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Democrazia

Bcc e Popolari, la commissione parlamentare sulle banche indaghi sugli effetti nefasti della riforma Renzi-Boschi. Parla Sforza Fogliani (Assopopolari)

Tutti gli auspici del presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, sull'attività della prossima commissione parlamentare alla luce di un comma della legge istitutiva della commissione che riguarda le Bcc e le Popolari

 

Nella legge che istituisce la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario c’è un comma, più precisamente la lettera di un comma, che potrebbe venire in soccorso del credito cooperativo e delle banche popolari.

LA LEGGE ISTITUTIVA DELLA COMMISSIONE BANCHE

Firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 26 marzo, il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1 aprile ed entrerà in vigore il 16 dello stesso mese. La legge istitutiva della commissione banche – la seconda sul tema dopo quella della scorsa legislatura presieduta da Pierferdinando Casini – è composta di sette articoli: 1. istituzione e durata; 2. composizione; 3. competenze; 4. attività di indagine; 5. richiesta di atti e documenti; 6. obbligo del segreto; 7. organizzazione interna.

LE COMPETENZE DELLA COMMISSIONE E LA VIGILANZA BANCARIA

Tra le competenze attribuite alla commissione – che sarà composta da venti senatori e da venti deputati nominati dai presidenti di Camera e Senato – ce n’è una che sembra recepire un’istanza che da anni viene avanzata dal sistema creditizio cooperativo e popolare e su cui pare che le Bcc vogliano innestare un approfondimento.

In particolare, si vorrebbe richiamare l’attenzione sulla differente vigilanza che devono subire le banche del territorio rispetto alle altre del settore, soprattutto quelle di maggiore dimensione. Con particolare attenzione alla disparità che si riscontrerebbe con gli istituti degli altri Paesi

All’articolo 3, comma 1, lettera c si attribuisce alla commissione il compito di “effettuare un’analisi di diritto comparato tra gli Stati membri dell’Unione europea e dell’area euro al fine di individuare, caso per caso, le modalità di recepimento e di applicazione agli istituti di credito cooperativo della disciplina europea in materia di vigilanza e requisiti patrimoniali e valutare gli effetti delle medesime modalità di recepimento e di applicazione per le banche popolari e di credito cooperativo italiane”.

IL COMMENTO DI SFORZA FOGLIANI

Un elemento che viene visto di buon grado dal presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani. “Mi pare una previsione in sé molto logica perché nell’Unione europea accade che venga varata una normativa senza rispettare il principio di proporzionalità che vale – per esempio – tanto per Unicredit quanto per le banche di territorio: il che significa costi enormi per le piccole banche in rapporto alla loro massa di beni amministrati”, dice Sforza Fogliani a Start Magazine.

LE RICHIESTE A BRUXELLES

Secondo il presidente dell’associazione che riunisce le banche popolari, è evidente che “la stessa normativa implica costi proporzionali più gravi per le banche di minori dimensioni”. “Come Assopopolari – chiarisce – abbiamo fatto una nostra specifica richiesta alla Commissione europea per esigere il rispetto del principio di proporzionalità e così hanno fatto pure gli istituti di credito cooperativo ma non abbiamo avuto nessuna risposta”.

I MAGGIORI COSTI

Addirittura, prosegue Sforza Fogliani, “siamo al punto tale che si invoca l’osservanza del principio di proporzionalità in modo che le normative non possano provocare alle banche del territorio costi maggiori dell’eventuale beneficio ottenuto”.

I NUMERI DI SFORZA FOGLIANI

Sforza Fogliani accompagna le parole con i numeri: “Basti pensare al fatto che le banche del territorio spendono ogni anno 1,2-1,5 milioni solo per gli uffici di compliance e per il rispetto dell’osservanza della normativa a fronte di 15-20 milioni che guadagnano annualmente quelle di media portata”.

Riguardo all’inserimento di tale elemento nel testo della legge istitutiva dell’organo parlamentare, afferma, “vediamo con piacere che è stata recepita un’osservazione fatta alla Commissione europea e in genere nelle nostre segnalazioni e nei nostri contatti con il governo e con i gruppi parlamentari”.

IL NODO DELLA TRASFORMAZIONE DELLE POPOLARI IN SPA

Ma non è finita qui. Sforza Fogliani torna su un altro nodo cruciale del settore: “Auspichiamo che la commissione di vigilanza sulle banche si occupi anche della trasformazione delle popolari in spa, decisa con la riforma del 2015. Occorrerebbe indagare sulla riforma che ha consegnato ai capitali esteri le maggiori banche popolari. E’ vero che si tratta di una riforma del passato ma i suoi effetti sono visibili nel presente. Oggi le popolari sono condannate a non crescere perché se superano un attivo di 8 miliardi sono costrette a convertirsi in spa e a perdere la loro natura di banche con voto capitario”. In sostanza, si tratta di una legge “varata nel 2015 che permane in vigore e che costringe le banche – paradossalmente – a non crescere pena la perdita della loro caratteristica principale”.

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