburgo aveva seguito personalmente e con totale partecipazione questa vicenda. E tra cancelleria e ministero dell’Economia, dunque tra Olaf Scholz (Spd) e Robert Habeck (Verdi) è proseguita sotterranea una partita a scacchi con mosse e contromosse che si è protratta fino all’ultimo momento.

Secondo le informazioni raccolte dal pool investigativo giornalistico delle tv regionali pubbliche NDR e WDR (che coprono l’informazione nella Germania nord-occidentale), la cancelleria ha prevalso contro la volontà del ministero dell’Economia di avviare una nuova procedura d’esame.

Era stata proprio un’inchiesta giornalistica delle due reti televisive (e della Süddeutsche Zeitung) ad aver rivelato nelle scorse settimane che solo di recente che il terminal di Tollerort era stato classificato come infrastruttura critica.

Habeck si era quindi espresso a favore dell’avvio di una procedura d’esame completamente nuova che avrebbe rivalutato la portata di un investimento in un’infrastruttura critica. Per avviare tale nuova procedura era però necessaria una decisione dell’intero consiglio dei ministri. Ma da parte della cancelleria non vi è stata alcuna apertura.

Le dichiarazioni ufficiali indicano ora la diversa posizione all’interno del governo federale. La conferma dell’ingresso è stata comunicata dal portavoce del governo federale, Steffen Hebestreit, mentre un portavoce del ministero dell’Economia ha spiegato: “Ci sono state valutazioni diverse nella valutazione dell’acquisizione della partecipazione”. Ammettendo così una distanza che oramai, a decisione assunta, resterà solo sui verbali delle discussioni in consiglio di gabinetto.

COSA PENSANO GLI IMPRENDITORI?

Chi invece esprime soddisfazione senza riserve è l’associazione degli industriali tedeschi, la Bundesverband der Deutschen Industrie (BDI). Per Tanja Gönner, amministratore delegato di BDI, “la decisione del governo di liberare la quota di minoranza è positiva per la Germania come luogo di investimento e paese di importazione ed esportazione. La competitività economica e la sovranità tecnologica della Germania e dell’Ue richiedono un’apertura fondamentale agli investimenti stranieri nella nostra regione, compresi quelli provenienti dalla Cina”.

Quel che emerge chiaramente dalle dichiarazioni di Gönner è tuttavia la posizione del mondo imprenditoriale tedesco nei confronti dei crescenti dubbi sui rapporti economici con la Cina, avanzate in sede governativa con sempre maggiore forza dai Verdi. “È ragionevole espandere le relazioni economiche con la Cina, anche a fronte delle crescenti tensioni geopolitiche”, spiega Gönner, “la Cina è anche un partner e dovrebbe rimanere tale nel nostro interesse economico e politico”.

Pare leggere neppure troppo tra le righe una sorta di stop al tentativo di porre la Cina sullo stesso piano della Russia. Perso un mercato (soprattutto energetico) gli imprenditori tedeschi non sono disposti a vedersene scippato un secondo. E le parole conclusive di Gönner fanno capire l’interpretazione che la Germania dovrebbe dare al nuovo mantra europeo sulla Cina: “La triade Cina come concorrente e rivale di sistema, ma anche come partner, introdotta dalla Commissione Ue nel 2019 e ribadita nell’accordo di coalizione, è l’approccio giusto”, dice la BDI. A buon intenditor poche parole.

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