Si scalda la partita per il controllo di Cerved, la società che raccoglie ed elabora i dati delle Camere di commercio (“il più grande information provider in Italia e una delle principali agenzie di rating in Europa”, si legge sul sito aziendale).
CHE COSA SUCCEDE IN BORSA A CERVED
Nel primo giorno dell’Opa del fondo Ion, i titoli Cerved continuano a viaggiare sopra il prezzo dell’offerta giudicato “non congruo” dal cda. A Piazza Affari Cerved saliva (alle ore 11) dello 0,71% a 9,97 euro, con un massimo toccato a 9,985 euro, quando il prezzo dell’Opa è pari a 9,5 euro, con un premio del 18% rispetto al prezzo di chiusura del titolo il giorno prima dell’offerta.
IL PERIODO DELL’OPA
Il periodo per aderire all’opa apre oggi e si chiude il 5 agosto prossimo.
CHI SONO GLI AZIONISTI DI CERVED
Gli azionisti di Cerved con più del 3% sono Wellington con il 5,077%, Massachusetts Financial con il 4,1%, Kayne Anderson Rudnick con il 3,064%, MutuiOnline con il 3,015% e Giancarlo Broggian con il 3%.
CHI HA LANCIATO L’OPA SU CERVED
Ma chi ha lanciato formalmente l’Opa? “L’offerta – ha rimarcato nei giorni scorsi il Sole 24 Ore – è promossa tramite Castor Srl, controllata da Castor Bidco Holdings, a sua volta controllata da FermIon Investment Group. Nei veicoli la maggioranza sarà di Ion Capital e investirà in minoranza (150 milioni in strumenti finanziari convertibili) anche Fsi, come partner italiano di supporto istituzionale. Si tratta della seconda operazione, dopo Cedacri, di Fsi assieme a Ion: a dimostrazione della capacità del fondo italiano di creare campioni nazionali dell’economia digitale. Partner di minoranza è anche il fondo di Singapore Gic”.
LA RAGNATELA DI SOCIETA’ IN LUSSEMBURGO
“Tramite un altro veicolo lussemburghese, la Itt, Pignataro detiene quasi il 90% di Ion Investment group e il 100% di Ion Investment Corporation, società irlandesi a cui fanno capo realtà come Fidessa (produttore di software di trading), Acuris (portali di notizie finanziarie) e Dealogic (fornitore di dati sul mercato m&a)”, ha scritto Mf/Milano Finanza.
IL NO DEL CDA DI CERVED A ION E FSI
Ma perché il board di Cerved – presieduto da Gianandrea De Bernardis – ha stoppato l’Opa? Il consiglio di amministrazione di Cerved ha ritenuto “non congruo, da un punto di vista finanziario, il corrispettivo dell’offerta, pari a 9,50 euro” per azione promossa da Castor Bidco (gruppo Ion), si legge in un comunicato della società. Il giudizio è stato approvato all’unanimità dal cda che ha tenuto conto delle fairness opinion rilasciate dai propri advisor finanziari, Mediobanca e Ubs, nonché da Morgan Stanley, advisor finanziario designato dagli amministratori indipendenti.
LA GUERRA FRA BANCHE-ADVISOR
Se Mediobanca ha suggerito il no, altre banche hanno orchestrato l’operazione Ion-Fsi: “Le italiane Banca Imi e Unicredit finanzieranno l’operazione su Cerved. Al contrario, advisor finanziari del deal sono Banca Imi, Credit Suisse, Goldman Sachs e Unicredit. Advisor legale è stato Chiomenti”, ha scritto giorni fa il Sole.
QUESTIONE DI PREZZO
Secondo il cda di Cerved (azienda guidata dall’ad, Andrea Mignanelli), il prezzo riconosciuto dall’opa “non remunera adeguatamente gli azionisti” perché non incorpora il valore prospettico delle azioni atteso dall’esecuzione del piano industriale e, inoltre, “preclude agli azionisti l’accesso ai benefici attesi dalla possibile cessione di Cerved Credit Management Group” per i quali c’è una trattativa con alcuni fondi di private equity. Per il cda inoltre la valutazione fatta dall’offerente non riflette le sinergie derivanti dall’integrazione di Cerved nel gruppo Ion.
I NO DI PESO A ION E FSI
Ci sono anche nomi di peso dell’establishment italiano nel cda di Cerved che dice no all’Opa di Ion e Fsi (i cui azionisti sono anche banche, Cdp e Poste Vita): nel board compaiono anche Fabio Cerchiai, già ai vertici di Generali come vicepresidente, e Aurelio Regina, tra l’altro vicepresidente con delega all’Energia in Confindustria.
IL RUOLO DEI FONDI STRANIERI
A caldeggiare il no all’Opa ci sono stati anche – se non soprattutto – soggetti esteri: egli ultimi cinque mesi nell’azionariato del gruppo sono spuntati diversi hedge fund e investitori esteri determinati ad andare fino in fondo, che tra le altre cose avrebbero scritto alla società e contattato il presidente De Bernardis, ha scritto Repubblica oggi: “Tra questi figurano Amber Capital, Boussard & Gavaudan Partners (5,1%), PSquared Asset Management, Tig Advisors, Sinclair Capital, che tutti insieme avrebbero pacchetti rotondi e sufficienti a bloccare il ritiro forzoso del titolo dal listino (per cui è necessario il 90% del capitale). Secondo i fondi, valutata l’attività degli Npl al prezzo che Centerbridge aveva offerto a Cerved lo scorso febbraio, cioè 400 milioni, il gruppo di informazioni finanziarie tratta a un multiplo di 11 volte il margine operativo lordo, vale a dire la metà di quello a cui scambiano rivali come Experian e TransUnion, che negli ultimi mesi hanno registrato un sensibile aumento delle quotazioni, come del resto ha fatto tutto il settore dei servizi finanziari”.
I GIUDIZI DEGLI ANALISTI
Gli analisti di Equita hanno ribadito questa mattina il giudizio “buy” sul titolo Cerved “ritenendo possibile che ci possa essere un rilancio” alla luce di tre fattori: “L’interesse strategico di Ion a ottenere una quota di controllo in Cerved (e potenzialmente raggiungere il delisting); il fatto che, qualora Ion dovesse ottenere al termine dell’offerta una quota compresa tra il 10% e il 50%, il titolo continuerebbe a godere di appeal speculativo con il prezzo d’Opa diventato riferimento per il prezzo di mercato; il titolo tratta già al di sopra del prezzo d’Opa”. Il prezzo obiettivo resta a 9,2 euro ma, precisano gli esperti, è stato “definito prima del lancio dell’offerta” e ‘riflette esclusivamente una valutazione fondamentale, su cui riteniamo sia tuttavia necessario applicare un premio per il controllo”.