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Microchip

Perché Intel, Nvidia e Tsmc non trumpeggiano in Borsa?

L'elezione di Donald Trump sta stimolando la crescita del mercato borsistico americano; eppure i titoli delle aziende di microchip - come Intel, Arm, Nvidia e Tsmc - sono in calo. Che sta succedendo? Il mercato ha paura di un peggioramento della "chip war" con la Cina?

La grande vittoria di Donald Trump e del Partito repubblicano alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti sta stimolando la crescita del mercato borsistico americano: lunedì, infatti, sia l’indice Dow Jones Industrial Average che l’S&P 500 (il più importante, che raccoglie le cinquecento aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione) sono cresciuti. Il cosiddetto post-election rally, insomma, va avanti: Bloomberg ha scritto oggi che il mercato azionario è in crescita per la quinta sessione consecutiva, il dollaro è ai massimi da un anno e il bitcoin – la criptovaluta più importante – ha raggiunto gli 88.000 dollari per la prima volta.

CALANO LE AZIONI DI INTEL, NVIDIA, AMD QUALCOMM E MICRON

La fase rialzista è generale ma non assoluta, però. Le azioni delle società produttrici di microchip sono in calo e la loro performance sta intaccando i guadagni del Nasdaq, il listino borsistico che include i principali titoli tecnologici statunitensi. Lunedì le azioni di Intel sono calate del 4,1 per cento e quelle di Arm di oltre il 5 per cento; il titolo di Broadcom ha perso quasi il 3 per cento, quello di Qualcomm il 2,2 per cento e quello di Micron il 3,5 per cento.

Il titolo di Nvidia, la più grande azienda di semiconduttori al mondo, con una capitalizzazione superiore ai tremila miliardi di dollari, è calato dell’1,6 per cento; Advanced Micro Devices (Amd) ha fatto solo leggermente meglio, perdendo circa l’1,3 per cento.

CHE SUCCEDE TRA TSMC E IL GOVERNO AMERICANO?

Anche la compagnia taiwanese Tsmc, la più importante produttrice di microchip su contratto, ha risentito degli umori del mercato: il valore delle sue azioni quotate negli Stati Uniti è diminuito di oltre il 4 per cento.

In questo caso specifico, il crollo è dovuto all’inasprimento delle restrizioni imposte sulla compagnia dal governo americano. Il dipartimento del Commercio – ne ha dato notizia Reuters due giorni fa – ha infatti ordinato a Tsmc di fermare le vendite in Cina di chip avanzati, dalle dimensioni di sette nanometri o inferiori, utilizzati come acceleratori per l’intelligenza artificiale o nelle unità di elaborazione grafica. Qualche settimana prima Tsmc aveva fatto sapere al dipartimento del Commercio che un suo microchip era stato rinvenuto in un processore per l’intelligenza artificiale di Huawei, l’Ascend 910B. L’azienda tecnologica cinese è sottoposta a limitazioni commerciali già da diversi anni.

– Leggi anche: Così la Cina prova a sostituire i microchip di Nvidia per l’intelligenza artificiale

IL RITORNO DI TRUMP AGGRAVERÀ LA GUERRA DEI MICROCHIP CON LA CINA?

Il calo in borsa delle aziende di microchip è legato all’imminente ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Durante il suo secondo mandato potrebbero succedere due cose: la “guerra dei chip”, cioè le restrizioni al commercio con la Cina di semiconduttori avanzati e tecnologie di chipmaking, potrebbe aggravarsi; il Chips Act, cioè il programma che stanzia oltre 50 miliardi di dollari per la manifattura di chip sul territorio americano, potrebbe venire ridimensionato, anche fortemente.

La trade war tra America e Cina è cominciata nell’estate del 2018,  sotto la prima amministrazione Trump, che puntava a ridurre il deficit commerciale con Pechino attraverso l’imposizione di dazi.

La “guerra” si è presto rivolta verso i settori tecnologici come il 5G e, appunto, i semiconduttori: nel 2019 Huawei è stata inserita nella Entity List del governo americano – ossia un elenco di aziende e soggetti vari sottoposti a restrizioni commerciali – per via del suo coinvolgimento “in attività contrarie alla sicurezza nazionale o agli interessi di politica estera degli Stati Uniti”. L’amministrazione Biden ha proseguito questa politica, puntando di maggiormente sul coordinamento con gli alleati più rilevanti nella filiera globale dei chip, come i Paesi Bassi e il Giappone.

Donald Trump potrebbe inoltre complicare le attività di Tsmc negli Stati Uniti. Nonostante la società abbia annunciato, tra il maggio 2020 e l’aprile 2024, investimenti da 65 miliardi di dollari nella costruzione di tre fabbriche tecnologicamente avanzate in Arizona – il Chips Act ha contribuito –, il presidente eletto ha accusato Taiwan di aver sottratto “il business dei chip” all’America e ha promesso l’imposizione di dazi sui semiconduttori.

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