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Banche Italiane

Popolare di Sondrio, Bari, Ragusa e non solo. Ecco il piano per una Superpopolare targato Kpmg e gradito anche a Bankitalia

Tutti i dettagli del piano Kpmg commissionato da Assopopolari e gradito (pare) anche alla Banca d'Italia che coinvolge alcune banche popolari come Bari, Lazio, Fondi, Lajatico, Puglia e Basilicata e Ragusa

 

Non erano dunque solo “fantasie” le indiscrezioni giornalistiche della scorsa settimana sul progetto di una super holding tra alcune banche popolari.

“Fantasie” le aveva definite pochi giorni fa il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani. Eppure, dopo le prime indiscrezioni del Corriere della Sera e l’articolo del 14 febbraio del Sole 24 Ore (vedere sotto), oggi è il Messaggero a svelare lo studio di Kpmg commissionato proprio da Assopopolari guidata dal segretario generale Giuseppe De Lucia Lumeno; studio su cui ci sarebbe un beneplacito informale della Banca d’Italia secondo rumors finanziari.

Lo studio di Kpmg delinea la prospettiva di una Superpopolare che riunisca 17 banche cooperative con 1.441 filiali e 185 miliardi di masse gestite. Uno scenario di fatto simile a quello intrapreso dalle Banche di credito cooperativo dopo un intervento legislativo che ha dato vita da parte delle Bce alle holding Iccrea e Cassa centrale banca.

E anche nel caso della Superpopolare, come si legge nello studio di Kpmg, la costituzione di una capogruppo bancaria ad hoc è prevista “a valle di un intervento legislativo ad hoc con la sottoscrizione di un contratto di coesione”.

A questo fine sia M5S che Lega sono stati allertati e anche da Pd e Forza Italia c’è attenzione.

Ma quali sono le banche popolari indicate nel progetto auspicato da Assopopolari con il silenzio-assenso di Bankitalia? Sono Popolare di Sondrio, Valsabbina, Piacenza, Cividale, Sanfelice, Valconca, Lazio, Fondi, Lajatico, Cassirate, Fusinate, Cortona, Bari, Puglia e Basilicata, Ragusa, Pugliese e Credito Popolare.

L’obiettivo è quello di creare “uno o più poli bancari” da costituire attraverso due soluzioni.

Le strade sono due: creazione di una o più holding cooperative, fusione delle singole banche nella/e holding e successivo scorporo delle banche reti in banche spa, detenute al 100% oppure creazione di una spa di nuova costituzione da identificare tra le popolari e conferimento dei rami di azienda bancari degli istituti alla nuova società per azioni.

Tale spa sarebbe a sua volta controllata da banche cooperative che faranno riferimento ai precedenti soci.

Di questo piano, aggiunge il Messaggero, allo stato sta prendendo forma un polo a 6, formato da alcune popolari del centro Italia e qualcuna del Sud.

Questo perché, secondo le indiscrezioni raccolte da Start Magazine, ad esempio Popolare del Lazio, Cassirate e Popolare di Puglia e Basilicata si sarebbero sfilate dal progetto.

Per questo in ambienti istituzionali c’è chi pensa che alla fine il tutto potrebbe ridimensionarsi a una fusione Bari-Ragusa.

LO STUDIO KPMG COMMENTATO DA CORRADO SFORZA FOGLIANI (PRESIDENTE ASSOPOPOLARI)

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ECCO LO STUDIO KPMG SULLE POPOLARI PUBBLICATO DAL MESSAGGERO.IT

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TUTTI I PIU’ RECENTI APPROFONDIMENTI DI START MAGAZINE SUL MONDO DELLE POPOLARI:

POPOLARE DI BARI E POPOLARE DI RAGUSA, CHE COSA SUCCEDE AL MERCATO HI-MTF?

CHE COSA HA ESCOGITATO LA POPOLARE DI BARI PER I SOCI DELUSI

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ECCO L’ARTICOLO DEL SOLE 24 OR DEL 14 FEBBRAIO

Una Superpopolare, con una holding cooperativa capogruppo che controlli le diverse reti bancarie destinate a presidiare i territori. È questo lo schema di aggregazione su cui stanno ragionando venti piccole e medie banche popolari che in questi giorni stanno valutando al proprio interno se accelerare sul progetto a cui tiene la Vigilanza di Banca d’Italia. Il modello societario alternativo è quello che all’opposto avrebbe una Holding Spa, a cui conferire tutte le attività da cui si possano ottenere sinergie, controllata dalle singole banche cooperative. Il primo schema è tuttavia quello ritenuto più efficace e oggetto dei colloqui riservati tra le banche e la Vigilanza, a una settimana dall’incontro che si è tenuto a Roma tra i presidenti e gli amministratori delegati dei venti istituti che sarebbero coinvolti nel progetto. All’incontro, cui aveva partecipato anche il responsabile della Vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo, è stato presentato un rapporto commissionato all’advisor Kpmg da Assopopolari. Rapporto che per motivi di riservatezza non è stato consegnato a nessuno dei banchieri e che, secondo alcuni dei partecipanti all’incontro, sarebbe stato solo “proiettato” durante la conferenza come prima base di lavoro per evidenziare i vantaggi dell’aggregazione. Al summit hanno partecipato anche i vertici della Popolare di Sondrio, unica quotata e vigilata da Bce, che però non sarà parte del progetto.

Se la Vigilanza spinge perchè il progetto decolli, pare di capire che a livello locale già emergono le prime resistenze. La pre-condizione perché il progetto si metta in moto, secondo quanto trapela dai primi commenti di alcuni interessati al progetto, è che la holding capogruppo mantenga lo status di cooperativa. Perché questo accada servirà una deroga (o modifica) alla riforma delle popolari promossa dal Governo Renzi che fissava a 8 miliardi di attivo il tetto per mantenere lo status di banca popolare ed evitare la trasformazione in società per azioni.
Se il progetto dovesse concretizzarsi, infatti, nascerebbe un polo di interesse nazionale che si collocherebbe, secondo le stime degli attivi attuali, intorno al decimo posto tra i gruppi bancari italiani.Tranne poche eccezioni al Nord (Popolare Cividale, Alto Adige, Marostica, San Felice sul Panaro, Valconca), gran parte delle banche coinvolte sono situate al CentroSud: Torre del Greco, Mediterraneo, Fondi, Ragusa, Puglia e Basilicata, Cassinate, Frusinate, Pugliese, Lajatico e Bari.

Proprio la Popolare di Bari, la più grande tra le banche eventualmente coinvolte nel progetto, è in questi giorni alle prese con un difficile piano di riassetto che potrebbe evolvere verso la trasformazione in società per azioni. Se così fosse, ma bisognerà che i vertici e l’advisor Rothschild trovino investitori istituzionali privati disposti a investire in una Spa non quotata, Bari resterebbe fuori dal piano della Superpopolare. In alternativa, sempre che le «consorelle» trovino l’intesa, Popolare Bari potrebbe essere parte del piano di sistema. Vizi e virtù di ciascuno dei partecipanti sarebbero calibrati patrimonialmente dai concambi azionari del capitale della holding cooperativa. A conferma dell’interesse di sistema inoltre, affinchè il progetto decolli in ambienti delle popolari si dà per possibile che la società pubblica Sga venga chiamata a giocare un ruolo decisivo nell’acquisto dei crediti deteriorati delle banche popolari partecipanti.

Come andrà a finire? Da quanto trapela, le resistenze locali restano fortissime. Ma altrettanto decisa pare l’azione di moral suasion di Bankitalia. Il quadro che sarebbe emerso dalle analisi di Kpmg infatti vede tassi di crediti in sofferenza superiori alla media del sistema, rapporti cost/income elevati, situazioni patrimoniali differenziate, redditività sul capitale che in media si attesta tra il 2 e il 3%. A questo si aggiungono le note difficoltà delle popolari non quotate a reperire capitali e, in molti casi, problemi nella liquidabilità delle azioni.

Difficoltà ben presenti anche a tutti i vertici delle banche potenzialmente interessate dal progetto aggregativo. Restano resistenze a difesa del «particulare» locale e l’oggettiva difficoltà tecnica nell’individuare pesi e contrappesi in un’aggregazione che dovrebbe coinvolgere circa venti banche in un colpo solo. I rischi di una nuova fase di frenata dell’economia, con la ripresa del flusso di Npl, e i timori che lo spread BTp-Bund resti a questi livelli a lungo potrebbero essere però elementi convincenti per trasformare varie situazioni di crisi in un’opportunità di sistema.

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