Un emendamento al decreto Agosto per modificare in modo radicale la riforma del credito cooperativo varata nel 2016 dal governo Renzi e solo parzialmente cambiata due anni dopo. La proposta di modifica, di cui ieri ha dato notizia Radiocor, arriva da un gruppo di parlamentari del Movimento Cinque Stelle – tra cui Elio Lannutti – ed è tra quelle segnalate dal gruppo.
COSA PREVEDE L’EMENDAMENTO M5S SULLE BCC
In particolare, secondo l’emendamento dei pentastellati, verrebbero smontate le due capogruppo nazionali, Iccrea e Cassa Centrale Banca (Ccb), che diventerebbero dei sistemi di tutela istituzionale (Isp) ovviamente con autorizzazione della Banca d’Italia. Questi sistemi manterrebbero “i medesimi processi di classificazione, monitoraggio e controllo dei rischi delle banche aderenti”. Indirizzi strategici, politiche di gestione e assunzione dei rischi verrebbero indicati dalle capogruppo, divenute soggetto gestore che “esercita poteri di intervento proporzionati alla rischiosità delle banche aderenti, incluso il potere di nominare, opporsi alla nomina e revocare uno o più componenti degli organi di amministrazione e controllo delle banche aderenti”. Allo stesso ente gestore verrebbero comunicate preventivamente “le decisioni di rilievo strategico quali fusioni, scissioni investimenti partecipativi e immobiliari, apertura, trasferimento o chiusura di dipendenze”.
In questo modo le Bcc manterrebbero la poca autonomia gestionale che hanno ora ma avrebbero il vantaggio di non essere più considerate significant e dunque di perdere la vigilanza della Banca centrale europea.
IL PROBLEMA DELLE BANCHE SIGNIFICANT…
Quello di essere definite banche significant è per le Bcc un problema non da poco che coinvolge tutti i 27 istituti che sono stati obbligati dalla riforma a confluire in Iccrea e Ccb. Con questa operazione, infatti, le banche di credito cooperativo sono diventate significant – ossia significative sotto il profilo del rischio – e rientrano nel gruppo dei grandi gruppi bancari sottoposti al Meccanismo di vigilanza unico che fa capo all’Eurotower. Il paradosso però, spiegano a Start Magazine gli addetti ai lavori, è che le Bcc sono considerate significant soltanto a causa dell’adesione ad un gruppo bancario cooperativo e questo comporta che una piccola Bcc con anche solo quattro o cinque sportelli venga assoggettata alle stesse regole previste per i colossi bancari europei, con tutto quello che ne consegue in termini di possibilità di (non) finanziare pmi, artigiani e famiglie.
… E QUELLO DELLA VIGILANZA
Altra questione dirimente per le banche del credito cooperativo è quello della vigilanza che, come per i gruppi bancari non cooperativi, è assegnata alla Bce. Tema di cui in teoria dovrebbe occuparsi anche la commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, come previsto dalla sua legge istitutiva (articolo 3, comma 1, lettera c). Il punto è che “la vigilanza è sulla capogruppo cooperativa, di proprietà delle singole banche che ne esprimono il modello, e sulle singole affiliate” spiegava in un’intervista a Start Magazine Augusto dell’Erba, presidente di Federcasse. Per il banchiere è invece importante che su questo fronte “ci si avvalga di un impianto complessivo che preveda una proporzionalità strutturata” così come accade negli Stati Uniti.
D’accordo con dell’Erba su questo concetto anche Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari, secondo cui “nell’Unione europea accade che venga varata una normativa senza rispettare il principio di proporzionalità che vale – per esempio – tanto per Unicredit quanto per le banche di territorio: il che significa costi enormi per le piccole banche in rapporto alla loro massa di beni amministrati”.
LE CAPOGRUPPO E LE PICCOLE BCC
I problemi si fanno sentire in particolare per gli istituti di minori dimensioni e soprattutto per quelli che fanno capo a Cassa centrale banca. “Sempre più Bcc, in special modo quelle che hanno aderito al gruppo bancario cooperativo di Cassa centrale banca (Ccb) (che ha partecipato all’operazione di salvataggio di Carige, ndr), avvertono l’esigenza di recuperare la propria autonomia gestionale (che evidentemente è andata perduta) attraverso la ricerca di soluzioni atte a conservare nel proprio territorio le risorse patrimoniali faticosamente accumulate con l’attività bancaria senza, tuttavia, sottrarle dall’alveo della cooperazione” scriveva su Start Magazine Marco Bindelli, vice presidente del Banco Marchigiano e consigliere delegato ai rapporti con il credito cooperativo e le capogruppo (gruppo Ccb). Peraltro l’esempio dato da Ccb comporta “il rischio di avviare un processo di ibridazione e di eterogenesi del gruppo bancario che da cooperativo potrebbe trasformarsi in lucrativo”.
Dito puntato anche contro il ministero dello Sviluppo economico “più volte sollecitato direttamente anche su queste pagine da marzo 2019, che avrebbe dovuto emanare il proprio decreto per disciplinare i controlli finalizzati a verificare che l’esercizio del ruolo e delle funzioni delle due capogruppo risultino coerenti con le finalità mutualistiche delle Bcc”.
IL COMMENTO DI BINDELLI
Commenta Bindelli con Start Magazine: “In caso di approvazione dell’emendamento, nonostante non sia ipotizzabile un grande stravolgimento dell’attuale struttura dei gruppi bancari cooperativi facenti capo ad Iccrea e Cassa Centrale, è plausibile aspettarsi una maggiore autonomia per le Bcc sane, specie in relazione all’attuale applicazione del contratto di coesione da parte delle capogruppo che, con gli IPS, vedrebbero leggermente ridotta la loro capacità di interferenza verso le Bcc virtuose”.
C’è poi un’altra riflessione da fare, aggiunge Bindelli: “Se l’obiettivo dei parlamentari, che hanno proposto l’emendamento, è invece quello di riportare correttamente le Bcc nell’alveo delle banche non significant – spiega il vice presidente del Banco Marchigiano – bisognerà accertare che l’autorità di vigilanza europea non consideri ugualmente significant lo schema di tutela istituzionale e le singole Bcc aderenti. Certo è che il tema delle Bcc significant, come ricordato in più occasioni, rappresenta un paradosso, che avrebbe già dovuto trovare soluzione”.