Stop momentaneo al progetto di Lega e M5s di favorire fiscalmente le fusioni bancarie. Niente norma attesa in particolare dalla Popolare di Bari e da Carige.
La maggioranza e il governo hanno deciso – secondo la ricostruzione di Start Magazine – di avere prima un via libera anche informale da parte della Commissione europea per non incorrere in una successiva bocciatura per aiuti surrettizi di Stato.
TUTTI I MOTIVI DELLO STOP ALLA NORMA PRO POPOLARE DI BARI
E’ questo dunque il motivo per cui l’emendamento che era già pronto da parte della Lega e condiviso anche dal Movimento 5 Stelle non è stato più presentato al decreto Crescita. Mentre è stato confermato e presentato quello per la proroga delle garanzie per i bond di Banca Carige (qui l’approfondimento di Start Magazine sul tema).
ECCO IL PROGETTO M5S-LEGA ACCANTONATO PER POPOLARE DI BARI
C’era infatti anche un progetto in cantiere nell’esecutivo M5S-Lega per venire incontro ad alcune aspettative di banche medie e piccole, per spingerle magari a fondersi (come auspica ad esempio un report voluto da Assopopolari e gradito anche a Bankitalia).
LE PREOCCUPAZIONI PER CARIGE E POPOLARE DI BARI
In cima ai pensieri di banchieri e politici di maggioranza ci sarebbero in particolare, ma non solo, Carige e Popolare di Bari che attraversano uno stato di salute non ottimale.
DOSSIER CARIGE
Con la prima, Carige, in fase di dismissione visto che ci sono fondi come ad esempio il colosso americano Blackrock che stanno studiando il dossier per rilevare l’istituto.
CASO POPOLARE BARI
Mentre la seconda, la Popolare di Bari, ha in corso una delicata fase di ristrutturazione che prevede un aumento di capitale, la trasformazione in spa e la cessione di una quota rilevante di sofferenze.
I FINI DELL’EMENDAMENTO
L’emendamento per salvare Carige doveva entrare nel dl Crescita e puntava a portare un “tesoretto” da 700 milioni, immediatamente utilizzabile, grazie a una fusione.
CHE COSA PREVEDEVA L’EMENDAMENTO PRO POPOLARE DI BARI
La proposta di modifica che era in gestazione prevedava che le “attività per imposte anticipate” cioè determinate da perdite passate, si potessero utilizzare subito anziché spalmarle in dieci anni nel caso di aggregazione che porti a una banca con “non oltre 30 miliardi” di attività. In questa maniera si avrebbe subito un rafforzamento del patrimonio della banca (Cet1).
LO SCENARIO UTILE ANCHE PER BCC, ICCREA E CCB
Inoltre, secondo Marco Bindelli, vice presidente e consigliere delegato ai rapporti con il Credito Cooperativo e le Capogruppo del Banco Marchigiano-Credito Cooperativo, l’emendamento in cantiere il cui titolo era “Incentivo all’aggregazione tra banche di medie e piccole dimensioni e scissioni bancarie”, “pur essendo stato pensato per le banche medio/piccole ed in particolare per alcune banche popolari del sud (Popolare di Bari in primis), riveste particolare importanza anche per le Banche di credito cooperativo (Bcc) confluite nei neocostituiti Gruppi bancari cooperativi facenti capo alle due Capogruppo, Iccrea Banca e Cassa Centrale Banca”, aveva scritto su Start Magazine.